San Cristoforo protegge i pellegrini dalla mala morte

Nel Medioevo prima, e poi nel Rinascimento, la funzione principale di San Cristoforo è quella di proteggere per tutta la giornata i pellegrini, quelli che guardano la sua immagine: in questo modo il viaggiatore non sarà colto dalla morte (soprattutto dalla mala morte). Sulle strade medievali a meno di un giorno di cammino, ecco grandi San Cristoforo, sulla parete più visibile delle chiese (ma anche di palazzi, ospizi e case), proteggono i passanti. Di solito li guardano direttamente, con grandi occhi aperti. Questo è evidentissimo nelle attestazioni trecentesche.

San Cristoforo antichissimo che guarda frontalmente. IL Bambino sulle sue braccia ha in mano un rotolo.
San Cristoforo – Chiesa di san Giacomo Gargnano sul Garda (BS) – ph. Fiorenzo De Gasperi

Ma da quale morte protegge San Cristoforo? In particolare dalla morte più temuta, la morte improvvisa, quella che ti prende quando sei sulla strada, dove non ti conosce nessuno e nessuno può darti l’estrema unzione: è la mala morte.

Ed ecco dunque a Cavalese, sulla casa, compare San Cristoforo che protegge dalla mala morte insieme a Santa Dorotea, che protegge dalla buona morte, quella che avviene sul proprio letto accanto ai familiari dopo aver ricevuto gli Oli Santi.

Santa Dorotea e san Cristoforo – Palazzo Bertelli – Cavalese (TN)

Il santo, visto da lontano, viene invocato con delle preghiere formulari che ci attestano proprio la funzione di protezione dalla morte improvvisa; ne abbiamo trovato un’attestazione antica a Piobesi Torinese. Sulla facciata della Pieve di San Giovanni in Campi, compare un san Cristoforo affrescato nel 1359 da maestranze locali. La storia di questo affresco è intrigante.

A Piobesi Torinese un ex voto con san Cristoforo

Una tempesta, un ex voto

Tarda estate 1359: Giovanni Pivart e la moglie Guglielmina stanno viaggiando da Chamousset, (nella Maurienne, contea di Savoia) verso qualche santuario in Italia. Valicano le Alpi, fredde, pericolose: forse sono sorpresi da una tempesta di neve. Si votano al santo che protegge dai pericoli dei viaggi in montagna qui sulle Alpi francesi, San Bernardo. Appena saranno davvero al sicuro e troveranno il posto adatto dedicheranno un ex voto al santo che li ha protetti in montagna e a quello che li protegge sempre sulle strade, san Cristoforo.

Giovanni e Guglielmina a Piobesi

Arrivano a Piobesi, che si trova sulla strada, già di età tardo imperiale romana e utilizzata anche per tutto il Medioevo. Li sorge la Pieve di San Giovanni ai Campi. Forse intorno ci sono strutture di accoglienza dei pellegrini ed un ricetto, oggi scomparsi. A Giovanni quella pieve che sembra molto antica (in effetti ha funzione di battistero già dal V-VII secolo ed è stata ricostruita nell’XI secolo) piace molto, per la sua forma armonica e anche per i materiali con cui è costruita: mattoni, ciottoli di fiume, anche materiale di spoglio degli edifici romani.

La pieve intera
Pieve di San Giovanni in Campi – Piobesi Torinese (TO)

La commissione dell’affresco

I due coniugi si rivolgono allora a un maestro locale (oggi lo chiamiamo, con gran fantasia, maestro della Lunetta di Piobesi) e gli commissionano un affresco da porre sulla facciata della pieve. L’affresco racconta, con immagini e parole, la storia di Giovanni e Guglielmina, ma anche la loro devozione alla Madonna e ai santi che li hanno protetti (San Bernardo e san Cristoforo), nonché al patrono della pieve, san Giovanni Battista. Che cosa fa il maestro? Un capolavoro che possiamo ammirare anche oggi!

chiesa con tetto a capanna e affreschi sulla facciata
Pieve di San Giovanni in Campi – Piobesi Torinese (TO) – affreschi della facciata

La Madonna del Latte e i committenti

Al centro della lunetta è raffigurata la Madonna del Latte, iconografia molto diffusa nel corso del Medioevo (e poi pressocché scomparsa perché considerata poco pudica).

Allietano il pasto del Bambino (che tiene fra le mani un cardellino) due angeli, che suonano la ribeca e il liuto.

Madonna fra due angeli e committenti
Madonna del Latte – Pieve di san Giovanni ai Campi – Piobesi Torinese (TO)

Fuori dalla spazio sacro della scena, stanno in ginocchio Giovanni, con il mantello del pellegrino, e Guglielmina: entrambi indossano sai da penitenti. La loro storia è narrata nell’iscrizione posta alla destra e alla sinistra della lunetta:

Fra Giovanni Pivart da Chamousset in Savoia e sua moglie Guglielmina fecero eseguire questo affresco in onore di Dio, della Vergine Maria e di san Giovanni di Piobesi nel 1359, il 3 ottobre.

San Cristoforo

Alla loro sinistra ecco il nostro san Cristoforo.

Grande san Cristoforo con Iscrizione
San Cristoforo – Pieve di san Giovanni ai Campi – Piobesi Torinese (TO)

Il santo, raffigurato frontalmente, ci guarda mentre trasporta il Bambino, tenendolo stretto per la gambetta con la sua mano sinistra. Con la mano destra, tiene la palma coi datteri, riferimento forse originariamente al martirio del santo, ma in quest’epoca ormai collegata al racconto di Jacopo da Varagine (il bastone utilizzato dal trasportatore fiorisce come una palma piena di datteri a dimostrare che il bambino che Cristoforo trasporta è Cristo). Le vesti dei due sono molto eleganti, arricchite da ricami damascati; il santo porta un lungo mantello foderato di vaio che gli ricade sul collo.

Chi guarda san Cristoforo, oggi non muore! A Piobesi San Cristoforo vs mala morte

Arriviamo finalmente all’iscrizione:

CHRISTOPHORI SANCTI SPECIEM QUICUMQUE TUETUR ILLO NAMQUE DIE NULLO LANGUORE TENETUR (Chiunque fisserà l’immagine di san Cristoforo, certamente in quel giorno non sarà colto da alcun male).

sul canale youtube sulle spalle di san Cristoforo

Chi guarda san Cristoforo, oggi non muore! Su tutte le Alpi San Cristoforo vs mala morte

Non è certo l’unica attestazione di questa formula precisa. Lo troviamo, ad esempio, a Rossura, in Canton Ticino, a Muggia Vecchia (Trieste), a Pernes les Fontaines (Valchiusa), a Venezia (nella Basilica di san Marco).

Cristoforo con Bambino
San Cristoforo – Pernes les Fontaines (Vaucluse) Tour Ferrande – XIII secolo – ph. Véronique PAGNIER

In altri affreschi monumentali del XIII secolo la formula è molto simile, ad esempio a Biasca (Canton Ticino) e a Bominaco (Abruzzo). Interessanti le iscrizioni sugli affreschi della collegiata di Biasca e del santuario di san Vittore a Feltre: parlano della mano di san Cristoforo, nemica dei dolori, se guardata.

Bibliografia