A Gemona, san Cristoforo, l’astice e la canicola
Sulla facciata del Duomo di Gemona, un colossale san Cristoforo, collegato al solstizio e alla canicola, domina la città, più volte rinata dalle macerie del terremoto.
Il gesto iconico di san Cristoforo è quello di trasportare il Bambino al di là di un fiume. Tra gli ostacoli che il santo deve superare c’è una ricca e variegata fauna acquatica: ci sono pesci, serpenti, ma anche mostri veri e propri.
Uno degli essere più frequentemente presente è la sirena, spesso bicaudata.
Varie le interpretazioni date a questi animali: non solo per la fantasia degli interpreti, ma anche per l’ampiezza temporale e spaziale della diffusione della rappresentazione del nostro santo.
Sulla facciata del Duomo di Gemona, un colossale san Cristoforo, collegato al solstizio e alla canicola, domina la città, più volte rinata dalle macerie del terremoto.
A Casteldelfino, nella Parrocchiale di Santa Margherita, edificio romanico-gotico del XV secolo, di recente restaurato. In occasione del restauro è comparso un grande san Cristoforo, probabilmente opera di Tommaso Biasacci (seconda metà del secolo XV),
A Verona, dal XIII secolo, san Cristoforo è uno dei santi protettori della città. Per questo sono presenti moltissime attestazioni, a partire dalla Basilica di san Zeno Maggiore.
In Val d’Ega, su un capitello contro la peste, è dipinto anche san Cristoforo. Un mugnaio alle spalle del santo ricorda che il santo protegge facchini e uomini di fatica,. Ma forse è anche un richiamo al dio celtico ligure Lugh.
San Cristoforo guarisce dalla peste, dal mal degli occhi e dalla mala morte, Ma anche dal giradito e da chissà quale altra malattia!
Il San Cristoforo gardenese di Laion si portava brezel, uva e pesce nella scarsella. Anche per questo costituisce una tipica raffigurazione germanica del nostro santo.