San Cristoforo è un santo gigante, forzuto e possente o un giovane imberbe chiamato ad un compito pericoloso? E il Bambino è il Cristo che ci benedice, sicuro sulle spalle del santo, oppure un bambino che sta in piedi, in equilibrio instabile, e che spera di poter arrivare indenne dall’altra parte del fiume?

Un san Cristoforo irrequieto

Una contraddizione

Cosmè Tura, esponente della cosiddetta Officina Ferrarese, attivo alla corte estense, dipinge fra il 1465 e il 1470 un san Cristoforo irrequieto su fondo oro: una sorta di contraddizione, dato che il fondo oro è tipico della pittura più armonica, serena, mistica, mentre l’espressione dei due protagonisti ci dice tutt’altro.

San Cristoforo con Bambino su fondo oro
Cosmè Tura – San Cristoforo – Berliner Gemaeldegalerie- ph. Sailko

Vestiti metallici

Bambino e santo indossano una strana veste rossa e blu scuro, senza maniche, ma con lunghi lembi svolazzanti, quasi congelati, metallici. Abbiamo già visto come il mantello del santo in ambiente germanico acquisisca spesso caratteristiche simili a queste: è dunque dalla pittura tedesca e fiamminga che Cosmè si lascia influenzare in questo dettaglio.

San Cristoforo pensieroso

Il santo ha i capelli raccolti da un stretta fascia (anche questo particolare viene da Oltralpe) e tiene con entrambe le mani un lungo bastone, non fiorito, con il quale si aiuta nel passaggio. Solo il piede sinistro è vicino all’acqua, il destro è all’asciutto: sembra che la traversata non sia ancora cominciata, anche perché l’acqua si trova alla sinistra del santo: il momento è drammatico. Il santo sembra aver perso le sue virtù taumaturgiche: è un uomo con un compito complesso e pericoloso da portare a termine.

Un Bambino in bilico

Da notare anche il forte accento espressivo sia del Bambino, che sembra preoccupato di stare in equilibrio sulla spalla del santo, sia di Cristoforo, che guarda verso il basso, con occhi malinconici ed una smorfia nel viso imberbe. Un senso di irrequietezza pervade l’atmosfera del dipinto, anche per l’accostamento di colori forti e per il fondo oro che esaspera la tendenza all’astrazione ed al congelamento della scena.

La nuova religiosità rinascimentale

Sono tutti segni, questi, di una religiosità molto più problematica rispetto a quella medievale e di una ricerca di reinterpretazione del ruolo del santo. Tale aspetto è evidente anche nel capolavoro di Cosmè Tura dipinto qualche anno prima del san Cristoforo, il San Giorgio e la principessa sulle ante d’organo del Duomo di Ferrara.

San Giorgio uccide il drago in un scena drammatica
Cosmè Tura – San Giorgio e la principessa – Duomo di Ferrara

Bibliografia

  • su Cosmè Tura: claudio pepi
  • sul san Cristoforo di Cosmè Tura: Cosmè Tura, presentazione di Eugenio Riccomini, Rizzoli/Skira, I classici dell’arte 66, 2005
  • su San Giorgio e la principessa: google arts and culture