San Cristoforo sul Natisone

Nasce il Natisone dall’incontro, proprio sulla frontiera italo – slovena, del Rio Bianco e del Rio Nero, e già questa origine lo rende un fiume interessante, così al confine fra due mondi. Rio Bianco e Rio Nero, Italia e Slovenia, sulla superficie e sotto terra, spesso in secca e spesso in piena (tanto che qualcuno lo definisce torrente). Le sue sponde, abitate dal tempo dei Romani, fecero i conti sempre con secche terribili e piene improvvise.

Lungo il corso del Natisone (e dell’Isonzo), furono in molti a viaggiare, già nell’antichità, percorrendo la strada che collegava Virunum (sopra Klagenfurt) e Aquileia, passando attraverso Cividale, Caporetto e Predil. Nel Medioevo poi questo percorso apparteneva alle vie d’Allemagna.

San Cristoforo, dunque, fu santo molto amato e quindi raffigurato, sia perché proteggeva contro le alluvioni sia perché propiziava attraversamenti e viaggi.

Ne sono rimaste ora almeno tre attestazioni.

San Cristoforo a San Pietro al Natisone

Un dei primi comuni italiani che il Natisone incontra è San Pietro al Natisone. E qui compare il nostro san Cristoforo, nella vallata dell’Alberone, presso Clenia, nella chiesa di Sant’Antonio abate.
Sul muro esterno, sulla parete destra dell’aula, c’è un grande affresco di San Cristoforo del XVII secolo (in parte staccato e conservato in sacrestia).

San Cristoforo nella chiesa di San Pietro di Chiazzacco

San Pietro di Chiazzacco si trova nelle Valli del Natisone, a cavallo tra le valli dei torrenti Judrio e Chiarò: ha origini molto antiche, di poco posteriori all’anno Mille, ma l’attuale edificio è della prima metà del Quattrocento.

Sotto l’ingresso a capanna, ai lati del portone, gli affreschi di San Cristoforo e San Giorgio e il drago, protettori contro le alluvioni e le altre calamità. Sono opera dello stesso maestro che dipinse la chiesa di San Michele sopra Ozeljan, a testimoniare il legame artistico tra la Slavia Friulana e la Slovenia.

Il santo, in posizione frontale, tiene fra le mani un bastone che fiorisce ad albero. La veste rossa con bordatura dorata gli arriva alle ginocchia. Tra i suoi piedi creature mostruose gli impediscono di avanzare. Un fermaglio tiene legato al collo un mantello foderato. il Bambino è appoggiato sulla spalla sinistra, ma è molto rovinato.

San Cristoforo a Cividale del Friuli

Proprio in un’ansa del Natisone, sulle cui sponde è nata fin dai tempi dei Romani la città di Forum Iuli, oggi Cividale, svetta una chiesa con un grande san Cristoforo. Ripercorriamone la storia.

Un alluvione del Rugo Emiliano e tre chiese che diventano una sola

Nella piazzetta di san Biagio, nel borgo Brossana, fin dal XIII secolo esisteva una chiesa dedicata a San Pietro Apostolo, accanto alla quale successivamente erano state costruite due sacelli dedicati ai santi Giacomo e Biagio. Racconta una cronaca locale che il 27 agosto 1468.

lu Nadixon fu quasi per tutta la piazza di Porta Brossanae per tutte le case, menó zuso molte case colli muri della piazza, zittá zuso lu muro del cimiterio, tolse li mantili zoso dalli altari della chiesa;… fo acqua fino al volto dell’usso della giesa de Santo Pietro de Porta Brossana.

Le tre chiese, dunque, furono ricostruite tutte in una, inglobando le dedicazioni ai santi.

Storia di una facciata: la nascita

Il portale d’ingresso, realizzato in pietra viva del Carso nel 1492, ha dei bei capitelli gotici. Tra il 1506 ed il 1508 furono Zanne de Toscanys e Pauli Impintor ad affrescare la facciata.

Sono raffigurati i santi venerati che proteggono Cividale: San Giorgio che uccide il drago, i santi Pietro e Biagio a cui è intitolato l’oratorio, san Nicolò e un altro santo vescovo. E poi un grande san Cristoforo che doveva allontanare il pericolo delle alluvioni: alto circa quattro metri, doveva essere visto da lontano.

Chiesa con facciata quasi illeggibile
Cividale – Chiesa S. Biagio e Pietro -Esterno prima del restauro ph. YukioSanjo
Facciata con santi, tra cui un grande san Cristoforo
Cividale – Chiesa S. Biagio e Pietro -Esterno dopo il restauro del 2013 – ph. Rollroboter

Storia di una facciata: sotto l’intonaco e all’aria aperta

Gli affreschi vennero ricoperti nell’Ottocento da uno strato di intonaco e poi riportati alla luce negli anni Venti del Novecento, quando il santo riebbe un periodo di splendore, collegato al patronato soprattutto dei telegrafisti e dei ferrovieri (e in seguito degli automobilisti). Molti Palazzi delle Poste e stazioni ferroviarie, costruiti in questo periodo in varie zone di Italia (ma con particolare attenzione per le zone da ‘redimere’, Trentino, Alto Adige e Venezia Giulia), anche con forte enfasi nazionalista, avevano il loro san Cristoforo (come nel Palazzo delle Poste di Gorizia e Trento o alla stazione di Bolzano).

San Cristoforo che porta lettere e telegrammi
San Cristoforo – Palazzo delle Poste – Trento ph. Doriana Frizzera

Un san Cristoforo ocra (e di mille altri colori)

Ma torniamo al nostro san Cristoforo di Cividale. Danneggiati dagli agenti atmosferici, vennero riportati alla loro bellissima policromia dal restauratore Stefano Tracanelli nel 2014.

Grande san Cristoforo coloratissimo
San Cristoforo – Chiesa di san Biagio e Pietro – Cividale del Friuli (UD) – ph. Giulio1996Cordignano

Il nostro santo indossa una veste fino alle ginocchia di color ocra, tenuta in vita da una bella cintura. Sulle spalle sta appoggiato un lungo mantello foderato, tenuto da una fibbia d’oro. Anche il Bambino indossa una veste ocra, colore prevalente dell’affresco, richiamato non solo dalla capigliatura bionda e dalle aureole del santo e del suo prezioso trasporto, ma anche dalle colonne che circondano l’affresco, e dal bastone. Assai vivace il colore verde della fioritura del bastone e si intravedono anche i datteri (in base al racconto della Legenda Aurea) Gesù tiene con la mano sinistra il globo del mondo e con l’altra un cartiglio, che riporta la scritta Ego sum caput mundi. Il cielo azzurro e il verde del prato su cui il santo cammina (molto strano…) potenziano la vivacità davvero notevole dell’insieme.

Lo sguardo di san Cristoforo e del Bambino: l’ottimismo!

Ultima notazione: dove guardano san Cristoforo e il Bambino? Certamente tengono d’occhio il Natisone che scorre proprio ai loro piedi. Ma con il loro sguardo intercettano senz’altro il Monumento all’Ottimismo, costruito proprio in questa piazza. E che cosa c’è di più ottimista di un Bambino che si affida ad un gigante mostruoso per passare un fiume? E di un uomo provato che affronta un torrente impetuoso, solo perché un Bambino lo chiede?

Monumento sul Natisone
Ottimismo – Cividale del Friuli (UD)

Ottimismo è un monumento del 2020, realizzato da di Abdul Kareem Al Rawahi, in memoria del maestro Sergio Mazzola, particolarmente legato alla città di Cividale del Friuli e alla cultura longobarda.

nel canale youtube Sulle spalle di san Cristoforo

Il Natisone sfocia nel Torre

Continua a scorre il Natisone verso Trivignano Udinese, dove si getta nel torrente Torre. La sua lunghezza, dalla unione del Rio Bianco col Rio Nero fino alla confluenza con il fiume Torre, è di 55 km. Le acque fanno parte del bacino imbrifero del fiume Isonzo.

P.S. Anche lungo il Torre, ci sono ancora oggi alcuni affreschi di san Cristoforo, ad esempio a Jalmicco, frazione di Palmanova, nella Chiesa di santa Maria Maddalena.

Bibliografia