- San Cristoforo in piazza della parrocchiale a Borgosesia: un affresco di passaggio
- Gli altri san Cristoforo di Borgosesia
- Bibliografia
- ancora grazie a Giacomo Verri
San Cristoforo in piazza della parrocchiale a Borgosesia: un affresco di passaggio
L’affresco, che raffigura san Cristoforo e sant’Antonio (forse parte di una teoria di santi più consistente: alla destra di Sant’Antonio si scorge la veste di un altro santo), è stato staccato e ricollocato sulla parete dell’edificio antistante la Chiesa parrocchiale a Borgosesia. Un affresco ‘di passaggio’? Perché?
San Cristoforo è il santo dei passaggi. In primis, nella Legenda Aurea, il santo passa il fiume portando il Bambino. In una città come Borgosesia, così legata al fiume che la attraversa, con un ponte del XVIII secolo e una storia antica (fondata nel 14 d.C.) di terra di passaggio fra le terre delle Alpi e la pianura (a lungo, in stretto legame con Milano e Novara), passare il fiume risulta necessario quanto pericoloso: una santo come il nostro non può che proteggere viandanti e commercianti.
Ma ci sono altri motivi per chiamare l’affresco della piazza parrocchiale di Borgosesia ‘di passaggio’.
Di passaggio fra la cultura gotica e la nuova pittura
Come sostiene Alberto Bossi, l’affresco appartiene a quel momento di passaggio fra la cultura gotica e i prodromi della nuova pittura umanistico-rinascimentale. Se il volto del nostro santo è di una morbidezza stupefacente e comunicativo, ancora fortemente arcaicizzante è invece il panneggio di ambedue le figure, approfondito da profonde anse gotiche e i gesti sono ancora duri e rigidi. Rigidissimo è il braccio appoggiato alla vita, la postura dei piedi trasmette senso di immobilità, non certo del movimento che deve fare una persona che attraversa un torrente.
Combinazioni e contrasti
Elementi più eleganti (come le due fibbie che tengono il mantello di san Cristoforo e del Bambino), si combinano, poi, con elementi più popolareschi (come il gesto del Bambino che afferra una ciocca di capelli del santo). Poi c’è il contrasto fra il lungo elegante mantello color porpora foderato di pelliccia e la tunica corta, tenuta da una stretta cintura. Straordinari i colori, vivacissimi.
Di passaggio fra sacro e profano?
Anche la posizione dell’affresco è, in un certo senso in un luogo di passaggio fra mondo laico e mondo sacro: su una casa (almeno dall’inizio del XX secolo, come ci attesta la foto storica) ma nella piazza della chiesa parrocchiale. A metà fra sacro e profano. Ma dove si trovava in origine?
Questioni irrisolte
Scrive Giacomo Verri sulla sua pagina FB: L’affresco fu restaurato nel 1978 con un finanziamento del Lions Club e ne dà conto Alberto Bossi in un articolo del 24 marzo di quell’anno apparso sul Corriere Valsesiano. Ma anche in quel contesto lo storico non si sbilanciava a ipotizzarne una provenienza né a indicarne una possibile paternità. Idem Casimiro Debiaggi nel suo intervento durante il Convegno borgosesiano del 1997.
Gli altri san Cristoforo di Borgosesia
Di qua e di là della Sesia: le chiese con affreschi devozionali al santo si trovano lungo il corso del fiume, sulla sponda occidentale, ad Agnona e all’Isolella (antichi comuni, ora inglobati in Borgosesia) e sulla sponda orientale, nel centro storico di Borgosesia e nella frazione di Caneto.
- BORGOSESIA (VC) Isolella , affresco – Chiesa di sant’Agata d’Isolella – fine XV secolo
- BORGOSESIA (VC) Caneto, affresco – Chiesa di san Bernardino – fine XV secolo (ormai illeggibile)
- BORGOSESIA (VC) Agnona, affresco – Chiesa dell’Annunciazione – XVII secolo
Bibliografia
Alberto Bossi, Restaurato a Borgosesia affresco quattrocentesco, Corriere Valsesiano, 1978