Un San Cristoforo speciale a Laion
Che cosa mangia san Cristoforo durante il suo viaggio?
E cioè, che cosa mangiavano i viaggiatori (di cui il santo era il patrono) durante i loro viaggi nel Quattrocento e nel Cinquecento? A giudicare da questo san Cristoforo di Novale-Ried di Laion, all’imbocco della val Gardena in Sudtirolo, i pellegrini si portavano in viaggio i brezel, il pane intrecciato tipico della tradizione gastronomica bavarese. Ebbene sì, Livio Pacher, un cacciatore di san Cristoforo, mi ha dato occasione di sbirciare nella scarsella del santo e ci abbiamo trovato tante curiosità.
Mettiamo le mani nella bisaccia del nostro viaggiatore san Cristoforo di Laion. La bisaccia del nostro santo è di tela bianca, appesa alla cintura con una fibbia; composta da due sacche, tenute aperte da due anelli in metallo, ha nella parte anteriore dei sacchetti per le monete. Che cosa ci troviamo?
- nella tasca superiore:
- un brezel
- un pezzo di formaggio
- un pezzo di pane (?)
- nella tasca inferiore:
- un grappolo d’uva
- un pesce
- un frutto (?)
- nella parte anteriore:
- almeno due sacchetti (pieni di monete?).
Un grappolo d’uva?
Laion è terra di vigneti e di grandi vini. E anche all’interno della chiesa è presente un affresco del XVI secolo che raffigura sant’Urbano, patrono dei bottai, con in mano un grappolo d’uva.
Un brezel quaresimale?
Ma quello che colpisce è il brezel, che il santo ha già assaggiato. Cibo utile per chi deve partire, perché si consuma fresco, ma anche secco. Tra l’altro, il brezel, nato nel primo millennio della storia. ha avuto grande fortuna (e, a dire la verità, ce l’ha ancora) nel Medioevo e nel Rinascimento.
Brueghel lo rappresenta nel suo quadro Lotta del Carnevale e della Quaresima, come segno di cibo quaresimale.
Forse che sia finito per questo motivo nella bisaccia del santo? E, quindi, tutti questi cibi potrebbero avere anche un significato simbolico? Pane, uva, pesce… ma gli altri cibi? Eppure ci sarebbe anche un altro indizio.
La fascia in testa
Spesso oltralpe san Cristoforo è raffigurato (da grandi pittori a sconosciuti frescanti) con una fascia bianca a cingere le tempie.
Thomas Grison sostiene che la fascia serva a creare un parallelo fra san Cristoforo e Sansone, raffigurato con la fascia che circonda le tempie. Ma lo stesso studioso mette in evidenza il fatto che la fascia, nell’iconografia medievale, ha a che fare con i sacramenti, in particolare con la Confermazione e, ovviamente, il Battesimo. Sarebbe dunque un riferimento al significato battesimale del passaggio compiuto da san Cristoforo attraverso le acque pericolose: nel fiume entra il gigante pagano Reprobo e dal fiume esce il santo cristiano portatore di Cristo, Cristoforo.
Un santo elegantissimo
Davvero interessante questo san Cristoforo! E le sorprese non finiscono qui. Iniziamo dalla veste, davvero molto elegante: la tunica ha un bordo con gemme e con una fodera dal colore vivo e il mantello porpora è legato da una preziosa fibbia con bianchi pendagli.
Un ramo fiorito
Il santo non ha in mano un bordone, né una verga, ma un ramo di un grande albero che fiorisce. La Leggenda Aurea parla di una palma, ma a Laion forse non si era mai vista una palma e, comunque, anche altrove il bastone fiorisce in base alla flora locale (ad esempio, a Pera di Fassa, dove il bastone fiorisce con le azole, i gigli rossi di montagna).
L’eremita attende Cristoforo
Nelle raffigurazioni germaniche della traversata, ricorre spesso la figura dell’eremita che attende Cristoforo dall’altra riva del fiume. Dato che questa traversata, secondo fonti legati alla tradizione germanica (in particolare, la leggenda narrata da Walther di Spira), avviene di notte, l’eremita tiene nelle sue mani la lanterna con la quale illumina il percorso di Cristoforo. Spesso viene raffigurata anche la capanna in cui risiede l’eremita: qui spunta proprio dalla chioma degli alberi.
Un cartiglio tedesco
Ultimo elemento notevole di questo straordinario san Cristoforo: il Bambino ha nelle mani da una parte il globo del mondo, dall’altra un cartiglio scritto in tedesco. Ci ricorda la virtù del santo, che protegge dalla mala morte i viandanti che ne guardano l’immagine di mattina.
San Cristoforo germanico
Facendo una riflessione su tutte queste caratteristiche del santo, ci rendiamo conto che il san Cristoforo di Laion possiede tutte le caratteristiche peculiari della raffigurazione germanica del santo, diffusa in Germania, in Austria, in Svizzera, in Slovenia e nel Sudtirolo. Come ovunque, a partire dal XIII secolo, San Cristoforo è raffigurato nell’atto di attraversare il fiume con il Bambino sulle spalle, ma l’iconografia tedesca presenta queste peculiarità:
- San Cristoforo
- porta una fascia bianca in testa
- ha lunghi capelli (a segnalare quanto è selvatico e mostruoso Reprobo, in quanto in questo periodo tutti portano i capelli corti)
- ha una veste molto elegante
- porta un mantello (di solito, ma non qui, gonfiato dal vento, con una consistenza quasi ‘metallica’)
- indossa alla cintura una scarsella o una bisaccia
- a volte porta appeso alla cintura anche un coltellino (che il suo manico sia quello strano oggetto di colore marrone e rosso accanto alla bisaccia del santo?)
- L’eremita
- di solito è raffigurato
- illumina con una lanterna il percorso del santo
- Il Bambino
- indossa un mantello che si gonfia per il vento e ha una consistenza quasi ‘metallica’
- tiene stretto nel pugno una ciocca dei capelli di Cristoforo
Altri san Cristoforo a Laion
Bibliografia
- Thomas Grison, La figure de saint Christophe dans l’iconographie des anciens Pays-Bas (1450-1550), mémoire de Master 2, université de Nantes, 2021, sous la direction d’Ambre Vilain et de Marc Gil., Nantes
- Wikipedia, pagina Saint Christophe portant l’Enfant Jesus, Brezel
- Novale di Laion
4 Responses
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[…] sua scarsella? Prima di tutto pane (abbiamo visto che in Sudtirolo san Cristoforo porta anche i brezel!); poi, di solito, un pesce secco infilato su un bastone. A volte sono presenti anche altri cibi […]