Cesare da Sesto dipinge il Polittico di san Rocco

Un grande pittore per la confraternita di san Rocco

28 gennaio 1523. La confraternita di san Rocco commissiona un polittico al pittore Cesare da Sesto da porre sull’altare maggiore dell’oratorio di San Rocco presso Porta Romana. L’oratorio è stato costruito nel 1486, durante una gravissima pestilenza che provocò a Milano migliaia di morti.

Nella sua famosa bottega milanese, il pittore si mette al lavoro. Lui non lo sa, ma questa sarà la sua ultima opera, quella in cui risultano evidenti tutti gli apporti degli artisti che ha frequentato in vario modo nella sua vita (Leonardo di cui è stato allievo; Raffaello che ha incontrato a Roma; Michelangelo di cui ha ammirato la Cappella sistina). Nel mese di luglio, infatti, è colpito da una malattia fulminante e muore il 27 luglio dello stesso anno.

San Cristoforo dal letto di morte

Mi immagino: è il 25 luglio, la festa di san Cristoforo. Cesare sa che non ce la farà, guarda il suo polittico non ancora finito. Ha dipinto la Madonna con il Bambino (prendendo ispirazione dalla Madonna di Foligno di Raffaello), San Giovanni Battista ed Evangelista, San Rocco e San Sebastiano. Va terminata proprio la tavola di san Cristoforo. Tra l’altro, è anche il santo dei passaggi, anche quello dalla vita alla morte. E forse, affidando la realizzazione del paesaggio ad un ragazzo della sua bottega, il pittore si mette sotto la tutela del traghettatore di Cristo, nel suo ultimo passaggio, che sente imminente.

Polittico con santi: il Principale è san Rocco. Ma c'è anche san Cristoforo
Cesare da Sesto – Polittico di san Rocco – 1523 – Castello Sforzesco Milano

Il polittico è pronto

Torniamo alla realtà, quella storicamente provata: un allievo di Cesare termina l’ultima tavola del polittico, quella di san Cristoforo, dipingendone il bel paesaggio. Mancano anche le ante. Anch’esse sono dipinte. Il polittico può essere sistemato nell’Oratorio di san Rocco.

Molti pregano ben presto davanti a questo polittico: inizia nel 1524 un nuova, terribile, ondata di peste a Milano, che provoca 100.000 vittime (più grave anche della pestilenza di san Carlo del 1576; la peste più devastante a Milano è quella manzoniana, con 150.000 vittime)

Da Porta Romana al Castello Sforzesco

Quanto vi resta? Fino al 1796, quando il dipinto viene collocato a Brera e poi acquisito dal duca Giacomo Melzi. Nel 1923, con la morte della discendente del duca, Giuseppina Melzi d’Eril, ultima proprietaria, il polittico giunge nella Pinacoteca del Castello Sforzesco, ove ora è esposto.

E oggi? Due san Cristoforo di corsa

Nella stessa sala della Pinacoteca del Castello Sforzesco, è possibile ammirare anche il Polittico di Bosto di Francesco de Tatti, dipinto nel 1517 per la chiesa di sant’Imerio a Bosto (Varese). Le vicende di vendita e cessione fanno sì che oggi i due polittici si guardino. Curioso: in entrambi i polittici san Cristoforo corre!

San Cristoforo che corre
San Cristoforo – Polittico di Bosto – Francesco de Tatti – 1517 – Castello Sforzesco Milano
San Cristoforo che corre
San Cristoforo – Cesare da Sesto – Polittico di san Rocco – 1523 – Castello Sforzesco Milano

San Cristoforo che corre

Un San Cristoforo davvero originale!

Cesare da Sesto sceglie una raffigurazione particolare per il nostro santo. Intanto, è nudo, avvolto solo da un lungo mantello rosso, gonfiato dal veloce movimento del santo che si muove veloce e leggerissimo sulle acque (quanto distanza dai san Cristoforo germanici affaticati, poderosi, segno di resistenza alle difficoltà,, o a quelli fiamminghi sperduti in mezzo ad un mondo ostile, ma determinati a passare dall’altra parte!).

Interessante la posizione di braccia e gambe che mette in evidenza il movimento, in particolare il braccio destro piegato con la mano appoggiata al fianco. Altra novità è che il santo è imberbe e non è certo quel gigante orribile di cui parla al Legenda Aurea!

Anche il Bambino è nudo, ma avvolto da un mantello bianco. Nella mano destra tiene il globo del mondo, mentre con la destra benedice il santo.

Da notare, infine, il paesaggio montano con un’abitazione tipicamente nordica sulla riva: un tentativo di raffigurare la capanna dell’eremita (ma senza l’eremita)? Un semplice dettaglio per dare più realismo al paesaggio? Un influsso fiammingo, evidente anche nel taglio delle montagne?

Cesare da Sesto Calende, l’Abbazia di san Donato e san Cristoforo

Facciamo un giro a Sesto Calende, alla ricerca di nuove notizie su Cesare

Se davvero Cesare da Sesto nacque a Sesto Calende (come gli studiosi deducono dal nome), allora potrebbe aver visto i due san Cristoforo presenti ancora oggi nell’Abbazia di San Donato, proprio alle porte di Sesto Calende. Sembra, tra l’altro, che Cesare abbia proprio lavorato nell’Abbazia (probabilmente nel 1503, all’inizio della sua carriera; avrebbe dipinto le Storie di santa Caterina di Alessandria e santi).

Ci troviamo, però, di fronte a immagini di san Cristoforo completamente diverse. rispetto a quella del polittico.

La prima, quella in facciata, salvata recentemente dal riempimento del portico, è un affresco del XV secolo che riproduce un san Cristoforo barbuto, con Bambino dalla lunga veste e con cartiglio, che compie il tipico gesto popolaresco di aggrapparsi ad un ciuffo di capelli del santo. L’aveva vista Cesare? Forse sì, ma non ne ha tratto ispirazione per il suo santo.

San Cristoforo
San Cristoforo – Abbazia di san Donato – XVI sec. – Sesto Calende (VA)

La seconda immagine del nostro santo, invece, fu realizzata dopo il 1565; dunque Cesare non poté vederla. San Cristoforo si trova alla sinistra della cosiddetta Madonna dei limoni: più che appoggiarsi, si punta per terra con il bastone fiorito. Indossa un corpetto verde e biancheria intima visibile e non coperta dal mantello rosso che indossa, Il Bambino è completamente nudo.

Madonna tra i santi contro la peste
Madonna dei limoni – Abbazia di san Donato – XVI sec. – Sesto Calende (VA)

Torniamo a Milano

Dato che la nostra visita a Sesto Calende non ci ha dato ulteriori indicazioni sul san Cristoforo di Cesare da Sesto (però, ne è valsa la pena!), non ci resta che tornare alla Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano per ammirare i due polittici e anche il san Cristoforo scolpito da Bonino da Campione sul monumento funebre di Bernabò Visconti, davvero imperdibile!

Bibliografia

Dal canale youtube sullespalledisancristoforo