Sono due le tipologie fondamentali di raffigurazione di San Cristoforo: quella orientale del martire soldato cinocefalo e quella occidentale del portatore di Cristo. L’iconografia più antica è sicuramente quella orientale, come possiamo vedere da un antichissima argilla fittile del VI secolo, in cui vengono raffigurati San Cristoforo (soldato e cinocefalo) e San Giorgio. Una delle più antiche immagini del portatore di Cristo si trova a Hocheppan, in Sud Tirolo, presso Appiano sulla strada del vino: risale probabilmente al dodicesimo secolo.


La storia dell’arte e della devozione ai santi è sempre molto ricca di sorprese e dunque non mancano immagini di Cristoforo cinocefalo anche in Occidente (come quella di una miniatura del monastero di Stoccarda, ma ne parleremo) e raffigurazioni miste, in cui le due iconografie si mescolano: ecco dunque San Cristoforo martire cinocefalo e portatore del Bambino. Di questo parleremo oggi.

San Cristoforo martire cinocefalo e portatore del Bambino
Queste immagini (di numero ridotto, comunque) risalgono quasi tutte al diciottesimo secolo e si trovano in ambito orientale, soprattutto nella regione greca, bulgara e rumena. Esse testimoniano una soluzione di compromesso fra l’iconografia presente nel mondo ortodosso (che ha radici molto profonde nella storia della devozione) e le nuove immagini ispirate alla Leggenda Aurea (diffuse nella chiesa orientale a partire dal XIV secolo), considerate più moderne e meno ambigue dal punto di vista religioso. Anche presso la chiesa ortodossa, infatti, la devozione per San Cristoforo conobbe momenti di grande fervore, accanto a momenti di crisi, fino alla proibizione della raffigurazione della sua immagine cinocefala. D’altronde la tradizione ortodossa fu sempre in bilico fra iconofilia e iconoclastia: questo vale anche per san Cristoforo.
San Cristoforo e san Caralampo al Museo delle Icone di Recklinghausen
Il Museo delle icone di Recklinghausen possiede un’icona popolare di origine greca della metà del XVIII secolo, in cui Cristoforo è raffigurato cinocefalo e portatore del Bambino accanto al santo vescovo, anche lui martire.

Cristoforo indossa un mantello che cade liberamente, appoggiato al braccio sinistro, sopra un’armatura a scaglie fino al ginocchio. Le gambe nude, che indicano l’attraversamento del fiume, sono piegate dal peso del Cristo, seduto sulla sua spalla e tenuto con cura dal santo con la mano destra. Cristo, vestito con una vestina blu e un mantello rosso e con la destra sollevata in segno di benedizione, guarda Cristoforo e il vescovo. Con la mano sinistra, Cristoforo si appoggia al suo bastone, che, come descritto nella leggenda, sta germogliando. Da un segmento di cielo blu, le gocce di rugiada cadono sui germogli. Con gli occhi spalancati, la bocca leggermente aperta e le orecchie alzate, il santo sorride verso il vescovo. Il nimbo crociato di Cristo e l’abbreviazione IC XC, così come il titolo greco di Cristoforo, sono diventati di nuovo visibili rimuovendo le ridipinture poste in precedenza.
San Cristoforo in Transilvania: tante immagini e il portatore di Cristo cinocefalo
La diffusione della devozione a San Cristoforo avvenne in modo massiccio in Transilvania nel XVIII secolo. Erano già presenti in Romania immagini del san Cristoforo cinecefalo (o comunque zoomorfo) e altre di san Cristoforo portatore di Cristo; ma la grande diffusione del culto del santo del XVIII fece nascere l’iconografia mista del portatore di Cristo cinocefalo.
Seguiamo le opere di una famiglia di pittori, i Grecu, che lavorarono a Făgăraú. Nel 1810 furono Nicolae e Alexandru Grecu a dipingere un san Cristoforo teriomorfo e con entrambe le caratteristiche a Sarata, mentre il giovane Nicola (della seconda generazione della famiglia) dipinse un san Cristoforo con le caratteristiche di un orco, di un mostro antropofago a Tichindeal.
La posizione del santo è simile: mentre avanzano verso destra, si voltano indietro per guardare il Bambino e anche noi fedeli. Cambia la posizione del braccio destro, ripiegato verso il Bambino nella prima raffigurazione, aperto ad appoggiarsi più dinamicamente sul bastone nella seconda immagine. Cambiano i colori, con una grande differenza fra la tunica bianca del Bambino e gli abiti rossi e blu di Cristoforo a Sarata e colori più omogenei a Tichindeal.


Ma quello che è davvero diverso è il volto di Cristoforo; in ogni caso è teriomorfo, ma mentre a Serata non è mostruoso e quasi richiama ad altri animali (come l’agnello o il cavalo), a Tichindeal ci troviamo di fronte ad una sorta di orco antropofago, con denti aguzzi e ghigno terrificante. E così a Tichindeal ci troviamo di fronte a un’iconografia simile a quella del san Cristoforo mostruoso delle Alpi, che richiama l’Homo selvaticus. Riporto le interessantissime considerazioni di Silvia Marin Baruttcieff, la più grande studiosa di san Cristoforo in Romania.
At the other end of the geographical axis under discussion, in the sub-Carpathian Land of Bârsa, the iconographic version of the ogre – a popular one during the first four decades of the 19th century, reminds us of the interest held by the medieval populations of the Alps in the giant Christopher. Between the zoomorphic representations of the Carpathians, tapping into the ogre folk tales, and the images in the Bavarian Alps, based on the archetypal Wilder Mann, Saint Christopher’s the iconographic destiny emerges as an extended cultural trajectory and suggests a fertile relationship between mountainous areas, which calls for in-depth investgation.
All'altro estremo dell'asse geografico in questione, nella Terra di Bârsa, nella regione subcarpatica, la versione iconografica dell'orco – popolare nei primi quattro decenni del XIX secolo – ci ricorda l'interesse delle popolazioni medievali delle Alpi per il gigante Cristoforo. Tra le rappresentazioni zoomorfe dei Carpazi, che attingono ai racconti popolari dell'orco, e le immagini delle Alpi bavaresi, basate sull'archetipo del Wilder Mann, il destino iconografico di San Cristoforo emerge come una traiettoria culturale estesa e suggerisce un rapporto fertile tra aree montane, che richiede un'indagine approfondita.
Bibliografia
- Bock, Martin. Christophoros kynokephalos: die Darstellungen des hundsköpfigen Christophoros auf Ikonen des Ikonen-Museums Recklinghausen. Monographien des Ikonen-Museums Recklinghausen 4. Recklinghausen: Ikonen-Museum, 1997.
- Marin-Barutcieff, Silvia Marin. «An Iconographic Theme Disseminated North of the Carpathians: Saint Christopher in Romanian Mural Painting of Southern Transylvania (1760–1835)». Łódzkie Studia Etnograficzne 58 (28 ottobre 2019): 195.