A Brenzone del Garda, sulla sponda veronese del lago di Garda, due san Cristoforo sono affrescati accanto all’ingresso di due chiese medievali. Ci sono forse 50-60 anni di differenza fra il primo, quello di san Zeno, e il secondo, quello di sant’Antonio. E si vede!
Brenzone, ridente cittadina sul Garda
Quando si dice ‘ridente cittadina’… beh, Brenzone sorride nell’azzurro del lago, nel verde delle colline coltivate ad ulivi, nelle stradine bianche che la percorrono su e giù e congiungono fra loro le sedici frazioni che la compongono.
Ci sorride Castelletto (e San Zeno de l’Oselet)
Ci sorride Castelletto, un piccolo borgo costruito intorno al più antico approdo lacustre. La dedica della chiesa a san Zeno rivela che molte terre della zona erano in possesso del Monastero di san Zeno a Verona e che, comunque, rimasero sempre nell’orbita veronese (poi veneziana). Nella chiesa, costruita su un antico tempio pagano, oltre al bel san Cristoforo della facciata, molti affreschi trecenteschi di fattura bizantina che raffigurano episodi della vita di san Giovanni. (Curiosità: l’Oselet è il gallo segnavento sul campanile!).
Ci sorride Biaza (e sant’Antonio Abate)
Come mi ricorda Maria Teresa Galeazzi, Biaza ci sorride, invece, se camminiamo sulle “Vie dei Monti” sopra Castelletto. Dalla chiesa romanica di sant’Antonio Abate, la vista è davvero meravigliosa! anche qui una dedica importante a un santo importante, quell’Antonio protettore del bestiame e molto amato anche come guaritore dal Fuoco di sant’Antonio.
San Cristoforo bizantino e benedicente a Brenzone sul Garda
Se confrontiamo fra loro i due affreschi, possiamo fare alcune considerazioni.
La posizione di san Cristoforo
La posizione è senz’altro comune, vicino all’ingresso principale. La chiesa di Castelletto è orientata con l’abside verso oriente, mentre per orientare quella di Biaza i costruttori hanno dovuto inserire l’ingresso principale nella parete sud: quindi san Cristoforo a Biaza si trova sulla parete meridionale (ma anche questo non è cosa nuova, in quanto il santo è raffigurato spesso sulla parete meridionale degli edifici, rivolo verso il cimitero adiacente, quasi ad accompagnare, come un nuovo psicopompo, i defunti nel difficile passaggio dalla vita alla morte, dalla vita terrena alla vita eterna).
Un san Cristoforo (e un Bambino) ieratico
Confrontare la raffigurazione è più difficile, data la natura frammentaria dell’affresco di Castelletto. Si può intuire, però, dal tratto marcato del volto l’aspetto bizantineggiante del santo, evidenziato anche dalla postura ieratica del Bambino, che sembra quasi aggiunto alla spalla del santo. Santo e Bambino ci guardano, benedicendoci con i loro grandi occhi.
Un san Cristoforo che incomincia a muoversi e ci benedice
Nell’affresco di Biaza, invece, il santo ha un atteggiamento più moderno: lo sguardo, sempre rivolto al fedele, è più partecipe, quasi sorridente il Bambino. C’è una relazione fra il santo e il Bambino, che si trova a cavalcioni della spalla di Cristoforo; soprattutto compiono gli stessi gesti. Con la mano sinistra, reggono il bastone fiorito e il libro, entrambi simbolo della buona novella che dà vita; con la mano destra benedicono il fedele. Senza esserci davvero riuscito, il frescante ha comunque tentato di dare l’idea del movimento, attraverso le strane pieghe del mantello del Bambino. Quindi, più che un’icona, qui vediamo un primo abbozzo di quello che diventerà nei secoli successivi il traghettatore che lotta contro le insidie del fiume/lago/mare per trasportare il Bambino sull’altra riva.
San Cristoforo è il nuovo Ercole?
Rimane ora da chiedersi perché così tante raffigurazioni di san Cristoforo a Brenzone sul Garda.
All’interno della chiesa di Castello del Brenzone, si trova un’incisione risalente all’età romana ( tra I e II secolo d.C.) Hercul(i) / L(ucius) (Cl)aud(ius) Callistus: è una dedica a Ercole, molto importante per le comunità locale (e molto amato in Trentino e in Veneto), in quanto protettore dei viaggiatori, delle strade e dei porti.
Che ci sia un collegamento fra Ercole e San Cristoforo? Già altrove rilevato (come, ad esempio, a Milano dove la chiesa dedicata al santo sorse su un sito consacrato al culto di Ercole), lo slittamento da Ercole a San Cristoforo è evidentemente collegato al protettorato sui pellegrini e alla somiglianza dell’iconografia: un gigante che si appoggia sulla clava/bastone fiorito. Nel passaggio dal paganesimo al cristianesimo, il nostro santo assunse il protettorato che spettava a Ercole, perché mercanti e viaggiatori continuavano a fare una vita pericolosa e volevano un patrono!
Una passeggiata nel Medioevo a Brenzone
In ogni caso, vale la pena fare una bella passeggiata, seguendo le indicazioni di Maria Teresa Galeazzi e di Maria Vinante (che ringrazio), e scoprire due luoghi davvero affascinanti (e terminare la visita
Bibliografia
- Pro loco Brenzone
- Pagina Wikipedia Chiesa di San Zeno (Brenzone sul Garda), Brenzone sul Garda, Chiesa di Sant’Antonio Abate
2 Responses
[…] Lo studioso nota anche un legame triplice dio gigante della montagna dei popoli italici – Ercole – Cristoforo. E del legame fra Ercole e Cristoforo abbiamo già parlato (a san Cristoforo al Naviglio di Milano e proprio sul lago di Garda, a Brenzone). […]
[…] San Cristoforo è stato più volte definito l’Ercole cristiano! Entrambi colossali, si appoggiano al bastone-clava. Sono collegati alla protezione di strade e di sorgenti di acqua calda e fredda. Abbiamo già visto numerose attestazione del legame simbolico fra Ercole e san Cristoforo (ad esempio, a san Cristoforo sul Naviglio a Milano oppure a Labante o anche a Brenzone). […]