- Quattro san Cristoforo per quattro secoli in una chiesa misteriosa
- Il mistero si infittisce
- San Cristoforo tra paganesimo al cristianesimo
- Bergamo celto-ligure, romana e cristiana
- San Cristoforo, custode di fonti
- San Cristoforo e gli dei pagani
- San Michele e i Longobardi
- San Cristoforo nel Medioevo
- Tre santi contro la peste
- Lorenzo Lotto alla chiesa di San Michele al Pozzo Bianco
- San Cristoforo patrono dei pellegrini
- Quattro raffigurazioni, tre funzioni
- Bibliografia
Quattro san Cristoforo per quattro secoli in una chiesa misteriosa
Il mistero si infittisce
La Chiesa di San Michele al Pozzo Bianco a Bergamo Alta è nota, per il lavoro di Lorenzo Lotto, per la sua storia misteriosa e, soprattutto per noi, per le quattro rappresentazioni di San Cristoforo.
Un pozzo bianco fantasma?
La chiesa di San Michele al Pozzo Bianco è una chiesa davvero misteriosa. Il pozzo è già di per sé un luogo suggestivo che mette in comunicazione il sotto con il sopra, il profondo con l’alto, il buio con la luce. Dalla titolazione della chiesa, veniamo a sapere che le pareti sono bianche, probabilmente in marmo di Zandobbio. Ma mi chiedo: il pozzo bianco sarà un pozzo normale o sarà qualcosa d’altro? In chiesa, infatti, c’è un dipinto che raffigura San Michele che spinge il diavolo all’inferno e, guardando bene, l’inferno è rappresentato da un pozzo con un bordo bianco.
Altra sorpresa il pozzo bianco, che rivela la presenza di una fonte, non c’è più: sono rimasti solo un tombino e una fontana, già citata nel 774..

Il fatto strano è che qui non ci sono sorgenti: quindi perché è questo solo un pozzo e poi una fontana se non ci sono sorgenti? Insomma perché portare proprio qui l’acqua?
La cripta e la doppia titolazione della chiesa
Ma entriamo nella chiesa per capirci qualcosa di più. Scendiamo nella cripta, la parte più antica della chiesa, ma anche la più antica di tutto il bergamasco. La cripta in cui ci troviamo (antichissima, come ci indicherebbe un antico capitello forse del V secolo) non è dedicata a San Michele ma proprio a San Cristoforo. Ma perché questa strana doppia titolazione della chiesa a San Michele sopra a San Cristoforo sotto?
Un luogo pagano sacro?
Che questo luogo fosse già sacro prima della costruzione della chiesa? Si direbbe di sì, visto che nelle sue vicinanze è stata trovata una lapide, probabilmente un’ara dedicata da Caio Valerio Valente a Giove Ottimo Massimo e anche ad altri divinità probabilmente a Vulcano.
Siamo giunti, dunque, fino alla Bergamo romana: però l’ara non c’è più, è fantasma. Dunque un pozzo fantasma per un’acqua fantasma, un’ara pagana fantasma, una strana doppia titolazione a San Cristoforo e San Michele
San Cristoforo tra paganesimo al cristianesimo
Ora possiamo arrivare ai nostri quattro San Cristoforo: tre volte nella cripta e una volta nella chiesa superiore.
Come mai così tante immagini di San Cristoforo in questa chiesa? Certo la bergamasca è terra di San Cristoforo. Ma in questa chiesa si è proprio esagerato. Proviamo a dare una risposta a questa domanda facendo delle ipotesi, non del tutto fantasiose.
Bergamo celto-ligure, romana e cristiana
L’area della provincia di Bergamo sarebbe stata abitata, sin dall’età del ferro, dalle popolazioni degli Orobi, popolazione di Celto-Liguri. Gli studi di Stefano Borsi hanno dimostrato la stretta correlazione fra i culti legati a sole, acque e colline e la devozione a san Cristoforo a Barga (LU): il discorso può, ovviamente, darsi anche per Bergamo.
Certo Bergamo fu romana, prima che cristiana, ma si sa che nel passaggio da una religione all’altra spesso quello che è sacro rimane sacro. Quindi un culto forse già preromano, poi romano, sarebbe passato al cristianesimo: dunque una fonte sacra, che richiede un custode.
San Cristoforo, custode di fonti
Il custode di tale fonte non poteva essere ovviamente che un santo: il santo più adatto per fare questo sembra proprio San Cristoforo, custode di fonti sacre anche in altri post: per esempio, a Labante o a Faenza (dove c’è proprio una fonte di San Cristoforo e un’acqua di San Cristoforo) o a Bobbio (dove presso il paese di San Cristoforo scorrono le acque termali saline della Cascata del Carlone).

E, secondo la ricostruzione di Stefano Borsi, San Cristoforo sarebbe stato appunto custode della acque del delta del Nilo.
San Cristoforo e gli dei pagani
Nel momento del passaggio dal paganesimo al cristianesimo, San Cristoforo piace molto anche per altri aspetti, assume delle caratteristiche di Ermes, di Atlante , di Ercole anche di Anubi. Insomma ha a che fare con la protezione delle fonti d’acqua ma è soprattutto il santo dei passaggi e degli attraversamenti.
San Michele e i Longobardi
Continuiamo con la nostra storia di Bergamo: i Longobardi entrano in Bergamo è il 570 nel corso di due secoli successivi si convertono al cristianesimo. Nel luogo sacro dedicato a San Cristoforo, decidono di costruire una chiesa superiore dedicata al santo dei Longobardi, appunto San Michele.
San Cristoforo nel Medioevo
Conquistata dai Franchi, Bergamo diventa libero comune. Ed è proprio nel Medioevo che comincia a diffondersi in maniera capillare la devozione a San Cristoforo.
A quest’epoca, primi decenni del XIII secolo, troviamo la prima immagine di San Cristoforo, la più antica della chiesa. La sua immagine è stata fatta riemergere da sotto una ridipintura posteriore.


La posizione del Santo, imberbe, è frontale; il santo e il Bambino, non sono rivolti l’uno verso l’altro, ci guardano e ci proteggono. Le vesti sono molto eleganti, lunghe. preziose; Cristoforo indossa la corona. questa raffigurazione regale di San Cristoforo è diffusa fra XI e XIII secolo (addirittura in alcune raffigurazioni Cristoforo non porta nemmeno il Bambino, come abbiamo già visto ad Ossuccio).
Tre santi contro la peste
Nel Rinascimento, San Cristoforo diventa insieme a San Rocco e San Sebastiano un santo che protegge dalla peste. In questa veste di Santo guaritore, si trova vicino ad altri Santi, soprattutto a San Rocco e San Sebastiano. Così possiamo vedere al centro della cripta: un grande San Cristoforo è raffigurato in dimensione enormi accanto ai due santi.

Molto dettagliata, diversa da quella precedente, la raffigurazione del nostro santo.
La posizione perde parzialmente la frontalità, in quanto il santo si volge verso il Bambino. Tradizionali (e popolareschi) i gesti del Bambino che si aggrappa ad un ciuffo di capelli di un Cristoforo barbuto che afferra stretto il piedino del Bambino. Interessante il globo del mondo nelle mani di Gesù e il cartiglio Ego sum lux mundi, via, veritas et vita. il santo stringe la palma (piena id datteri); indossa un mantello annodato sulla spalla ed un’elegante veste (con decine di bottoncini) rimboccata nella cintura. Davvero ricca la fauna acquatica tra i piedi del santo: sembra davvero una raffigurazione del mare, viste le navi all’orizzonte. Uno spiccato realismo caratterizza l’immagine.



Anche nelle valli bergamasche
Questo trio di Santi contro la peste è molto presente nella iconografia della chiesa anche nella bergamasca: ad esempio io l’ho trovato nella bellissima chiesa di San Rocco al lago a Gazzaniga in Val Seriana (dove tra l’altro appunto la devozione a San Cristoforo è molto frequente, anche perché sono state molto frequenti le pestilenze).

Ancora a san Michele al Pozzo Bianco
E anche nella teoria di santi che si trova sul lato sinistro della cripta a san Michele al pozzo bianco, possiamo vedere un altro san Cristoforo. Non è grande come quelli dell’altare, ma pur sempre presente insieme agli atri. Da notare che quasi tutti i santi guardano verso la Madonna o verso l’altare: solo san Rocco, un altro santo appestato (probabilmente Giobbe o Lazzaro) e san Cristoforo guardano verso noi fedeli per proteggerci,

Lorenzo Lotto alla chiesa di San Michele al Pozzo Bianco
E adesso seguitemi nella mia fantasia che però non è tanto una fantasia: un pittore molto importante ha affrescato la chiesa, le cappelle della chiesa superiore. Siamo nel XVI secolo: il pittore si chiama Lorenzo Lotto. Certamente sarà sceso nella cripta e avrà visto i tre santi. Se ne è forse ricordato anni dopo quando li ha dipinti per la Santa Casa di Loreto? Lascio a voi il giudizio!

San Cristoforo patrono dei pellegrini
Prima di uscire dalla chiesa, Lorenzo Lotto non può non mandare uno sguardo al gigantesco San Cristoforo, il quarto, proprio sulla parete della controfacciata presso la porta dalla quale i fedeli escono dalla chiesa.
Non solo il pittore, ma tutti guardano il santo che è di dimensioni enormi. Chiedono la sua protezione perché San Cristoforo custodisce le fonti, protegge dalla peste ma soprattutto è il patrono dei viandanti e dei pellegrini. Forse Lorenzo si affida, per fede o forse anche solo per scrupolo superstizioso, a San Cristoforo che libera dalla mala mors, quella morte che ti coglie improvvisa.

Alto forse 12 metri, il santo ha ancora la posizione frontale con la quale restituisce al fedele che lo guarda uno sguardo di protezione (come evidenziato dai grandi occhi a mandorla, ben spalancati). Tiene nella mano destra la palma fiorita, piena di datteri. Il Bambino, elegantemente vestito, si aggrappa alla testa riccia del santo e con la mano sinistra regge un cartiglio su cui sono decantate le virtù del santo protettore: si intravede la scritta Cristophori manus… Peccato che la figura del suo corpo sia andata persa. Resta, comunque, l’essenziale, il suo sguardo che ci protegge.
Quattro raffigurazioni, tre funzioni
Dunque, nella misteriosa chiesa di san Michele al Pozzo Bianco di Bergamo, sono presenti quattro raffigurazioni di san Cristoforo, dal XIII al XVI secolo, come custode delle fonti, contro la peste e la morte improvvisa. Da vedere!
Bibliografia
- wikipedia sulla chiesa e sulla storia di Bergamo
- sulla chiesa: lombardiabeniculturali, duepassinelmistero, cortometraggio,
- su san Cristoforo, Stefano Borsi, Storia di San Cristoforo – Origine e diffusione di un culto tra mito e realtà.