- San Cristoforo a Labante – Castel d’Aiano (BO)
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San Cristoforo a Labante – Castel d’Aiano (BO)
A Labante, sulla strada che dal Reno porta a Castel d’Aiano (BO), presso le famose grotte, c’è un luogo dedicato a san Cristoforo. La natura del luogo è composita e anche piuttosto misteriosa. Una fonte, una cascata, una roccia che cresce e una chiesa.
La cascata di san Cristoforo presso le grotte di Labante
La cascata di san Cristoforo sorge sul versante destro della strada che sale. La strana conformazione della roccia, il colore dei muschi e delle alghe e la presenza di grotte rendono il sito affascinante.
L’acqua ricca di anidride carbonica scioglie il carbonato di calcio della roccia e la rende friabile e facilmente erodibile. A causa di un aumento di temperatura o per la suddivisione in minute goccioline, anche in conseguenza dello stillicidio nelle grotte o degli spruzzi presso le cascate, viene facilitato il processo di evaporazione dell’acqua e la perdita del gas determinandosi così le condizioni per la deposizione di veli incrostanti di calcite. Sono di questo tipo la formazione di stalattiti e stalagmiti.
Tabellone esplicativo presso le grotte di Labante
La roccia cresce
La composizione chimica della roccia, sciolta dall’acqua, dunque, determina la deposizione di calcite sul muschio e sulle alghe e, di seguito, la crescita della roccia, che nei secoli si è spostata sempre più. Si creano, così, ammassi rocciosi di pietra biancastra con caratteristici vuoti interposti: ecco spiegato il toponimo locale sponga (spugna). La roccia, quindi, è in continuo e veloce accrescimento.
La cascata di san Cristoforo avanza
Abbiamo attestazioni fotografiche della posizione della cascata a partire dal 1868 e possiamo ipotizzare che nell’antichità la fonte coincidesse con il luogo in cui ora sorge la chiesa di san Cristoforo (nell’immagine la chiesa si trova nel punto indicato dalla freccia V sec. a.C.).
La cascata di san Cristoforo forma le grotte di Labante
La formazione di queste grotte è un fenomeno davvero interessante. Mentre solitamente la formazione delle grotte è posteriore alla formazione delle rocce che le includono e dura anche milioni di anni, nel caso di grotte di travertino si verifica il fenomeno opposto. Il torrente, che di solito erode, qui fa crescere velocemente la roccia, lo sperone di travertino circoscrive un ambiente, inglobando un vuoto che finisce sottoterra e diventa una grotta.
Risaliamo a monte e cerchiamo la sorgente.
La sorgente di san Cristoforo (sopra le grotte di Labante)
Occorre risalire la pendice della montagna fino a ritornare sulla strada e avvicinarci alla chiesa di san Cristoforo. Nel prato adiacente alla chiesa le acque della sorgente (che si trova a 622 metri di altitudine) sono state convogliate in vasche (utilizzati per decenni come lavatoi).
L’acqua, poi, segue il suo corso naturale: viene lasciata scorrere sulla roccia, formando la cascata di san Cristoforo. Dal 1986, la sorgente alimenta l’acquedotto di Castel d’Aiano, ma il volume eccedente segue il suo percorso fino a formare la cascate.
Proprio accanto alle vasche sorge la Chiesa di san Cristoforo.
La chiesa di san Cristoforo
La chiesa di S. Cristoforo viene citata una prima volta nel 1378 fra le parrocchie dipendenti dal plebanato di Pitigliano. L’edificio, abbattuto nel 1633 in quanto in rovina, fu ricostruito nelle forme barocche che ancora la caratterizzano, ma ne fu invertito l’orientamento. Nel 1794 fu costruito il campanile usando il travertino proveniente dalla cava sottostante. Dopo i restauri del 1872, venne danneggiata durante la seconda guerra mondiale; rimaneggiata negli anni successivi, venne ristrutturata in modo adeguato solo tra 2001 e 2005.
Le immagini di san Cristoforo
Sulla facciata principale, sopra l’ingresso, si trova una terracotta recente che raffigura il nostro santo. All’interno della Chiesa, sull’altare maggiore, si trova un dipinto di autore ed epoca ignota che raffigura la Beata Vergine col Bambino e, sotto, i Santi Cristoforo e Giacomo, i due patroni dei pellegrini festeggiati il 25 luglio. Presso l’antica cava, poi, si trova una recentissima statua di san Cristoforo.
E prima del 1378?
Dal Neolitico
Nella grotta è stata trovata una parte di ciotola con manico di età pre-protostorica; possiamo ipotizzare, dunque, che fossero abitate fin dal Neolitico. Ma le notizie più certe vengono dal rapporto fra gli Etruschi e queste grotte.
Gli Etruschi a Labante: cava e luogo sacro
La cava etrusca
Le particolarità della roccia e delle grotte ha fatto sì che fin dall’antichità la zona venisse sfruttata come cava: il materiale si poteva estrarre facilmente, ma, una volta all’aria aperta, diventava molto resistente.
Notizie certe vengono invece dal mondo degli Etruschi. La cava di travertino che si trova nella zona sottostante alla chiesa fu utilizzata già dagli Etruschi. Proprio da queste cave, infatti, viene il travertino, utilizzato per i monumenti religiosi e le strutture monumentali più significative della città etrusca di Kainua, oggi Marzabotto (come hanno dimostrato recenti indagini di tipo petrografico e chimico).
Un luogo sacro per gli Etruschi
Molto probabilmente il luogo non fu solo una cava, ma un vero luogo sacro: valore particolare davano gli Etruschi alle grotte sorgive e, dunque, si ipotizzava da tempo la natura religiosa della frequentazione del luogo. Nel 2005 se ne ebbe la prova: vennero consegnati alla Soprintendenza manufatti di tipo votivo trovati quarant’anni prima. Nella Grotta dei tedeschi, furono rinvenute
- una ciotola (E) e un bicchiere (C) del VI sec. a. C.
- una moneta romana (D) di età repubblicana (III sec. a. C.)
- un bronzetto (B) votivo etrusco (V sec. a. C.)
Il bronzetto (B), filiforme, stante, nudo, con spalle diritte, corte braccia discoste dal corpo, gambe arcuate, terminanti in un unico perno di infissione sotto i piedi, con sesso in rilievo e dettagli resi ad incisione (lineamenti del volto, capezzoli, ombelico e dita delle mani) è perfettamente inseribile nella serie dei votivi etruschi del tipo Marzabotto4, riconducibili a botteghe da localizzarsi nella stessa città etrusca, distante circa 15 km dal sito di Labante.
Bondini, Desantis, Trocchi, Le grotte di Labante nell’antichità: fra attività estrattive e rituali
Risulta davvero interessante notare come l’utilizzo della pietra di Labante a Marzabotto sia avvenuta solo per gli edifici sacri: questo, probabilmente, aveva a che fare con la natura sacra della nostra cava, legata al culto salutifero delle acque e alla ritualità funeraria delle grotte.
La cristianizzazione: dagli Etruschi a san Cristoforo
Ed ecco qui che salta fuori il nostro san Cristoforo: l’elemento della custodia delle fonti per i pellegrini e quello di tutela del passaggio dalla morte alla vita sono molto forti nella devozione del nostro santo.
Con la cristianizzazione, fu ovvio mantenere, reinterpretandola, la sacralità salutifera e funeraria dell’acqua e la figura di san Cristoforo si prestava bene ad entrambi gli scopi.
San Cristoforo patrono delle fonti
D’altronde, non è il primo luogo in cui si evidenzia la tutela di san Cristoforo di sorgenti essenziali per il ristoro di uomini e animali, altra forma di protezione dei viandanti: fonti di san Cristoforo sono presenti per esempio anche a Faenza (fonte di san Cristoforo), a Bobbio (presso le acque termali saline del Carlone dalle proprietà medicamentose), a Manfredonia (a san Cristoforo in Salinis, luogo di acque salmastre e di sale, usato anche a scopi commerciali). Anche sui Colli Euganei, a Monteortone, l’acqua miracolosa (capace di miracolare Pietro Falco, ma anche di guarire i fedeli dalla peste) è posta sotto la protezione della Madonna, ma anche di san Cristoforo e sant’Antonio.
San Cristoforo e i riti funebri
Anche l’elemento del passaggio dalla vita alla morte è molto significativo: non è un caso che san Cristoforo sia rappresentato spesso presso i cimiteri. E poi c’è il legame San Cristoforo cinocefalo – Anubi (il dio egizio accompagnatore delle anime dalla morte alla vita).
San Cristoforo nei colli bolognesi
Il luogo, inoltre, era di grande passaggio e nel XIV secolo il patrono dei viaggiatori e dei pellegrini era san Cristoforo. La devozione al santo, tra l’altro, era piuttosto diffusa fra i colli bolognesi, dove si contano diverse chiese dedicate a san Cristoforo oltre a san Cristoforo di Labante: citiamo san Cristoforo di Monte Severo, san Cristoforo di Vedegheto, san Cristoforo di Montasico, san Cristoforo di Cereglio, san Cristoforo di Bargi e san Cristoforo di Montemaggiore.
San Cristoforo dal paganesimo al cristianesimo
La chiesa, dunque, testimonia un momento importante di passaggio dal paganesimo al cristianesimo, mostrando ancora una volta la natura della devozione ad un santo che forse è davvero esistito, ma che comunque ha assunto, a partire da un’epoca antica, fortissimi valori simbolici.
Bibliografia
- Le chiese delle diocesi italiane
- Le grotte di Labante, 1a edizione anno 2000: in particolare,
- Danilo De Maria, Le grotte di Labante
- Anna Bondini, Paola Desantis, Tiziano Trocchi, Le grotte di Labante nell’antichità: fra attività estrattive e rituali
- Don Gaetano Tanaglia, La chiesa di San Cristoforo
- Stefano Borsi, Storia di san Cristoforo – Origini e diffusione di un culto tra mito e realtà, 2017