San Cristoforo del XXI secolo

San Cristoforo parla ancora agli uomini di oggi? Proprio così. Il santo continua ad essere raffigurato per la sua potenza simbolica e non solo per motivazioni devozionali. Ecco, dunque il san Cristoforo del mondo di passaggio fra terra e mare a De Panne (Belgio) di Gerhard Lentink. Profondamente religioso il san Cristoforo di Rupnik: è cieco e vede attraverso gli occhi di Cristo. Angosciante quello di Gabriel Nunige: san Cristoforo raffigura l’uomo torturato, brutalizzato e, infine, ucciso. Lorenzo Sperzaga raffigura di nuovo san Cristoforo Cinecefalo: ma il cane non ha nulla di mostruoso, anzi si porta il Bambino a spasso!

Gerhard Lentink: Christophorus e il mondo di passaggio (2003)

Gerhard Lentink

Gerhard Lentink è un artista olandese, nato nel 1956: laureato in Matematica, dopo aver girato il mondo (fermandosi soprattutto in Mali e in Costa d’Avorio), ora risiede a Dordrecht. La sua opera è caratterizzata da grandi sculture di legno, progettate e realizzate con estrema precisione, una sorta di traduzione in legno delle sue idee e della sua poetica, che risente delle influenze dell’arte e dalla cultura dei luoghi che ha visitato.

Christophorus e il mondo di passaggio

Si trova a De Panne, in Belgio, Christophorus è una scultura di legno cinque volte a grandezza naturale dell’olandese Gerhard Lentink. Il torso del gigante, che è stato trasformato in una seduta, si riferisce all’attraversamento del mare da parte del santo. Christophorus si muove attraverso la superficie frastagliata delle dune come se fosse attraverso il moto ondoso selvaggio del mare, in una zona di transizione tra terra e acqua, tra solido e liquido.

Gerhard Lentink, Christophorus, De Panne (Belgio) – 2003 – in Triennnale Beaufort
Gerhard Lentink, Christophorus, De Panne (Belgio) – 2003 – Wikimedia

Lorenzo Sperzaga: san Cristoforo dalla testa di cane (amico dell’uomo) (2006)

Lorenzo Sperzaga

La mia arte è un atto meditativo. Il mio obiettivo è cercare la mia elevazione depositando sulla tela i frutti del mio lavoro interiore.

Lorenzo Sperzaga è un pittore italiano, nato a Cremona nel 1979. il suo lavoro pittorico (ma anche teatrale) di stampo simbolista si associa ben presto ad una ricerca di tipo spirituale. I soggetti dei suoi quadri hanno espressioni drammatiche e contengono profondi significati simbolici: particolarmente significativa è la presenza del mare, oltre che l’interazione tra luce e ombra.

San Cristoforo dalla testa di cane (amico dell’uomo)

Sperzaga dedica un ciclo di opere alla leggenda medievale di San Cristoforo, in collaborazione con la galleria Alphacentauri di Parma. L’immagine di San Cristoforo, con la testa di cane, riprende l’iconografia orientale del santo cinocefalo, che è collegata da Sperzaga ad Anubi. Sono ritratti vari momenti della vita di Reprobo, poi diventato Cristoforo: quattro grandi tele, dal forte impianto teatrale, che rimandano alle atmosfere sospese di Arnold Böcklin. Colori freddi sottolineano la sottomissione di Reprobo in un mondo lunare al diavolo, scacciato da un Reprobo imperioso, alla luce del sole del deserto.

Reprobo si inginocchia davanti al diavolo
Lorenzo Sperzaga – Reprobo e il diavolo – ph. singulart.com
Lorenzo Sperzaga, Cristoforo e il diavolo – ph. premioceleste.it

La scena più significativa è quella dell’attraversamento notturno nell’acqua, con il santo immerso fino alla vita. Nella mano si appoggia ad un albero. Nel cielo c’è una strana luna, forse un’eclissi. Ma a colpire è lo sguardo gioioso del bambino: sembra proprio un ragazzino che gioca con il suo cane! E lo sguardo di Cristoforo è ora umile, ma non sottomesso, concentrato sulla meta da raggiungere.

San Cristoforo cinocefalo
Lorenzo Sperzaga, San Cristoforo traghettatore, 2012 in www.premioceleste.it

Marko Ivan Rupnik: san Cristoforo cieco che vede con gli occhi di Cristo (2018)

Marko Ivan Rupnik

Marko Ivan Rupnik (1954-) è un artista, teologo e presbitero sloveno, ex membro della Compagnia di Gesù, espulso nel 2023 a seguito delle accuse di abusi sessuali compiuti negli anni verso diverse religiose ed emersi a partire dal 2021. All’interno dell’Atelier d’Arte Spirituale del Centro Aletti da lui diretto, ha realizzato in tutto il mondo opere famose, soprattutto mosaici, ad esempio in Vaticano, a Fatima, a Lourdes, san Giovanni Rotondo.

San Cristoforo cieco che vede con gli occhi di Cristo (2018)

È lo stesso artista, Marco Rupnik, a spiegarci l’iconografia del santo: san Cristoforo passa attraverso le acque con gli occhi chiusi, perché guarda con gli occhi di Cristo, non vede con gli occhi della sua natura. La nostra natura è vissuta veramente bene quando è vissuta da figlio di Dio.

San Cristoforo cieco
Marco Rupnik, San Cristoforo – Cimitero S.Pietro – Sankt-Peter-am-Wallersberg-(Austria), 2018

Suggestiva questa immagine pasquale del santo: passa attraverso il mare asciutto, come se fosse un nuovo Mosè. Porta il Bambino oltre alle acque, anche quelle della morte: il mosaico si trova in un cimitero, a rappresentare anche il ruolo del santo come accompagnatore dalla vita alla morte e alla vita eterna.

Gabriel Nunige, Why do all good things come to an end? ovvero san Cristoforo martire (2020)

Gabriel Nunige

Nato nel 1992 a Straburgo, vive e lavora a Ginevra. Fortemente influenzato dall’immaginario dei bestiari medievali, del Rinascimento nordico, Nunige isola e distorce alcuni elementi per costruire pazientemente uno spazio onirico. Dal 2020

Why do all good things come to an end? ovvero san Cristoforo martire (2020)

Nunige abbandona la consueta rappresentazione del gigante che porta sulle spalle il Bambino Gesù per illustrare gli episodi successivi del martirio del santo, combinando elementi e tradizioni artistiche molto diverse fra loro (Katia Berger ci suggerisce Bosch, Brueghel il Vecchio ma anche i cartoni animati di David Mazzucchelli o Craig Thompson, i manga di Kentarō Miura, i romanzi di Emmanuel Carrère nonché l’iconografia delle carte da gioco).

Il martirio di san Cristoforo
GABRIEL NUNIGE, «Why do all good things come to an end?», acrylique et vernis sur toile, 2020. in www.tdg.ch

La figura più evidente è quella di Cristoforo, raffigurato con il perizoma di Cristo crocifisso, colpito dalle frecce, una delle torture inflitte al santo. In realtà, i dardi non raggiungono Cristoforo: sono congelate e il corpo del santo è rovente (gli viene inflitta anche la tortura del fuoco). Una delle frecce, però, entra nell’occhio del re, raffigurato in primo piano come una maschera di ferro; questa ferita guarisce grazie al sangue del santo, dipinto sotto forma di filamenti rossi e gialli. La stessa raffigurazione del sangue appare nella scena della decapitazione di Cristoforo.

Agghiacciante, infine, la scena della derisione di Cristoforo: il santo inginocchiato, nudo, legato ad un palo viene guardato con crudeltà dal re e dalle sue terribili creature mostruose (alla Bosch). Ad accrescere la drammaticità della scena, un topo sta dipingendo il santo torturato senza intervenire per aiutarlo. Che valore ha la pittura, dunque? Solo quello di rappresentare, assistendo alle torture?

Il suo lavoro, dunque, mette in evidenza tematiche assai importanti: il posto dell’individuo in relazione alla società, la difficoltà di fare la scelta “giusta”, il caos del mondo e il ruolo della pittura e degli intellettuali.

Bibliografia