Storia di un bombardamento
La Cappella Ovetari è distrutta!
11 marzo 1944: Bombardamenti alleati danneggiano gravemente la chiesa degli Eremitani a Padova. in particolare, la cappella nella navata destra, chiamata Ovetari dal nome del committente, viene bombardata da un ordigno (che dovrebbe colpire una caserma o forse la stazione).
Va in mille pezzi la cappella affrescata da Mantegna, da Ansuino da Forlì e da Bono da Ferrara. I frammenti vengono raccolti nella speranza di potere, un giorno, ricostruire gli affreschi.
Per fortuna che…
Per fortuna: esiste una documentazione fotografica.
Per fortuna: erano già state eseguite delle copie dell’opera.
Per fortuna, soprattutto: Il martirio e Il trasporto del corpo di San Cristoforo del Mantegna non si trovano sulla parete nel momento del bombardamento. Sono già state spostate per essere restaurate nel 1880; durante la guerra si trovano nella Basilica del Santo, che non è danneggiata dai bombardamenti
Per gli affreschi di Bono e Ansuino, e anche per le storie di San Giacomo affrescate dal Mantegna, purtroppo, c’è poco da fare. Si raccolgono i frammenti in quaranta scatoloni. Solo nel 2006, con una delle più moderne tecniche di restauro, viene ricostruito quanto distrutto. Ecco quello che c’era prima e quello che c’è ora.
Forse ci sorge una domanda: come mai le storie di san Cristoforo sono dipinte da più artisti?
Storia della decorazione di una cappella
Un lascito testamentario e due botteghe
Prendiamo la macchina del tempo e torniamo nel 1448. Imperatrice Ovetari, vedova del notaio Antonio, ha a disposizione una grande cifra lasciata in eredità dal marito per decorare la cappella di famiglia nella Chiesa degli eremitani a Padova. La famiglia, infatti, era molto legata ad un luogo di accoglienza e di cura, intitolato, appunto, a da Giacomo e Cristoforo.
Decide di affidarsi a due botteghe diverse fra loro.
La prima è quella veneziana dei Vivarini, pittori affermati, tradizionalisti; giungono a Padova Antonio Vivarini e il cognato Giovanni d’Alemagna, che dovranno dipingere le storie di San Cristoforo.
La seconda bottega è quella padovana di Squarcione: arrivano due giovani, Niccolò Pizzolo e Andrea Mantegna, dovranno dipingere le storie di san Giacomo.
Un’impresa titanica fra litigi, citazioni in giudizio, lutti e problemi economici
Prima citazione in giudizio: 1449
Niccolò Pizzolo è proprio infastidito da Mantegna, che continua ad interferire: per questo, lo cita in giudizio e Andrea Mantegna sospende il suo lavoro.
Primo lutto: 1450
Muore Giovanni d’Alemagna e anche Antonio Vivarini rinuncia alla commissione. Vengono sostituiti da pittori vicini alla maniera di Piero della Francesca: Bono da Ferrara e Ansuino da Forlì.
Problemi economici: 1451-1453
Finiscono i fondi: il lavoro si interrompe.
Secondo lutto 1453
Anche Nicolò Pizzolo muore. Così Mantegna, da solo, termina la decorazione dell’intera cappella, aggiungendo anche due scene alla parete della storia di San Cristoforo.
Seconda citazione in giudizio 1457
“Quanti sono gli apostoli, signor Mantegna?” “Sono 12, signora Imperatrice.” “E perché ne hai dipinti solo 8? Io non ti pago.” “Ne ho dipinti 8, perché ce ne stanno solo 8!” “E allora sai che ti dico? Che ti cito in giudizio!”
Un’impresa riuscita
Eppure l’impresa titanica riesce… almeno fino alla Seconda guerra mondiale.
Storie di san Cristoforo
Finalmente guardiamo gli affreschi. Ci raccontano la storia del santo Cristoforo secondo la Leggenda aurea (in questo post, vi descrivo le vicende dei singoli affreschi: per la storia intera raccontata nella Leggenda Aurea e per un approfondimento sulle opere di Bono da Ferrara e di Andrea Mantegna, seguiranno dei post dedicati).
Primo riquadro, dipinto da Ansuino da Forlì
Reprobo-Cristoforo è un giovane possente e ricco che ha un solo desiderio: mettersi al servizio del re più potente. Ma già c’è il diavolo che bussa alla porta, quasi ad avvertire Reprobo-Cristoforo che è lui il signore più potente della terra!
Secondo riquadro, dipinto da Ansuino da Forlì
Reprobo-Cristoforo offre i suoi servigi al re dei diavoli
Terzo riquadro, dipinto da Bono da Ferrara
Cristoforo porta il bambino al di là del torrente. In mano ha il bastone.
Quarto riquadro, dipinto da Ansuino da Forlì
Cristoforo predica a Samo in un tempio pagano e converte i soldati che si inginocchiano davanti a lui.
Quinto e sesto riquadro, dipinti da Andrea Mantegna
Il re Dagno ha comandato di uccidere Cristoforo, ma le frecce lanciate dagli arcieri tornano indietro. Una di queste frecce colpisce nell’occhio proprio il re (che assiste alla scena dalla finestra della sua reggia). San Cristoforo è salvo, in piedi: un colosso appoggiato alla parete a sinistra.
Dall’altra parte della colonna, continua l’azione: il corpo decapitato del Santo viene trasportato. Il re, risanato dal sangue del martire, guarda ancora la scena dalla finestra del suo palazzo.
Storia di una visita a Padova
Mentre guardo le pareti della Cappella, penso ai frammenti di affresco a cui ancora non è stata data la destinazione e mi chiedo: ci sarà un’intelligenza artificiale capace di rimetterli insieme? Speriamo negli sviluppi futuri della tecnologia ma, soprattutto, speriamo che in un futuro non ci sia più bisogno di mettere insieme frammenti di luoghi bombardati: e non perché le bombe siano diventate più intelligenti, ma perché gli uomini imparino a smettere di risolvere le loro controversie con le bombe.
Sulla cappella Ovetari
Bibliografia
- Wikipedia Cappella Ovetari
- Ricostruzione affreschi
- Archivio Luce: fotografie e filmati originali sul bombardamento di Padova