San Cristoforo bombardato (1/3): la cappella Ovetari agli Eremitani a Padova
Nella Cappella Ovetari a Padova, vari artisti lavorano alle vite di san Cristoforo. Fra essi un giovanissimo Andrea Mantegna.
Raffigurato praticamente su tutte le chiese medievali e rinascimentali, san Cristoforo spesso ha subito una sorte sfortunata e, distrutto, non è giunto fino a noi.
In genere sono stati gli agenti atmosferici a cui il santo era esposto a provocare i danni maggiori, ma non sono stati solo il vento il sole e l’acqua.
Alcuni san Cristoforo sono stati coperti da altri edifici aggiunti in un secondo momento (cappelle, sacrestie…). Altri sono stati considerati di scarso valore e il loro spazio è stato occupato da soggetti più in linea con la teologia del tempo o realizzati da pittori più importanti. Altri sono stati distrutti perché sono state distrutte le chiese sulle quali erano dipinti.
Esistono poi delle storie interessanti di san Cristoforo bombardati (come agli Eremitani di Padova o al passo san Pellegrino in Val di Fassa), altri distrutti da disastri (come a Longarone, ai piedi del Vajont), altri terremotati (come a Pinzano sul Tagliamento).
Ma in Friuli il terremoto ha anche permesso la scoperta di san Cristoforo finiti sotto la calce (passata contro la peste) nel corso della storia delle pestilenze dei XIV-XVII secolo.
Nella Cappella Ovetari a Padova, vari artisti lavorano alle vite di san Cristoforo. Fra essi un giovanissimo Andrea Mantegna.