- In assistenza ai pellegrini medievali: hospitali e confraternite
- Gli Hospitali sulla via del Tagliamento (e san Cristoforo)
- San Tomaso a Majano: l’Hospitale di san Giovanni di Gerusalemme
- Spilimbergo: i Battuti, san Pantaleone e san Cristoforo
- Valvasone: Chiesa di san Pietro, Paolo, Antonio e Cristoforo
- A San Daniele del Friuli: Fraterna di Sant’Antonio abate e san Cristoforo
- Pinzano al Tagliamento: un altro san Cristoforo dei Battuti
- Bibliografia
In assistenza ai pellegrini medievali: hospitali e confraternite
Hospitali e confraternite per i pellegrini medievali
Camminare sulle strade medievali era molto difficile. Le strade non erano più curate come ai tempi dell’Impero romano: eppure molti pellegrini vi passavano a piedi o su carri, messi a dura prova dal percorso accidentato, dalle condizioni igieniche, dal rischio di aggressioni e brigantaggio. Anche per questi motivi nacquero punti di accoglienza e protezione, gli hospitia o hospitali. Possono essere considerati i primi ospedali moderni, attrezzati, con medici esperti e con herbarii, spezierie, con erbe officinali per preparare i rimedi secondo le antiche tradizioni locali e le nozioni che venivano dal Vicino Oriente.
Confraternite di assistenza offrivano ricovero, assistenza, protezione e riposo per la notte.
Le confraternite di assistenza nel Medioevo
Sulla via di Allemagna, lungo il Tagliamento operavano, dunque, diverse confraternite, come Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, oggi di Malta (a San Tomaso di Majano), i Battuti (a Pinzano del Tagliamento, a san Vito e a Spilimbergo), la Confraternita di sant’Antonio Abate (a San Daniele del Friuli). Sono solo esempi di un fenomeno laicale molto diffuso quando queste strade friulane, a partire dal XII secolo, furono percorse soprattutto dai pellegrini in viaggio per la Terra Santa.
Gli Hospitali sulla via del Tagliamento (e san Cristoforo)
Furono molti gli hospitali sulla via del Tagliamento. La nostra scelta cade su quegli hospitali su cui troviamo ancora oggi immagini di san Cristoforo. Immagino che non ci fosse luogo deputato all’ospitalità che non avesse un’immagine del nostro santo. Ma noi parliamo di quelli che sono giunti fino a noi, passati più o meno indenni attraverso i secoli.
San Tomaso a Majano: l’Hospitale di san Giovanni di Gerusalemme
L’Hospitale: dal XII secolo ad unire Occidente e Oriente
Ancora oggi l’Hospitale svolge la sua funzione di accogliere i pellegrini: fu fondato alla fine del XII secolo dai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme (oggi di Malta). Nel periodo delle crociate, assicurava ospitalità gratuita, cure e assistenza a poveri, viandanti e pellegrini in cammino per la Terra Santa o Santiago de Compostela o verso Roma attraverso le vie Romea e Francigena. Così scrive Marino del Piccolo, nel suo lavoro (in bibliografia).
Con la sua chiesa antecedente al 1199, la torre millenaria e la Casa del Priore – con le sue finestre siriane ogivali, come due gemme innestate nella preesistente romanità, simbolo di quella contaminazione culturale – l’Hospitale svela le origini di quello sviluppo e la direzione, la polarizzazione orientale di quella relazione.
La fine di un rapporto speciale con Gerusalemme
Questo rapporto speciale fra Oriente e Friuli continuò fondamentalmente anche sotto la forte influenza della Serenissima, fino al XV -XVI, quando la situazione della Terra Santa e la necessità pressante di assistenza ad un numero sempre maggiore di malati locali fece volgere altrove l’attenzione delle Confraternite. Abbiamo visto una vicenda simile a Portogruaro.
San Cristoforo del XIII secolo ci protegge
Ma torniamo all’Hospitale. Sulla parete che dà sulla strada della chiesa di san Giovanni svetta un bellissimo san Cristoforo di fine Duecento.

I santi che lo accompagnano sono i protettori dei pellegrini: San Nicola (le cui spoglie sono custodite a Bari proprio sulla via Adriatica verso Gerusalemme), San Giacomo maggiore (che indica l’occidente e Santiago di Compostela) e San Giovanni di Gerusalemme (il Battista), protettore dell’ospedale di Gerusalemme oltre che dell’Hospitale stesso. Più piccolo, è dipinto il committente. Colossale, invece,
lo straordinario San Cristoforo, sempre del XIII secolo. Attualmente ne è rimasto solo il busto, ma fino al 1895 arrivava a 50 cm da terra. La sua raffigurazione è quella tipica del Trecento: la posizione è frontale, gli occhi bene aperti a proteggere i fedeli, una veste elegante, quasi regale. Sulla spalla il Bambino, anch’esso vestito con abito lungo, degli stessi colori dell’abito del santo. Anche i gesti sono simili: Cristoforo ha la mano destra alzata a stringere il bastone, mentre il Bambino ci benedice. Nella mano sinistra stringe un cartiglio ormai illeggibile. L’immagine è bellissima, nella sua semplicità. E chiarissimo il suo compito: propiziare il viaggio del pellegrino, proteggendolo dalla morte improvvisa, la più temuta.
Da vedere!
Spilimbergo: i Battuti, san Pantaleone e san Cristoforo
Il 26 giugno 1324 la Confraternita di San Giovanni dei Battuti iniziò, dopo averne chiesto il permesso ai signori di Spilimbergo, la costruzione di un ospizio per la cura e il ricovero degli infermi. Dopo un anno il nuovo ospizio e i terreni circostanti vennero destinati alla costruzione, in onore della Vergine Maria, di una chiesa intitolata a San Pantaleone, medico dell’imperatore romano Galerio Massimiano. Pochi anni dopo, nel 1342, la chiesa passò in mano prima ai frati Agostiniani e poi alle suore dello stesso ordine.

Nella chiesa è stato raffigurato nel XV secolo un san Cristoforo. Non ha più la posizione frontale del san Cristoforo trecentesco, la veste non più così elegante è stata rimboccata e legato in vita da un vistoso nodo. Tiene fra le mani una palma con i datteri. Il Bambino nudo sulle spalle guarda nella nostra direzione: con una mano tiene un ciuffo di capelli di Cristoforo, con l’altra un lungo cartiglio illeggibile. Da notare la raffigurazione della roccia tanto particolare da essere riconoscibile: si tratta della scarpata di Aonedis.

Valvasone: Chiesa di san Pietro, Paolo, Antonio e Cristoforo
Anche a Valvasone si trovava un Hospitale, di cui ora è rimasta solo la chiesa, intitolata ai santi della Fraterna, San Pietro e Paolo, sant’Antonio Abate e san Cristoforo. Fu nel 1510 che PIetro da Vicenze dipinse la teoria di santi che proteggevano fedeli e pellegrini. Tra essi, appunto, san Cristoforo, qui invocato come protettore dei pellegrini, che tiene lontano la mala morte, e che protegge anche dalla peste (insieme ai santi per eccellenza contro la peste: san Rocco, san Sebastiano e Giobbe).

A San Daniele del Friuli: Fraterna di Sant’Antonio abate e san Cristoforo
L’Hospitale di sant’Antonio
26 letti, 24 capezzali e camere riservate ai religiosi: questo metteva a disposizione la “Veneranda Fraterna del Pio Ospedale di Sant’Antonio abate di Vienne”, fin dal XIII secolo. Offriva assistenza gratuita ed elemosina ai poveri residenti e ad ogni pellegrino di passaggio: un letto per una notte e un giorno di riposo, assieme alla razione giornaliera di una libbra di pane, una “bucia” di vino e una minestra con brodo di carne. Offriva anche cure ai malati e alle persone anziane della Comunità, anche attraverso i servizi spirituali celebrati nella chiesa prospicente.
Il san Cristoforo di Pellegrino di san Daniele
Nel 1522 Pellegrino di san Daniele dipinge un meraviglioso san Cristoforo. Sta insieme agli altri santi contro la peste, san Rocco, san Sebastiano e Giobbe, come a Valvasone. E come a Valvasotsne, ha anche una posizione privilegiata, ad indicare la sua protezione dalla morte improvvisa (scongiurata da un solo sguardo di prima mattina) o da molte altre malattie (san Cristoforo era invocato, nel mondo germanico, come uno dei quattordici Ausiliatori, i santi che proteggevano da ogni male).

Davvero bello questo san Cristoforo in movimento: anche se non porta il mantello, il vento gonfia la sua veste, mentre sfida il Tagliamento (lo si riconosce anche dal paesaggio che fa da sfondo). Il Bambino, invece, sta in equilibrio sulla sua spalla destra sorretto dalla mano del santo. Gesù si tiene stretto ad un ciuffo di capelli del santo, particolare popolaresco, mentre nella mano destra porta il globo del mondo. Ben saldo sulla spalla del traghettatore, il suo mantello si gonfia, ad indicare il dinamismo della traversata. Assai particolare il volto di Cristoforo che è quello di un giovane imberbe, mentre di solito la barba è una caratteristica tradizionale per mettere in risalto l’aspetto mostruoso di Reprobo, prima di diventare san Cristoforo (come racconta la Legenda Aurea). Interessante, infine, il lungo bastone con le foglie di palma e qualche dattero.
Pinzano al Tagliamento: un altro san Cristoforo dei Battuti
Fu Marco Tiussi, collaboratore di Pomponio Amalteo e del Pordenone, a dipingere nel XVI secolo l’elegante san Cristoforo sulla facciata della Chiesa di santa Maria ai Battuti di Pinzano al Tagliamento. Anche qui una confraternita antica (quella dei Battuti, che fu molto attiva nella zona del Friuli), una chiesa, e, appunto, un enorme san Cristoforo, scampato a più pericoli. A proposito, il san Cristoforo sulla facciata non c’è più e c’è ancora. Ve ne ho già parlato in un altro post.

Bibliografia
- Su San Tomaso a Majano e l’hospitale di san Giovanni ho attinto a piene mani dal lavoro di Marino del Piccolo, L’hospitale di san Giovanni – san Tomaso a Majano sull’antica via di Allemagna, Gaspari, 2017, messo generosamente a disposizione sul sito dell’Hospitale di san Giovanni.
- Su Spilimbergo: archeocartafvg
- su Valvasone: guidaartefvg
- su san Daniele: guidaartefvg
- su Pinzano: archeocartefvg