Paris Bordon (1500-1571), definito dallo storiografo veneziano Marco Boschini il “Divin Pitor”, era nato a Treviso, ma fu attivo a Venezia dove fu a bottega di Tiziano, esasperandone il manierismo.

La Pala Manfron di Paris Bordon

Negli anni Venti del Cinquecento, realizzò la Pala Manfron, che raffigura la Madonna con San Cristoforo e san Giorgio). Non senza discussioni, che il professor Alessandro Cosma ben dettaglia nell’articolo in bibliografia, gli studiosi sono giunti alla ricostruzione della vicenda della realizzazione del quadro.

La Madonna prende dalle spalle di san Cristoforo il Bambino
Paris Bordon, Madonna con il Bambino San Cristoforo e San Giorgio (Pala Manfron)-Accademia Tadini Lovere – 1525-1526

Un padre piange il figlio morto

Il nobile trevigiano Giampaolo Manfron commissionò a Paris Bordon quest’opera per ricordare il figlio Giulio, morto il 15 agosto 1526 durante l’assedio di Cremona. Amava così tanto il figlio, da scendere in campo di battaglia a ottantacinque anni per vendicarlo. Il quadro ha anche una valenza politica: Giampaolo vuole sottolineare il prestigio della famiglia Manfron, basato sulla fortuna economica, il legame con famiglie locali e, soprattutto, la lealtà nei confronti di Venezia.

Giulio Manfron è san Giorgio

Giulio è raffigurato nelle vesti di san Giorgio: le sue fattezze sono riconoscibili, le sua armi sono quelle di un combattente, il suo nome Giulio è indicato dalla medaglia con la raffigurazione di Giulio Cesare. Volge il suo sguardo verso la Madonna, seduta su un trono che pare un sarcofago: con questo particolare, il quadro assume un valore di effigie in memoriam. Lo sguardo di san Giorgio verso la Madonna è simbolo della fedeltà della famiglia nei confronti di Venezia, spesso raffigurata come la Vergine; forse a ciò allude anche il cagnolino presente nel quadro. Seguendo la lancia di san Giorgio, ci imbattiamo nel drago ai suoi piedi e nello sfondo in cui si nota un paesaggio con un viandante e una capra. Gli elementi raffigurati hanno un valore simbolico: il drago mette in evidenza il coraggio e la forza del combattente, il viandante richiama l’agostiniano pellegrinaggio della vita, mentre la capra è probabilmente un simbolo di Cristo.

Il centro del quadro. San Cristoforo e la Vergine

Il protagonista del quadro dovrebbe essere, dunque, Giulio Manfron – san Giorgio, eppure l’utilizzo del telo verde e lo scambio di sguardi fanno concentrare l’attenzione sul gruppo Cristoforo- Bambino – Madonna. Ciò è anche evidenziato sia dalla posizione della pala (davanti all’altare di san Cristoforo nella chiesa di Sant’Agostino a Crema) sia dalla copia che è presente nella chiesa di Castelleone, nella quale la figura di san Giorgio è completamente omessa.

San Cristoforo porge il Bambino alla Madonna: è una copia di Paris Bordone
San Cristoforo (copia di Paris Bordon)- Castelleone – ph. Giovanni Micheli

Sembra, dunque, che Paris voglia sottolineare un legame strettissimo fra san Cristoforo e la Madonna: il professor Alessandro Cosma collega questo legame al fatto che una famiglia alleata (e imparentata) con i Manfron, la famiglia Porto, gestiva il patronato dell’Ospedale di santa Maria e di san Cristoforo a Vicenza.

Cristoforo sarebbe stato scelto, dunque, dal committente in quanto protettore contro la morte improvvisa (quella che avviene, appunto, in guerra) ma anche per il legame dei Manfron con le confraternite dei santi Maria e Cristoforo.

Un elegante san Cristoforo

Ma concentriamoci sul nostro San Cristoforo: il santo indossa una lunga ed elegante veste arancione, rimboccata e annodata in modo tale da permettere al santo di compiere la traversata (e al pittore di raffigurare le sue gambe muscolose).

San Cristoforo porge il Bambino alla Madonna
Paris Bordon, Madonna con il Bambino San Cristoforo e San Giorgio (particolare) – Accademia Tadini Lovere – 1526

Tiene in mano un bastone in posizione obliqua: in questo modo il suo dinamismo risulta accentuato, anche in confronto con l’immobilità di san Giorgio, statuario anche se di dimensioni minori rispetto alla monumentalità di san Cristoforo. Il gigante sta uscendo dall’acqua: un piede è posato sulla riva, l’altro ancora immerso.

Paris Bordone guarda a Tiziano

La figura del nostro santo risulta ispirata ad almeno tre opere di Tiziano eseguite in questi anni: il famoso san Cristoforo di Tiziano di Palazzo Ducale, l’incisione tizianesca raffigurante san Rocco e il Trionfo di Cristo. Evidenti le somiglianze dei personaggi. Del san Cristoforo di Palazzo Ducale è evidente la ripresa della posizione del bastone e della muscolarità. Interessante il riferimento al modello di san Rocco; da qui Paris Bordon avrebbe ricavato l’idea di porre un cane ai piedi di san Cristoforo (ma ci torneremo, perché forse c’è qualcosa in più). Nei Trionfi di Cristo, san Cristoforo è raffigurato proprio accanto a san Giorgio.

Tiziano. San Cristoforo, 1523 Palazzo ducale . Venezia
Tiziano, San Rocco
incisione che rappresenta sfilata di santi. Il più alto è san Cristoforo,
San Cristoforo – Tiziano, Trionfi di Cristo – ph. Gennadii Saus i Segura

Il riferimento al san Cristoforo di Tiziano, in particolare quello del Palazzo Ducale, potrebbe avere ancora un significato politico: questo san Cristoforo voluto dal doge Andrea Gritti è un simbolo di Venezia e della sua influenza sulla terra e sul mare. La scelta del santo da parte di Paris Bordon sarebbe, dunque, un ulteriore segno della lealtà dei Manfron nei confronti di Venezia che arriva per Giulio Manfron fino a perdere la propria vita nel combattere a sua difesa.

L’immagine di san Cristoforo: nuova …

Se rispetto al modello di Tiziano sono identificabili le somiglianze, evidente la modifica della raffigurazione generale, così diversa in Paris Bordon da quella solita del santo traghettatore del Bambino. Tale iconografia è presente anche in altri dipinti, che ho già elencato ma qui voglio ricordare in particolare l’affresco di Pomponio Amalteo a Portogruaro, realizzato negli stessi anni.

San Cristoforo lascia il Bambino alla Madonna
Pomponio Amalteo, Madonna con san Cristoforo e san Giacomo – Chiesa di san Luigi e san Cristoforo – Portogruaro (VE) – ph. Luisa Capellozza

La scelta di raffigurare in questo modo san Cristoforo risolve il problema del doppio Bambino: quando Cristoforo viene rappresentato insieme alla Madonna, nel quadro sono presenti due Bambini, quello fra le braccia della Madonna e quello sulle spalle di san Cristoforo, che funge da suo attributo.

Ma probabilmente c’è qualcosa di più: un tentativo di raffigurare san Cristoforo in modo nuovo, più moderno, collegato alla devozione per la Madonna e alla scomparsa di elementi più superstiziosi, come l’aspetto taumaturgico. L’immagine di san Cristoforo, dunque, dovrebbe essere un richiamo al servizio che compie il santo ed anche un riferimento preciso alle Confraternite che si occupano di servizi caritatevoli sotto il patronato del nostro santo.

L’immagine di san Cristoforo: ma anche tradizionale

Ciò non significa, però, la totale scomparsa degli elementi più tradizionali collegati al nostro santo: la protezione contro la morte improvvisa, forse anche il patronato sui pellegrini (e allora il pellegrino sullo sfondo si riferirebbe a Cristoforo).

E il cane? San Cristoforo contro la peste

Il cane è stato interpretato come un riferimento alla fedeltà di Giulio Manfron. Eppure la sua posizione ai piedi di Cristoforo e la presenza stabile del cane nelle raffigurazioni di san Rocco (non solo in quello di Tiziano) mi fanno pensare che Paris Bordon abbia voluto far riferimento anche al patronato di san Cristoforo contro la peste, il male del XVI e XVII secolo (e un’epidemia di peste colpì Crema negli anni 1527-1528).

E così novità e tradizione si saldano, come spesso avvenuto nella storia della devozione, anche del nostro santo.

Vuoi vedere la pala Manfron?

La Pala Manfron dal 1805 si trova all’Accademia Tadini, dopo la demolizione ottocentesca della chiesa di sant’Agostino a Crema.

Bibliografia

  • Alessandro Cosma, Tra testo e contesto: La pala con la Vergine , San Giorgio e san Cristoforo di Paris Bordon a Lovere (BG), in Giovani studiosi a confronto, Roma 2004
  • Alessandro Cosma, La memoria di un guerriero. La Pala di Lovere, 2018, Venezia Cinquecento: studi di storia dell’arte e della cultura, 50 (2015), 2, pp. 115-159
  • M. Albertario, B.M. Savy, Il giovane Paris / Il giovane Longhi. Paris BordonLa Pala Manfron dell’Accademia Tadini tra storia, critica, restauro, con contributi di P. Aiello, V. Gheroldi. Scalpendi Editore, Milano 2020 (2a ed. 2021), pp. 260.
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