La storia di oggi ha un’ambientazione speciale e quattro protagonisti. Insieme a loro, ovviamente, san Cristoforo.
Il castello imperiale di Cochem
Il Castello imperiale di Cochem è un Reichsburg, un castello del Sacro Romano Impero, costruito intorno al 1100 nella Valle della Mosella, sopra l’abitato di Cochem (Renania Palatinato – Germania), all’epoca importante città-mercato: ha la funzione di insediamento militare destinato alla riscossione dei pedaggi di transito sul fiume. San Cristoforo sarebbe un santo perfetto per un castello così: forse era raffigurato già sulle mura.
Ma di questo castello ora non è rimasto più niente. Nel 1688 le truppe francesi di Luigi XIV attaccarono la struttura che collassò definitivamente il 14 maggio 1689 a seguito di un incendio. Rimase in piedi pressocché solo la Hexenturm, la torre delle streghe da cui, nel Cinquecento, venivano giustiziate le donne accusate di stregoneria dalla commissione cittadina.
Louis Ravené e il nuovo castello
Nel 1868, Louis Ravené, uomo d’affari tedesco, acquistò ciò che restava del castello con l’intenzione di farne una dimora estiva per la sua famiglia, in stile neogotico (che non rispecchiava lo stile romanico squadrato e d’impronta militare dell’edificio originale).
Antonio Salviati, un veneziano in Germania (e San Cristoforo a Cochem)
A decorare la torre principale, venne chiamato Antonio Salviati, un artista-vetraio veneziano. Antonio Salviati, tra i principali artefici della rinascita ottocentesca del vetro veneziano, aveva fondato nel 1859 la ditta individuale Salviati dott. Antonio fu Bartolomeo, attiva nella produzione dei mosaici, con sede nel Sestriere Dorsoduro 731, a Venezia.
L’incarico fu quello di realizzare un grande mosaico da porre sulla torre del castello. Costò 20.000 marchi ed era grande 8 x 4 metri. Raffigurava san Cristoforo, a testimoniare il secolare rapporto del castello con i viaggiatori della Mosella e con gli attraversamenti del fiume, proprio ai piedi del maniero.
Otto George Thierack: cancellare san Cristoforo da Cochem!
Nel 1942 il castello fu confiscato dal Ministero della Giustizia del Terzo Reich, che lo destinò agli studi di diritto e giurisprudenza. Il grande san Cristoforo della facciata sembrava davvero stonato, troppo religioso: così il mosaico fu smantellato. Per 17 anni, rimase solo una macchia scura di 32 metri quadrati!
Ina Stein-Wiese fa rinascere san Cristoforo
Ma nel 1960 si decise di ricostruirlo. Venne preso come modello un disegno della pittrice Ina Stein Wiese (1910-1966) che dipinse in più occasioni il santo.
Nell’acquerello, un giovane Cristoforo, con la testa completamente piegata e rivolta verso il basso, trasporta faticosamente (vedasi anche la gamba piegata) un Bambino, seduto comodamente a cavalcioni della spalla del santo che si appoggia ad un bastone – albero; è notte (come ci segnala la falce delle luna nel cielo) e l’atmosfera del quadretto è quasi onirica.
Nel mosaico posizionato sulla mastio del castello, un affaticato Cristoforo trasporta il Bambino sull’altra riva della Mosella (arricchita da un giovane albero con foglie), appoggiandosi ad un bastone. Il Bambino, vestito con una tunichetta bianca, in equilibrio sulla spalla sinistra del santo, tiene con la mano destra il globo del mondo e con la sinistra ci benedice. Il Bambino è Cristo: porta l’aureola trilobata; Cristoforo, invece, non è ancora santo, non porta aureola e il bastone non è ancora fiorito. L’abbondanza di oro illumina il mosaico e si perde senza dubbio l’atmosfera onirica – notturna.
Accomunano le due immagini la posa stanca e affaticata di Cristoforo e l’aspetto regale e tranquillo del Bambino, che tiene nelle sue mani il globo del mondo. Ma certamente i mosaicisti si sono ispirati ad un altro disegno per il san Cristoforo del castello (o hanno trattato il loro modello con grande libertà!)
Ancora oggi svetta il nostro san Cristoforo dal mastio del castello di Cochem sulla Mosella (e ringrazio Maria Vinante di avermelo segnalato e fotografato)!
Bibliografia
pagina wikipedia Castello di Cochem, in tedesco