Storia del San Cristoforo al Museo di san Martino
Si trova oggi ad Alzano Lombardo, nella quarta sala dal Museo san Martino, in una posizione che lo valorizza notevolmente. Si entra in una saletta, una sorta di soppalco, aperta su una nicchia in cui è conservato il grande quadro (160 cm x 347 cm). I soffitti e le pareti bianche ci aiutano a cogliere i colori del dipinto, ma anche di mettere a fuoco i particolari e l’imponenza del nostro san Cristoforo.
1575 Tintoretto, la confraternita dei Mercanti di Venezia
In origine, però, questo quadro, dipinto dalla bottega dei Tintoretto, probabilmente autografo dallo stesso Jacopo (o forse ritoccato, in modo più o meno pesante, dalla bottega), nel 1575, si trovava al primo piano della Confraternita di San Cristoforo, la Confraternita dei Mercanti a Venezia, presso la Madonna dell’Orto (già Chiesa di san Cristoforo).
Verso la fine del XVI secolo, la Confraternita del nostro santo si unì alla schola di San Francesco e di Santa Maria della Misericordia e affidò ad Andrea Palladio il compito di restaurare l’edificio storico. Tra le altre commissioni, venne evidentemente assegnata ai Tintoretto la commissione di un grande dipinto da porre al primo piano dell’edificio.
La fine della Confraternita dei Mercanti e il viaggio di san Cristoforo
Il dipinto rimase nella scuola per due secoli; poi, vittima delle espropriazioni napoleoniche, giunse a Brera, dove rimase fino intorno al 1820-1821, quando fu acquistata dalla Fabbriceria San Martino, forse grazie a don Giuseppe Bongiani, che aveva ottimi rapporti con il governo austriaco allora in carica.
Il san Cristoforo di Tintoretto a Alzano Lombardo
All’incrocio fra le due diagonali del quadro, il Bambino dalla pelle candida e dalla vestina rosa, con una mano tiene il globo vitreo del mondo, con l’altra si tiene al santo verso cui si rivolge. Il cielo luminoso alle sue spalle raffigura lo spazio fra il celeste e il terreno. Come sempre in Tintoretto, la luce conferisce drammaticità alla raffigurazione. Nei cieli, la Madonna (indossa vesti dello stesso colore di quelle del Bambino) pare un po’ preoccupata e, insieme agli angeli, guarda attentamente la scena di attraversamento, che si svolge nelle acque tumultuose di un fiume. Ben raffigurata la riva di partenza (opera probabilmente delle maestranze fiamminghe della bottega di Tintoretto), noi spettatori ci troviamo su quella di arrivo, grazie all’albero che si intravede alla sinistra della scena raffigurata.
Il santo è, volto a fatica verso il Bambino, piegato, avanza con fatica tenendosi il fianco con la mano sinistra ed appoggiandosi ad una palma già fiorita (molto simile alla palma che tiene nelle mani san Cristoforo anche nella Gloria del Paradiso dipinta da Tintoretto per la Sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale di Venezia dopo l’incendio del 1577). Indossa una veste scura e maglieria intima alzata fin sopra le muscolose ginocchia (viste, probabilmente, al san Cristoforo di Tiziano, sempre in Palazzo Ducale di Venezia) e un mantello, indossato come drappo (dello stesso colore del mantello del Bambino e della Madonna, della cintura e delle ali degli angeli: colore del divino, dunque),
In primo piano, compaiono i due dignitari della corte dogale, riccamente abbigliati, committenti dell’opera.
Ancora san Cristoforo ad Alzano Lombardo
Questo non è l’unico san Cristoforo presente ad Alzano. Nel Museo d’arte sacra San Martino, c’è una pala di Marinoni, che raffigura sant’Antonio con san Cristoforo e san Nicola da Tolentino, mentre nella chiesa di san Martino, il Piazzetta ha raffigurato nel 1750 Il martirio di san Cristoforo.
Nella chiesa della frazione di Ollera, poi, sull’altare della chiesa della Santissima Trinità, si trova San Cristoforo, all’interno del Polittico di san Rocco, a testimoniare la grande importanza del santo nella Val Seriana.