A Pinzano un san Cristoforo terremotato, protettore di una guado speciale
Per molto tempo, si è creduto che l’affresco colossale che raffigura san Cristoforo sulla facciata della Chiesa di santa Maria ai Battuti di Valeriano, frazione di Pinzano sul Tagliamento, fosse stato dipinto dal Pordenone. Oggi è attributo ad un frescante locale, Marco Tiussi. Merita, però, una visita non solo per la splendida Natività (questa davvero del Pordenone) ma anche per la sua vicenda novecentesca, che ti racconto qui.
Un san Cristoforo crepato
Il terremoto del 1976 lasciò una grossa ferita nella chiesa, che si trovò in una situazione drammatica. I soffitti crollarono e la struttura fu danneggiata. Profonde crepe solcarono la facciata.
La chiesa venne ricostruita e la facciata inserita all’interno della chiesa, mentre all’esterno vennero disegnate delle sinopie. Ancora oggi è possibile ammirare il san Cristoforo pure percorso dalle crepe del terremoto. Quasi una storia di resilienza. E non la prima, dato che il santo era già sopravvissuto all’alluvione del 1966.
Il santo, con rimboccate maniche e biancheria intima, tiene appoggiato sulle spalle il Bambino benedicente, con globo del mondo in mano. Un braccio piegato è appoggiato sul fianco, mentre con la mano destra afferra un bastone che termina con una palma fiorita.
E le crepe? Sono rimaste sul nostro san Cristoforo terremotato di Pinzano!
San Cristoforo e la Fuga in Egitto
All’interno della Chiesa è stata restaurata un’altra opera di Marco Tiussi, la Fuga in Egitto, episodio raffigurato molto frequentemente nelle chiese della zona, quasi sempre in associazione con san Cristoforo (come nel Duomo di Spilimbergo e nella Chiesa di Sant’Antonio a San Daniele del Friuli).
San Cristoforo e il guado della Stretta di Pinzano
Perché la chiesa è stata costruita proprio in questa posizione?
Pinzano fu da sempre luogo privilegiato per il controllo della zona: dalla sommità del castello si poteva vedere il Tagliamento da Gemona fino alla foce del Tagliamento nell’Adriatico, a Lignano Sabbiadoro. Uno snodo importantissimo.
Ma c’è anche un altro motivo: l’alveo del Tagliamento si stringe moltissimo in questo punto fino a giungere a circa 150 m, formando la Stretta di Pinzano.
Su un strada molto trafficata oggi, e battuta da secoli, i viaggiatori potevano scendere presso il fiume, dove sorgeva il principale guado lungo la strada romana che da Concordia Sagittaria conduceva a Gemona (e da lì si prendeva la via Iulia Augusta). Anche qui, come altrove, San Cristoforo fungeva quasi da segno indicatore della presenza di un passaggio nel fiume. Per secoli, la Stretta di Pinzano si attraversava a bordo di un traghetto, una sorta di chiatta spinta con pertiche. Merci, animali e persone transitavano così dall’una all’altra sponda. E prima di salirvi, probabilmente, invocavano il nostro san Cristoforo, che aiutasse nella pericolosa traversata.
E il ponte di Pinzano?
Per attraversare il fiume, ora un ponte unisce le due rive del Tagliamento. Anche la sua storia è interessante. Il ponte, costruito dopo molti studi nel 1906, ebbe una vita travagliata fino al 1966. Minato nel 1917 e in parte distrutto dalle truppe italiane che si ritiravano da Caporetto, venne prima sostenuto dal Genio militare Austroungarico, poi ricostruito dallo Stato Italiano dopo la Prima guerra mondiale. Anche i partigiani, nel corso del Secondo conflitto mondiale, cercarono di farlo crollare, ma la struttura sopravvisse. La storia del vecchio ponte finì il 4 novembre 1966, quando venne travolto dalla tristemente nota piena del fiume. Fu ricostruito nel 1970 e resistette al terremoto del 1976.
Se ti piacciono le storie di rinascita, leggi i post sulla Cappella Ovetari a Padova, in cui ti parlo di un san Cristoforo bombardato e poi rinato.
Sul canale youtube sulle spalle di san Cristoforo
Bibliografia
- sulla Stretta di Pinzano: Stretta di Pinzano e conglomerati miocenici
- su Santa Maria dei Battuti: Archeocarta del Friuli Venezia Giulia