- A Varese, zona di passaggio, fra immagini locali e di frontiera
- Facciate benauguranti: san Cristoforo protegge i pellegrini dalla mala mors
- Bibliografia
A Varese, zona di passaggio, fra immagini locali e di frontiera
Fra Medioevo e Rinascimento il territorio di Varese fu, come oggi d’altronde, una zona di transito solcato da innumerevoli vie di comunicazioni militari, di commercio e di pellegrinaggio. Ecco dunque che le sue pievi prealpine hanno subito influssi dai modelli iconografici milanesi e comaschi, piemontesi, ticinesi.
Questo è visibile anche nella raffigurazione di san Cristoforo, soprattutto la raffigurazione sulla facciata dell’oratorio della Schirannetta dove compare anche l’eremita della Legenda Aurea, elemento comune nella raffigurazione mitteleuropea del nostro santo.
Ma arriviamoci per gradi.
Facciate benauguranti: san Cristoforo protegge i pellegrini dalla mala mors
Nella zona di Varese, spesso le facciate delle pievi erano dipinte da pittori locali che raffiguravano figure sacre di grandi dimensioni a cui si potevano votare i pellegrini.
Tra queste figure, certamente, era presente san Cristoforo. Il santo, infatti, proteggeva da varie malattie (anche dalla peste), ma soprattutto dalla mala morte, la morte improvvisa, assai temuta dai pellegrini che scomparivano lontano da casa e che non avevano nemmeno il tempo di chiedere perdono a Dio per i loro peccati.
Molti di questi dipinti in facciata sono ormai perduti, consunti dal tempo (e spesso anche dall’incuria, anche per un giudizio poco generoso nei confronti della qualità di queste immagini).
Osserviamo quello che oggi rimane. Lasciamo per ultima la raffigurazione dell’Oratorio della Schirannetta, quella che considero più interessante.
A Sesto Calende: un san Cristoforo salvato
Nell’Abbazia di san Donato a Sesto Calende, un san Cristoforo quattrocentesco sull’antica facciata è stato salvato. Ora è visibile nella strombatura dell’arcata maggiore. Il Bambino si tiene ai capelli del santo, mentre tiene nelle mani un cartiglio con una scritta che mette in evidenza il potere del santo.

Santa Caterina e san Cristoforo a Buguggiate
La chiesa, dedicata a santa Caterina si trova ad Erbamolle, frazione di Buguggiate. Costruita nel periodo del romanico, aveva una facciata dipinta probabilmente fra XV e XVI secolo: oggi è deteriorata. Eppure sulla destra è visibile san Cristoforo.


Il santo indossa un ampio mantello foderato che lo ricopre; si volta verso il Bambino, mentre si appoggia con entrambe le mani (gesto piuttosto strano) al bastone fiorito. Il Bambino, a cavalcioni sulla spalla sinistra del santo, ha nella mano destra un ciuffo di capelli di Cristoforo (gesto popolaresco assai diffuso) e con la sinistra tiene il globo del mondo.
A Calcinate degli Orrigoni: un san Cristoforo perduto
Sulla facciata della chiesa di sant’Ambrogio a Calcinate degli Orrigoni, fino all’inizio del XX secolo, si vedevano degli affreschi. Probabilmente erano simili a quelli di Buguggiate e di Casbeno: dunque, riportavano immagini di sant’Ambrogio e di san Cristoforo. Oggi restano solo tracce della presenza dell’affresco. La chiesa è chiusa e anche poco raggiungibile e segnalata. Davvero un peccato.

Alla Schirannetta di Casbeno, l’eremita fa strada a san Cristoforo e ai pellegrini
La chiesa della Purificazione della Vergine, detta chiesa della Schirannetta, fu sede della confraternita di sant’Antonio Abate, taumaturgo e protettore degli animali domestici, con particolare legame con il cavallo: proprio ad un chilometro dalla Schirannetta, presso la Motta, si svolgeva un’importante fiera dei cavalli. Tra l’altro, molto diffusa nella zona la raffigurazione di santi cavalieri, come san Martino, san Vittore e san Giorgio. Sulla facciata dell’Oratorio della Schirannetta, ecco, dunque, un grande sant’Antonio Abate, ma anche altri santi, fra cui anche il nostro san Cristoforo.

La raffigurazione di Cristoforo e Bambino è molto simile a quella di Erbamolle, fatto salvo il mantello del santo abbottonato al collo e, in generale,, un maggiore grazia. Da notare i contorni degli occhi molto evidenti, per rimarcare l’importanza nella protezione dei pellegrini.

Ritratta in alto a sinistra c’è la figura forse più interessante, collegata alla scena di attraversamento, secondo l’iconografia tipica di San Cristoforo: è l’eremita, spesso raffigurato, ma soprattutto in area germanica.
L’eremita e san Cristoforo
L’eremita è presente nella Leggenda Aurea, in cui si narra dell’incarico ricevuto da Reprobo (questo è il nome di Cristoforo prima della conversione), da parte dell’eremita: compiere un servizio ai viaggiatori che vogliono attraversare il fiume. Reprobo, infatti, ha dichiarato all’eremita di non essere in grado di fare altro nella sua ricerca di Cristo, né di pregare, né di digiunare.
Quando il Bambino si presenta e Cristoforo lo porta sulle sue spalle, l’eremita osserva dalla sua capanna quanto avviene nel mezzo del torrente.
Secondo la variante della leggenda raccontata da Walter di Spira (e precedente alla molto più famosa Leggenda Aurea), molto diffusa negli ambienti germanici, questo traghettamento avviene di notte: per questo l’eremita illumina con la lanterna il fiume.

Ecco spiegata l’immagine di Casbeno: in una capanna costruita sulla cima di una rupe, un eremita dalla lunga barba guarda Cristoforo e il Bambino, appoggiando le mano sinistra sulla fronte per aguzzare la vista; con la mano destra, invece, tiene una fiaccola accesa.
Eremita con lanterna? No, con fiaccola!
Quest’ultimo particolare è unico: di solito l’Eremita, Infatti, tiene nella mano una lanterna non una torcia.



È una libertà che si è preso l’artista di Casbeno o ha visto questa immagine da qualche parte?
Ed in ogni caso, perché viene raffigurato l’eremita solo qui e non nelle immagini più vicine, come quelle di di Buguggiate? È un segno di un legame particolare di questa chiesa o di questo artista con il mondo germanico? Non basta che l’artista abbia letto la Leggenda Aurea, infatti: il particolare dell’illuminazione della fiaccola è proprio tipico della raffigurazione germanica del Santo.
E la fiaccola? Via alla caccia del modello dell’eremita di san Cristoforo con la fiaccola!
Un’ipotesi illuminante?
Ancora oggi ogni anno, il 2 Febbraio, festa della Purificazione della Vergine, detta anche festa della Candelora, i Varesini si recano per ritirare la Candela Benedetta da accendere durante la malattia di qualche familiare proprio in questa chiesa.
Che la fiaccola dell’eremita alluda proprio alle candele benedette collegate alla festa della Purificazione di Maria?
Bibliografia
- Clara Castaldo, Guarire con i santi. Percorso storico artistico nel varesotto, Varese, 2008
- sull’Oratorio della Schirannetta