- San Cristoforo sulle porte di Verona
- A San Zeno Maggiore : un san Cristoforo per tutte le stagioni (e le funzioni)
- Ancora a Verona
- A San Fermo, San Cristoforo porta Cristo sul cuore
- Al Museo degli affreschi, un elegantissimo san Cristoforo
- Al Museo di Castelvecchio, fra i santi protettori della famiglia dal Bovo
- Tre San Cristoforo sulla riva dell’Adige, a Sant’Anastasia
- San Cristoforo, patrono degli osti, nella Chiesa di sant’Eufemia
- San Cristoforo in stazione, protettore dei viaggiatori di oggi
- Bibliografia
- Grazie agli amici di FB Sulle spalle di san Cristoforo
San Cristoforo sulle porte di Verona
San Cristoforo ha sempre avuto un ruolo importante nella storia della devozione dei Veronesi. Negli statuti del 1228, ad esempio, viene stabilito che su ogni porta di Verona venga dipinto il santo. Ma c’è un luogo molto importante per la città in cui troviamo addirittura cinque san Cristoforo: la Basilica di san Zeno Maggiore, il luogo della sepoltura di San Zeno, il patrono di Verona.
A San Zeno Maggiore : un san Cristoforo per tutte le stagioni (e le funzioni)
Re Pipino protegge dalla mala morte (San Cristoforo 1)
Entrando nella Basilica dal chiostro, ci accoglie il primo gigantesco San Cristoforo. Re Pipino lo chiamano i veronesi. Perché il nostro Santo è elegante come un re: indossa una veste di color rosa, lunga fino ai piedi. Il mantello purpureo ricamato ha una straordinaria fodera ed anche un collo di pelliccia di vaio. Nella mano destra stringe un bastone e il gesto della mano sinistra è più regale che benedicente. Gli manca la corona, certo! Il nome di Pipino è relativo alla grande importanza che il re franco Pipino per la storia della basilica. Furono, infatti, il vescovo Ratoldo e il re d’Italia Pipino, con la fattiva collaborazione dell’arcidiacono Pacifico, a promuovere, nel 806, la riedificazione della chiesa per dare un’adeguata sepoltura al corpo di san Zeno, il santo patrono di Verona.
Ma torniamo ancora ad osservare il nostro colossale san Cristoforo. Il Bambino è appoggiato sulla sua spalla sinistra; rimane, però, l’impressione, come anche a Rocchetta sul Volturno, di un bambino aggiunto in un secondo momento, quasi giustapposto. Non è l’iconografia più antica di San Cristoforo, ma non sembra ancora del tutto matura la rappresentazione tradizionale del traghettatore. Siamo ad inizio Trecento (ma qualcuno sostiene che l’affresco della della seconda metà del Duecento), la funzione principale del santo è quella di guardare e di farsi guardare per proteggere dalla mala morte chi lo guarda di mattina.
Questo è proprio il posto di san Cristoforo! (San Cristoforo 2.3.4)
Anche gli altri due san Cristoforo trecenteschi hanno questa funzione di protezione, anche se la raffigurazione è diversa. Entrambi i santi sono in cammino, in posizione non più frontale. Le loro vesti si sono accorciate, lo sguardo è tendenzialmente rivolto al Bambino e non più direttamente a noi e fisso in modo ieratico. Le dimensioni sono ancora colossali (san Cristoforo era di statura gigantesca, ci racconta la Leggenda Aurea) ma la postura è certamente più dinamica. Insomma, anche san Cristoforo prende le fattezze di un viaggiatore!
Se osserviamo attentamente il grande san Cristoforo accanto alla porta di uscita nel chiostro, ci accorgiamo che un santo è dipinto sopra l’altro. Un san Cristoforo trecentesco, sopra ad un altro san Cristoforo ovviamente più antico, forse di inizio Trecento o di fine Duecento, comunque frontale e di dimensioni maggiori di quello che l’ha coperto.
Nella pala del Torbido: contro la peste, per i pellegrini o genius loci? (san Cristoforo 5)
Nel 1520 Torbido dipinge San Cristoforo, uno dei Santi che attorniano la Madonna con Bambino. Forse ha una statura maggiore degli altri, ma è riconoscibile dal Bambino che è parte della sua figura. Di per sè, infatti, nel quadro c’è già un Bambino, ma se il pittore non avesse messo sulle spalle il Bambino al santo, questo non sarebbe stato identificabile. Appunto san Cristoforo è proprio il traghettatore. Si volta verso il Bambino che tiene il globo del mondo nella mano sinistra.
Qual è la funzione di questo san Cristoforo? La presenza nella pala di san Sebastiano ci fa pensare all’intercessione di san Cristoforo in occasione delle epidemie di pestilenza. La presenza, invece, di un altro santo pellegrino, molto somigliante a san Cristoforo, insiste ancora su protettorato sui pellegrini. In ultimo, la presenza di san Zeno ha un valore sociale: è tutta la città di Verona ad essere sotto la protezione dei santi veronesi; san Cristoforo è considerato uno di questi.
Ancora a Verona
Molti altre testimonianze della devozione a san Cristoforo sono presenti in città; risalgono sia al periodo comunale e scaligero, sia alla dominazione veneziana. Grazie all’aiuto degli amici del gruppo FB Sulle spalle di san Cristoforo (in particolare a Silvana Petrin, Maria Teresa Galeazzi, Antonio Pivetta, Paolo Vitti), conosco questi:
- VERONA – Chiesa di san Fermo – San Cristoforo – inizio XIV secolo
- VERONA – Museo degli affreschi – Turone di Maxio – Madonna con Bambino con sant’Antonio e san Cristoforo – 1360
- VERONA – Museo di Castelvecchio – Francesco Bonsignori – Pala del Bovo (Madonna con il Bambino e i santi Onofrio, Girolamo, Zeno e Cristoforo) – 1484
- VERONA – Chiesa di sant’Eufemia – Ludovico Dorigny – San Cristoforo – 1694
- VERONA – Chiesa di sant’Anastasia – Cappella Boldrieri – XVII secolo
- VERONA – Chiesa di sant’Anastasia – Cappella Cavalli – Martino da Verona – XIV secolo
- VERONA – Chiesa di sant’Anastasia – Cappella Cavalli – Martino da Verona – XIV secolo
- VERONA – Casa di Dio – Stazione di Porta Nuova – XX secolo
A San Fermo, San Cristoforo porta Cristo sul cuore
Nella chiesa inferiore del complesso di san Fermo, è presente un affresco davvero singolare: considerato a lungo una raffigurazione dell’Eterno con Gesù Bambino, in anni recenti è stato riconosciuto come san Cristoforo. La sua particolarità sta nel fatto che il santo porta il Bambino non sulle spalle, ma sul petto. Ma non è tutto qui.
Sul pilastro, probabilmente, c’era un’immagine di san Cristoforo ancora più antica, evidentemente sproporzionata rispetto a quella che gli è stata dipinta sopra. Ne resta solo la parte più bassa: la parte finale dell’elegantissima e assai decorata tunica, i piedi (con delle curiose scarpe…), le onde del torrente (l’Adige) e. forse, un pesce o altro fra i piedi del santo.
Il Bambino è quasi in trono, appoggiato al petto del santo. Tiene nelle mani un libro con la scritta Pax vobis. Cristoforo, infine, è dipinto con tratti semplici: il suo volto è simile a quello delle altre figure negli affreschi. Oggi è considerata opera di inizio del Trecento, un periodo molto antico nella storia della devozione per il santo.
E non è l’unica immagine con questa iconografia.
Al Museo degli affreschi, un elegantissimo san Cristoforo
L’affresco, proveniente da una casa in piazzetta Santa Maria della Scala., si trova al Museo degli Affreschi. Dipinto da Turone di Maxio o dalla sua cerchia, raffigura la Madonna col bambino tra i ss. Antonio abate e Cristoforo.
Turone di Maxio lavorò a Verona nella seconda metà del Trecento, inserendo, all’interno delle novità giottesche, una maggiore concitazione e drammatizzazione delle azioni e un uso più deciso del colore. Anche in questa pala colpisce il colore molto vivido. Concentriamoci sul nostro santo. I capelli color oro di Cristoforo e del Bambino sono richiamati dal giallo inteso dall’elegante mantello decorato, foderato di vaio. La veste rossa di Cristoforo è chiusa fino all’orlo da bottoncini e richiama il colore dello svolazzante mantello del Bambino. La veste del Bambino è verdecome il bastone di Cristoforo, che, come quelli di san Zeno non ha le sembianze di una palma. Anche il gesto di san Cristoforo di tenersi alla cintura, che abbiamo notato a san Zeno è presente in questa pala. Il Bambino si aggrappa non solo ai capelli (anche se la mano destra è nascosta dal capo del santo) ma anche alla barba di Cristoforo. Da notare, poi, la presenza di pesci con denti affilati nell’acqua verdognola in cui cammina il santo (anche se la sua posa è del tutto innaturale).
Al Museo di Castelvecchio, fra i santi protettori della famiglia dal Bovo
Nel Museo di Castelvecchio, è conservata la Pala dal Bovo, commissionata alla fine del Quattrocento a Francesco Bonsignori da Altabella Avogaro dal Bovo per la cappella di famiglia in San Fermo a Verona. Raffigura la Madonna con il Bambino e i santi Onofrio, Girolamo, Zeno e Cristoforo.
Il santo e il Bambino guardano stranamente verso di noi (mentre gli altri santi e la Madonna hanno lo sguardo rivolto altrove): il viso dei due è dolce, ricciolino il santo, ricciolino il Bambino. San Cristoforo, con una camicia bianca con le maniche arrotolate, una gonnella verde scuro e un mantello legato in vita e lasciato cadere, tiene con la mano destra un bastone di palma con un solo grande dattero e con la sinistra sorre il Bambino. Gesù, comodamente seduto nel palmo della mano e sulla spalla del santo, indossa una vestina rosa, si tiene stretto ai capelli del santo.
Tre San Cristoforo sulla riva dell’Adige, a Sant’Anastasia
Nella chiesa di san Pietro da Verona, già sant’Anastasia, sono presenti ben tre san Cristoforo. Ciò non ci stupisce: costruita proprio nell’ansa dell’Adige, dove si congiungono la via Postumia e l’Adige, via fluviale per e da Verona. Proprio di fronte alla chiesa si trovava un ponte che permetteva di andare oltre l’Adige: quale santo migliore di san Cristoforo nell’accompagnare in questo attraversamento?
Nella cappella Cavalli, fatta costruire nel Trecento da un famiglia di condottieri al soldo dei Della Scala, fu affrescata da Martino da Verona che vi dipinse due san Cristoforo, uno di fronte all’altro.
Il santo, anche se non in posizione frontale, guarda il fedele, mentre trasporta il Bambino tenendogli stretto il piedino. Nell’altra mano, tiene una palma. Il Bambino ha nelle mani un cartiglio e il suo mantello svolazza. Tre tocchi d’oro risplendono nell’affresco: le due aureole e il mantello di Gesù; il santo, invece, indossa una veste rimboccata ed un mantello dello stesso colore.
In compagnia di altri santi, il nostro Cristoforo porta il Bambino verso cui volge lo sguardo. Indossa un bel mantello ed una veste alle ginocchia. Strana la palma, molto simile a quella di san Zeno.
Del Seicento è, invece, la statua di san Cristoforo nella cappella Boldrieri. Sull’arco trionfale intorno alla nicchia al centro della cappella, il nostro santo compare in compagnia di San Vincenzo, San Giovanni battista, San Domenico, San Francesco, Sant’Antonio abate.
Elegante, in armonioso equilibrio, porta senza alcun sforzo il Bambino seduto sulla sua spalla sinistra. Con la mano sinistra sorregge Gesù, mentre nella mano destra porta una lunga bacchetta, non certo utile per appoggiarsi. Da’ gloria a Dio (Da gloriam Deo), ci ammonisce.
San Cristoforo, patrono degli osti, nella Chiesa di sant’Eufemia
Un’ultima tela interessante è stata dipinta nel 1694 di Ludovico Dorigny. Posta nella chiesa di sant’Eufemia, sul quinto altare, legato alla Compagnia degli Osti, raffigura un agile san Cristoforo che trasporta il Bambino (comodamente appoggiato sulla sua spalla destra). Rossa la camicia di Cristoforo, blu il mantello, dello stesso colore del globo del mondo. Peculiari gli angioletti/puttini in cielo, segno distintivo del pittore (vedasi il san Rocco e san Sebastiano del Museo di Arte san Martino di Alzano Lombardo).
San Cristoforo in stazione, protettore dei viaggiatori di oggi
Ma prima di lasciare Verona, ancora un’attestazione della devozione a san Cristoforo, novecentesco. Nella cappella della stazione di Verona Porta Nuova, il santo protegge i nostri viaggi.
Bibliografia
- Basilica di san Zeno Maggiore. basilicasanzeno.it, su pagina Wikipedia,
- sulla Pala del Bovo, Google arts and culture
- su Turone di Maxio, pagina Wikipedia
- su Basilica di sant’Anastasia, pagina Wikipedia
- sul san Cristoforo di sant’Eufemia, parrocchiasanteufemia.it