Oggi sono due le storie da raccontare a proposito dello stesso san Cristoforo, una xilografia del XV secolo. La storia di una xilografia che dovrebbe essere la prima al mondo realizzata con questa tecnica (ma non lo è) e la storia di un’altra riproduzione dell’immagine (che, però, è un falso storico, ma fatto proprio benissimo!).

La Certosa di Buxheim, la xilografia di san Cristoforo e la morte improvvisa

La Certosa di Buxheim e la sua biblioteca

Nel 1402 a Buxheim in Svevia venne rifondata la Certosa di Buxheim, famosa, fra le altre cose, anche per la sua ricchissima biblioteca di incunaboli.

Buxheim nel 1603
Caspar Sichelbein Il Vecchio, Trasfigurazione di san Bruno a Buxheim – 1603

Molti di questi incunaboli (circa 450 esemplari) furono donati da Ildebrando di Brandeburgo. Ne giunse da Buchau anche uno della prima metà del XV secolo, scritto in Boemia nel 1419. Conteneva la Laus Mariae; ma soprattutto c’era una xilografia incollata dietro la copertina del libro.

La prima xilografia al mondo?

La xilografia portava la data del 1423: risultava, dunque, la prima incisione realizzata con la tecnica della xilografia in circolazione. Prodotta per la devozione personale, forse per la badessa Anna von Gundelfingen, l’immagine riproduceva un meraviglioso san Cristoforo.

San Critsoforo con elementi leggenda
San Cristoforo – Incisione di Buxheim – The John Rylands University Library, University of Manchester, England – 1450

Il santo, l’acqua che avvolge e l’attraversamento del fiume

Il santo procede nel fiume, immerso fino alle ginocchia. L’acqua è quasi materica: avvolge i piedi del santo e sembra trattenerlo. Anche due pesci nuotano nel fiume. Cristoforo si appoggia con entrambe la mani al bastone, con radici d’albero e palma piena di datteri. Il santo ha il viso completamente girato indietro, per guardare il bambino benedicente e con in mano il globo del mondo. L’ampio mantello segnala il movimento, anche se, come solito nella tradizione germanica, sembra piuttosto metallico.

Un eremita e gli uomini di fatica

Molto interessante è il paesaggio in cui il santo compie il suo cammino. Un prato circonda il lago in cui cammina Cristoforo. Da una parte c’è l’eremita della Legenda Aurea, che illumina il cammino del santo con la sua lanterna. Dirimpetto all’eremita, stanno due personaggi: un uomo a cavallo va verso il mulino, lo stesso edificio da cui esce un uomo che trasporta un pesante sacco di farina. Rappresentano facchini e uomini di fatica protetti dal santo? Hanno a che fare con antichi divinità precristiane?

La scritta e il santo che protegge dalla mala morte

E poi c’è la scritta sulla parte bassa dell’immagine:

CHRISTOPHORI FACIEM DIE QUACUMQUE TUERIS, ILLA NEMPE DIE MORTE MALA NON MORIERIS- MILLESIMO CCCC XX TERCIO

Nel giorno in cui vedrai il volto di Cristoforo, in quel giorno non morirai per la mala morte. Anno 1423.

Una delle formule usate per indicare il potere di Cristoforo, che tiene lontano la mala morte, quella che arriva improvvisa, terribile quando ti trovi lontano da casa, dunque la più temuta da pellegrini e viaggiatori.

Una xilografia antica, sì, ma non la prima

Oggi gli studiosi ritengono che la data del 1423 sia un falso: forse indicava l’immagine originaria da cui venne ricavata lo stampo della xilografia, che però fu davvero realizzato almeno una ventina di anni dopo, intorno al 1450 fra la Germania del Sud e la Svizzera.

Quante copie dell’incisione si diffusero per l’Europa? Non lo so, in realtà, ma certamente l’immagine viaggiò in lungo e in largo.

San Cristoforo da Buxheim a Budapest? Un falso al Museo delle Belle Arti

Almeno due esemplari sono oggi a Budapest, custoditi al museo delle Belle Arti. Due esemplari ricavati dallo stesso stampo? E qui si apre la seconda storia di oggi: quella di un falsario.

Copia settecentesca del san Cristoforo di Buxheim – Museo di Belle Arti – Budapest – ph. Bodnár, Szilvia. «An Early Forgery of the Buxheim St Christopher»

Fu abile il falsario che tentò (e forse ci riuscì) ad ingannare un famoso collezionista d’arte di Budapest, il principe Nicolaus Esterhazy: recuperò carta originale del XV secolo ed eseguì una copia a penna e inchiostro della riproduzione del San Cristoforo di Buxheim, pubblicato nel 1776 da Sebastian Roland sul Journal zur Kunstgeschichte und zur allgemeinen Litteratur. Quanto spese il principe Nicolaus Esterhazy per un falso? Non lo sappiamo.

E l’incisione originale?

Finì nelle mani di George John Spencer, quando i beni della Certosa vennero incamerati nel 1803: il conte Spencer acquistò molti altri beni, ma a lui ne interessava uno in particolare:

Get me the Print of Saint Christopher at Buxheim!

Era devoto al santo? No. Aveva semplicemente riconosciuto la qualità estetica e storica dell’incisione. E ritengo interessante la conclusione lo storico Williams ha tratto da questa vicenda:

Returning to the St Christopher, we can observe the ways in which its use, value, and meaning shifted dramatically after its removal from a monastic context to that of an aristocratic collector’s library. What had begun its life as an object of personal devotion for Anna von Gundelfingen and had subsequently found its way into a book with practical, communal liturgical value for the Carthusians at Buxheim was transmuted into a commodity,

Tornando al San Cristoforo, possiamo osservare come il suo uso, il suo valore e il suo significato mutarono radicalmente dopo il suo trasferimento dal contesto monastico a quello della biblioteca di un collezionista aristocratico. Ciò che era nato come oggetto di devozione personale per Anna von Gundelfingen e che in seguito aveva trovato posto in un libro dal valore liturgico pratico e comunitario per i certosini di Buxheim, si trasformò in un bene di consumo.

Dunque, un’immagine tanto nota da diventare oggetto di falsificazione! Un santino che diventa un oggetto da trafficare!

Bibliografia

  • Bodnár, Szilvia. «An Early Forgery of the Buxheim St Christopher». PRINT QUARTERLY, 2011.
  • Williams, Kelsey Jackson. «The Dispersal of Monastic Libraries in the Early Nineteenth Century: Buxheim and Karakallou». Library & Information History 40, fasc. 2 (agosto 2024): 144–58.
  • su Buxheim: il sito, wikipedia