San Cristoforo nel Polittico di Bosto del varesino Francesco de Tatti
Al Castello Sforzesco di Milano è possibile ammirare una magnifica ancona a polittico, detta Polittico di Bosto, dipinta da Francesco de Tatti nel 1517. Al centro dell’ancona sono dipinti una Crocifissione nel registro superiore e una Madonna con Bambino in quella inferiore. Ma a noi interessa la raffigurazione, tra gli altri santi, del nostro san Cristoforo, qui un san Cristoforo che corre addirittura fuori dalla tavola!
Un commissione comunitaria per un artista varesino
18 febbraio 1516. L’artista varesino Francesco de Tatti firma un contratto con la comunità di Bosto, oggi quartiere di Varese, per la realizzazione di un Polittico per la chiesa di san Michele. Francesco ci sta già lavorando da almeno qualche mese: ha già, dunque, il materiale che gli serve. La comunità, nel contratto di febbraio, si impegna a fornirgli fin da subito l’oro necessario per la decorazione del polittico.
Il pagamento è piuttosto avventuroso (il pittore riceve in pagamento una vigna, che poi gli viene ricomprata da un debitore nei confronti della comunità di Bosto). Sembra, però, che dietro alla comunità ci sia la commissione, nascosta, della nobile famiglia Piccinelli (non a caso nella predella dell’ancona si celebra sant’Imerio, mitico capostipite della famiglia).
Da Vienna a Milano, via Cile
L’opera del De Tatti rimase nella chiesa di san Michele – sant’Imerio per un secolo e mezzo, poi scomparve. Tutto il polittico (che è di dimensioni enormi)! Trovato nella bottega di un rigattiere nel 1858, finì venduto in Cile, a Las Condes e da lì passò a Londra. Alla fine fu comprato all’asta da un collezionista milanese che lo donò al Castello Sforzesco. In tutti questi movimenti, la cornice si rovinò, ma la pala rimase integra e completa. Un sorta di miracolo! E chi può aver fatto questo miracolo? Beh, abbiamo bizzeffe di santi!
Il Polittico di Bosto: i santi e le scene della vita di Gesù
Nel registro superiore, intorno alla Crocifissione, sono raffigurati i santi Caterina d’Alessandria, Gerolamo, Francesco e Antonio; nel registro inferiore, intorno alla Madonna con il Bambino, San Giovanni Battista, Michele, Cristoforo e Rocco. Nella predella sono raffigurati i santi Imerio, Pietro, Paolo, Antonino a contorno dell’Andata al Calvario e della Deposizione.
San Cristoforo e san Rocco contro la peste
Sono vicini i santi che proteggono dalla peste, i santi Rocco e Cristoforo. I secoli XIV-XVII furono caratterizzati da grandi pestilenze e l’associazione san Cristoforo – san Rocco fa presupporre un riferimento al patronato dei due santi.
San Cristoforo che corre
Ma senz’altro san Cristoforo viene in qualche modo messo in riferimento anche al suo patronato sui pellegrini. Il santo, infatti, è rappresentato in modo molto dinamico. Guardate la gamba destra (insolitamente snella): alzata e talmente divaricata da uscire dal suo riquadro per entrare in quello di san Rocco, raffigurato in postura molto più statica. Anche la posizione del Bambino ci mostra il movimento del quadretto: con una mano si aggrappa forte al ciuffo di capelli di san Cristoforo, con l’altra tiene il globo di cristallo del mondo. Sta quasi per scivolare e il santo gli stringe la gamba destra con la sua manona. Se anche guardiamo a tutti gli altri santi del polittico, ci accorgiamo che san Cristoforo corre!
Una curiosità: nella stessa sala della Pinacoteca del Castello Sforzesco, si trova un altro san Cristoforo che corre, nel Polittico di san Rocco dipinto da Cesare da Sesto!
Un altro San Cristoforo di Francesco de Tatti, a Venegono Superiore
Ma a Francesco de Tatti è stato attribuito un altro san Cristoforo: corre anche questo? Direi proprio di no!È stato Sergio Dimori ad identificare in Francesco de Tatti l’autore del san Cristoforo del santuario di Santa Maria alla Fontana a Venegono Superiore (VA). Sono certamente presenti delle somiglianze, spiccano anche le differenze fra le due iconografie.
Il santo indossa gli stessi abiti. A Bosto, porta una gonnella gialla rimborsata in vita da una cintura che non si vede, un bel mantello color della porpora, bordato d’oro, lungo fino a terra; a Venegono è visibile anche una camicia dalle maniche lunghe; il mantello, di più semplice fattura, è comunque fermato da un’elegante fibbia. I volti si assomigliano molto.
I due Bambini sono molto diversi: molto più tradizionale quello di Bosto, senza mantello, in posizione assai più stabile, con la mano sinistra stranamente appoggiata sul ginocchio.
Completamente diverso anche lo sguardo dei due: a Bosto santo e Bambino si guardano (e il santo volge le spalle, per fare questo gesto, alla Madonna in trono), a Venegono i due guardano il passante.
E questa differente prospettiva spiega, secondo me, il cambio di scelta iconografica. Posta sopra l’ingresso laterale (quello verso la strada) del santuario di Santa Maria alla Fontana, il santo di Venegono Superiore deve proteggere chi passa, invitandolo ad entrare per una pausa, ma comunque a proseguire il suo viaggio. Ecco perché santo e Bambino ci guardano per proteggerci! (Me lo suggerisce anche un passante, che mi suggerisce: ‘Quello è san Pellegrino!’. No, non è san Pelllegrino, ma è certamente il santo che protegge i pellegrini!)
Bibliografia
- Francesco de Tatti e altre storie a cura di Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Marco Tanzi, Officina Libraria, 2011
- varesenews: Il polittico del Tatti torna a casa a sant’Imerio