Scrivo cento, mi piacciono le iperboli. Ma se non furono cento, certamente furono moltissimi i san Cristoforo che uscirono dalla bottega dei Vivarini. I nostri santi traghettatori uscirono da Venezia e riempirono l’Adriatico del XV secolo, evidentemente devoto al santo. I san Cristoforo di Antonio sono piuttosto tradizionali: su fondo oro, con caratteri tardogotici; più moderni quelli del fratello Bartolomeo. Protorinascimentale il san Cristoforo di Alvise a Cherso.
- Antonio Vivarini, Madonna con il Bambino in trono con santi, 1440, oggi Museo della Basilica Eufrasiana, Porec – Parenzo (Croazia)
- Antonio Vivarini, Polittico di sant’Antonio Abate, 1464, oggi alle Gallerie Pontificie (Roma)
- Antonio Vivarini, San Cristoforo, 1440-1460, oggi al museo di Castelvecchio (VR)
- Antonio Vivarini, San Cristoforo, oggi Collezione Nevin – Roma
- Bartolomeo Vivarini, Polittico con Vergine e Ascensione, 1485, oggi a Houston
- Bartolomeo Vivarini, Polittico di san Rocco, 1486, alla Pinacoteca Ambrosiana a Milano
- Alvise Vivarini, La Madonna protettrice con San Sebastiano, Santa Caterina, San Cristoforo, santi Cosma e Damiano, oggi al Municipio di Cherso (Croazia)
La bottega dei Vivarini
I Vivarini furono una famiglia di pittori muranesi operanti a Venezia tra il 1440 circa e i primi anni del secolo XVI. La loro attività fu in qualche modo parallela a quella dei Bellini, anche se nella produzione dei muranesi prevalsero sempre tendenze tradizionaliste.
A partire dal 1443 ( e fino al 1467) Antonio Vivarini lavorò a Venezia con suo cognato Giovanni d’Alemagna; solo fra il 1447 al 1450 i due artisti lavorarono a Padova, dove erano stati chiamati per affrescare la Cappella Ovetari agli Eremitani: dovevano dipingere la parete destra con le storie di san Cristoforo. Ma nel 1450 Giovanni di Alemagna morì e Antonio lasciò Padova (dove, fra il 1453 e il 1457, la parete venne realizzata ad opera dei pittori – vicini a Piero della Francesca – Ansuino da Forlì, Bono da Ferrara e, soprattutto, da un giovanissimo padovano, Andrea Mantegna).
Antonio tornò a Venezia e incominciò a lavorare in bottega con il fratello minore, Bartolomeo; egli tra il 1460 e il 1480 tradusse l’arte del Mantegna nel linguaggio pittorico veneziano.
Anche il figlio di Antonio, Alvise, lavorò con Bartolomeo, portando le novità della pittura di Antonello da Messina nei suoi soggetti.
Antonio Vivarini
Polittico Madonna con il Bambino in trono con santi 1440, oggi Museo della Basilica Eufrasiana, Porec – Parenzo (Croazia)
Antonio Vivarini, in collaborazione con il cognato Giovanni da Alemagna, realizzò nel 1440 questa tempera e doratura su tavola, 180 x 220 cm. Il polittico si trovava un tempo nella sagrestia della cattedrale di Porec-Parenzo in Croazia; in seguito venne collocato su un altare laterale e dal 2001 è esposto presso il Museo della Basilica Eufrasiana.
Il polittico è composto da dieci scomparti disposti su due ordini. Raffigura: “Madonna con il Bambino in trono e, in alto, Imago Pietatis. A sinistra: i santi Nicola, Simone, in alto Maria Maddalena, Cristoforo. A destra, i santi Francesco d’Assisi e Giacomo Maggiore, in alto Antonio abate e Caterina d’Alessandria”. Iscrizione: sullo zoccolo del trono della Madonna “1440 ANTONI[U]S DE MURIANO PINXIT HOC O(PUS)”
San Cristoforo è curiosamente piegato, immagino per permettere di inserire completamente, in uno spazio piuttosto angusto, il Bambino: è proprio il Bambino il protagonista dell’immagine: ci guarda e cu benedice, Il santo è piegato sulla sinistra, si appoggia al bastone e con la mano destra tiene il mantello che sembra scivolargli.
Polittico di sant’Antonio Abate 1464, oggi alle Gallerie Pontificie – Roma
Il polittico presenta al centro una scultura policroma di Sant’Antonio Abate, tra i santi Sebastiano, Cristoforo, Venanzio e Rocco; Pietà tra i Santi Gerolamo, Pietro, Paolo e Agostino
L’opera venne realizzata nel 1464 da Antonio Vivarini per la Confraternita di sant’Antonio Abate di Pesaro e costituisce la prima opera uscita dalla bottega dei Vivarini destinata alle Marche. Conservato nella chiesa di Sant’Antonio Abate a Pesaro, il dipinto fu sottratto dalle truppe napoleoniche nel 1797 e trasportato in Francia, per poi venire recuperato nel 1815 da Canova. L’opera è stata acquisita dalla Pinacoteca Lateranense nel 1858, poi è stato trasferito ai Musei Vaticani, dove si trova attualmente.
San Cristoforo è raffigurato in modo diverso dal polittico di Parenzo. Lo spazio è più grande, certo, ma le due figure sono più armonizzate. Il santo indossa maglieria intima di colore grezzo, una veste gialla con un mantello rosa, legato al collo e appoggiato sul polso. Con la mano destra tiene la lunga palma, che porta dei datteri; con la mano sinistra afferra il piedino del Bambino perché non cada. I piedi del santo sono immersi nell’acqua e si intravede un paesaggio collinare. Colpisce la magrezza delle gambe del santo, di solito raffigurate come più muscolose (non dimentichiamo che san Cristoforo era un gigante). Il nostro ha gli occhi alzati verso il Bambino che ricambia lo sguardo, tenendosi alla testa del santo mentre porta nella mano destra il globo del mondo. La raffigurazione, su cielo d’oro, risulta elegante, secondo i tipici stilemi del Tardogotico.
Altri San Cristoforo di Antonio Vivarini
Ho trovato riferimenti a altri due san Cristoforo dipinti da Antonio: l’uno fra il 1440-1460, oggi al museo di Castelvecchio (VR) (ma non trovo riferimenti sul sito) e l’altro appartenente ad un polittico ora smembrato della collezione Nevin. oggi a Roma. Non ho altre informazioni a riguardo.
Bartolomeo Vivarini
Polittico con Vergine e Ascensione, 1485, oggi al Museum of Fine arts di Houston
Polittico di san Cristoforo, 1486, ala Pinacoteca Ambrosiana
Oggi alla Pinacoteca ambrosiana è custodito il capolavoro che Bartolomeo Vivarini aveva dipinto nel 1486 per la chiesa di Albino, il Polittico di san Cristoforo (detto anche Polittico Melzi d’Eril). Il polittico è giunto alla Pinacoteca Ambrosiana nel 1923. Vi sono raffigurati la Madonna con il Bambino fra san Bernardo e san Bernardino e, nella parte inferiore, i tre santi contro la peste San Sebastiano, san Rocco e, al centro, il nostro san Cristoforo.
Il santo è ancora raffigurato su fondo d’oro, ma la scena pare molto più dinamica rispetto ai san Cristoforo rappresentati da Antonio Vivarini. Basti vedere il gesto del Bambino trasportato da san Cristoforo.
San Cristoforo indossa una gonnella azzurra, corta, ricca di pieghe e chiusa da una fila di bottoni. La gonnella è stretta in vita da una grossa fusciacca gialla. Sopra la gonnella porta una mantellina corta di color rosso, che tiene legata al collo. Si appoggia ad un bastone fiorito con palma e datteri. I suoi piedi sono immersi nelle acque del Serio: sullo sfondo, probabilmente, il castello di Albino (oggi totalmente distrutto).
Il Bambino indossa una veste corta, color verde, legata in vita da un cordone; inoltre sopra di essa porta una mantellina rossa che svolazza. Stringe con la mano destra un ciuffo di capelli del santo e con la mano sinistra il globo del mondo,
Alvise Vivarini
La Madonna protettrice con San Sebastiano, Santa Caterina, San Cristoforo, santi Cosma e Damiano, oggi al Municipio di Cherso (Croazia)
La pala ritrae San Sebastiano, insieme a Santa Caterina, San Cristoforo, santi Cosma e Damiano: sono i santi che proteggevano dalla peste: questo ci fa pensare che il quadro sia stato commissionato in occasione di una delle epidemie di peste che in quegli anni flagellavano la zona del nord Adriatico (il golfo di Venezia con la città e la laguna, la penisola d’Istria e le isole del Quarnaro, tra cui l’isola di Cherso e di Lussino), probabilmente quella del 1477-1479. Molte altre pestilenze colpirono la zona: nel 1456-1457, 1467-1468, 1477-1479, 1497. Venezia fu colpita dalla peste nello stesso periodo cioè nel 1456, 1468, 1478, 1483, 1498. La popolazione era sicuramente molto spaventata dal frequente imperversare di epidemie e si rivolgeva ai santi protettori che, nel caso della peste, erano san Sebastiano e san Cristoforo ai quali si aggiungeva san Rocco (che nel nostro dipinto non c’è), santa Caterina d’Alessandria e i santi medici Cosma e Damiano.
Nel quadro di Alvise, compare solo san Cosma: interessante l’ipotesi della Nerste secondo la quale il quadro fu tagliato a causa di un incendio che lo danneggiò nel 1826.
Il protagonista del quadro è san Sebastiano. Molto evidente il richiamo al san Sebastiano della Gemäldegalerie di Dresda di Antonello da Messina.
È notevole la posa di san Cristoforo, che sembra entrare nella scena da fuori: poggia la mano sinistra sul bastone di palma mentre con la mano destra tiene il Bambino, affinché non cada. Anche la sua figura non è completa: fu danneggiato dall’incendio del 1826 e tagliato.
Un’interessante curiosità: san Cristoforo nel XIX secolo
Nel Duomo di Cherso, al pittore veneziano Corner venne commissionata una nuova pala d’altare da porre sull’altare al posto di quella di Alvise Vivarini. Siamo nel 1849 e Corner dipinse una pala dell’altare nella compaiono gli stessi santi … a parte il nostro san Cristoforo, sostituito da san Gregorio Magno!
Certo, nel XIX secolo, la fortuna di san Cristoforo è ormai finita.
Bibliografia
- sulla pala di sant’Antoni Abate a Roma, sul sito della Regione Marche e Cassiaco.it
- sula pala di Parenzo, sul sito afom.it
- sul polittico di san Cristoforo a Milano, sul sito di evenice.com
- sulla pala di Alvise Vivarini: MARIJA NERSTE, La pala di Alvise Vivarini della Chiesa di Santa Maria Maggiore di Cherso. Storia e Restauro, hrcak, Atti, Vol. XLVII No. 1, 2017.
- sui Vivarini, nel blog carte sensibili
- sui Vivarini, nell’enciclopedia Treccani