Opus Boni: l’unica opera firmata di Bono da Ferrara è san Cristoforo
Unica opera firmata da Bono da Ferrara è il San Cristoforo che traghetta il Bambino che si trova nella cappella Ovetari nella Chiesa degli Eremitani a Padova. Bono vi lavorò insieme a Ansuino da Forlì e ad Andrea Mantegna fra il 1448 e il 1449. Sotto l’affresco scrive, per l’appunto, opus Boni, opera di Bono.
A causa degli eventi dell’11 marzo 1944, dell’affresco rimane pochissimo. Ma, a partire da fotografie scattate prima del 1944, si è cercato di ricostruirlo, con l’attento restauro del 2006.
San Cristoforo immerso nel paesaggio
La rappresentazione di Cristoforo è interessante e piuttosto particolare. La scena è la solita descritta nella Leggenda Aurea, quella dell’attraversamento, ma il paesaggio è davvero peculiare. Mette insieme il senso dello spazio di Piero della Francesca al gusto per i particolari di matrice tardogotica: sulle colline uomini e donne continuano le loro attività quotidiane, non del tutto distinguibili, soprattutto per i personaggi lontani. Molto evidente, invece, la figura di una donna che va a torrente carica di panni da lavare. Sono rappresentati anche degli animali: due cerbiatti brucano l’erba. Parecchie costruzioni caratterizzano il paesaggio: due le matrici, quella classica del tempietto sulla sinistra (che si specchia nelle acque in primo piano) e quella contemporanea dei città moderne circondate dalle mura sulle colline (secondo il gusto per la citazione archeologica tipico di Mantegna e del suo maestro Squarcione). Le colline sono percorse da strade su cui camminano degli uomini, fra boschi e alberi sparsi.
Flashback: san Cristoforo e l’eremita
Sullo sfondo, a destra, è raffigurata una scena antecedente. Cristoforo-Reprobo, dall’alta statura, parla con l’eremita, rappresentato davanti ad una chiesa. L’eremita dice al gigante di trasferirsi presso il fiume, in una capanna, per svolgere il servizio del traghettatore. La capanna è rappresentata sulla destra in secondo piano.
Un san Cristoforo fermo sulla riva che si specchia
La scena in primo piano è singolare: Cristoforo ha il Bambino in spalla ma non è ancora entrato in acqua. A dir la verità, sembra piuttosto statico, fermo sulla riva e questo provoca un particolare gioco di riflessi sull’acqua. L’acqua non scorre: sembra quasi che la scena si svolga sulle rive di un lago o presso le acque calme della laguna, terre ferraresi o veneziane.
Anche l’aspetto del santo è strano: indossa una camicia molto succinta, senza mantello (è appoggiato davanti alla capanna?). Si appoggia ad un bastone che ha sulla sommità una sorta di strana pigna o pennacchio. Pur avendo i capelli lunghi, non ha la barba e il suo viso stralunato ha i tratti di alcuni personaggi rappresentati in modo espressionista da Andrea del Castagno. Anche il Bambino, stranamente appoggiato sulla spalla destra, ha nelle mani un bastoncino che termina con il globo del mondo (ma con due piattini, uno sopra e uno sotto).
In altro, i festoni (di ispirazione squarcionesca, realizzati da Nicolò Pizzolo) con pesci, foglie, frutti e putti incorniciano la scena e la collegano con quella successiva.
San Cristoforo, santo sulla terra
Elementi tradizionali e nuovi si combinano in questa raffigurazione della Cappella Ovetari: si nota in Bono la ricerca di un modo diverso di raffigurare il santo, mettendolo in chiaro rapporto con il paesaggio, quindi con la vita di tutti i giorni. Un santo non in paradiso, ma sulla terra, in mezzo alla gente come lui.
San Cristoforo, sacro e colossale di Mantegna
Molto più monumentale e sacra sarà, invece, la resa della scena del Martirio, raffigurata da Mantegna nei riquadri inferiori, qualche anno dopo.
Sulla cappella Ovetari
Bibliografia
- Catalogo generale dei beni culturali
- Su Bono da Ferrara: pagina Treccani e Wikipedia