La cappella Valeri a Parma

C’è un messaggio che ci vuole mandare Cristoforo Valeri, l’illustre cittadino quattrocentesco esiliato da Parma: io sono un uomo devoto e le mie sofferenze, così simili a quelle dei santi martiri come Andrea, Caterina e soprattutto Cristoforo (di cui porto il noma), sono qui davanti a voi a farvi ricredere. L’ho scritto nei costoloni della cappella

je attand la Dieu mersi (attendo la grazia di Dio)

Come ci manda questo messaggio? Attraverso la raffigurazione della vita e del martirio dei santi Andrea, Caterina e Cristoforo, commissionati alla bottega di Bertolino de’ Grossi e dipinti nel 1423.

Noi ci fermiamo a osservare solo quello di san Cristoforo.

Il racconto di vita, morte e miracoli di san Cristoforo

Vita e martirio di san Cristoforo
Vita di san Cristoforo – Cappella Valeri – Duomo di Parma – Bertolino de’ Grossi 1423- ph Zairon

Ecco, dunque, il racconto della vita del santo, secondo la tradizione molto diffusa della Legenda Aurea. Alcune di queste scene si trovano nella parte alta dell’affresco (le puoi vedere nel video in bibliografia), di altre mostreremo i dettagli grazie alle fotografie di Livio Pacher (che ringrazio).

Cristoforo si mette al servizio del re più potente, ma ben presto scopre che il re teme il diavolo. è, dunque, il diavolo in persona che si mette a servire nel deserto. Eppure anche il diavolo ha paura della croce: san Cristoforo, quindi, si mette al servizio di un eremita che gli spiega che il re più potente lo cercherà.

Ecco allora (lo vedete bene nell’immagine), il momento dell’attraversamento del fiume, quando Reprobo trasporta il Bambino e diventa Cristoforo. Si rende conto solo dopo di aver portato sulle spalle il Bambino, quando, il giorno dopo, la verga fiorisce.

San Cristoforo traghetta il Bambino – Cappella Valeri – Duomo di Parma – Bertolino de’ Grossi 1423- ph Livio Pacher
San Cristoforo e la verga fiorita – Cappella Valeri – Duomo di Parma – Bertolino de’ Grossi 1423- ph Livio Pacher

Ora il santo incomincia a predicare e molti si convertono, soprattutto soldati mandati a catturarlo.

Predicazione di san Cristoforo – Cappella Valeri – Duomo di Parma – Bertolino de’ Grossi 1423- ph Livio Pacher

Il re pagano, allora, tenta la corruzione del santo. Lo fa rinchiudere con due cortigiane, Niceta e Aquilna, in carcere. Ma le sue donne si convertono (e subiscono il martirio prima del santo).

Cristoforo con NIceta e Aquilina – Cappella Valeri – Duomo di Parma – Bertolino de’ Grossi 1423- ph Livio Pacher

Iniziano, dunque, i tentativi di martirizzare Cristoforo; prima viene posto su una sedia rovente e tprturato con un casco e ferri ardenti, poi viene trafitto dalle frecce (ma una di queste frecce torna indietro e colpisce il re arciere nell’occhio).

Torture di san Cristoforo – Cappella Valeri – Duomo di Parma – Bertolino de’ Grossi 1423- ph Livio Pacher
frecce
Martirio di san Cristoforo – Cappella Valeri – Duomo di Parma – Bertolino de’ Grossi 1423- ph Livio Pacher

Alla fine il santo viene decapitato e muore. Ma dal sangue uscito dal capo reciso, impastato con la terra. il re colpito all’occhio guarisce. La scena si svolge nella reggia. Al piano di sopra è raffigurato il re sofferente, al piano di sotto un sacerdote pone il sangue sui suoi occhi e lo guarisce, pattezzandolo.

Decapitazione di san Cristoforo – Cappella Valeri – Duomo di Parma – Bertolino de’ Grossi 1423- ph Livio Pacher

La raffigurazione della vita e morte di Cristoforo è davvero suggestiva e coinvolgente.

Bertolino de’ Grossi dipinge san Cristoforo

Un santo colossale: da mostro a damerino

Il santo è sempre chiaramente riconoscibile non tanto dall’abito, quanto dall’enorme statura. Nella scena dell’attraversamento, infatti, porta, sopra alla biancheria intima, una veste rossa corta ed è a gambe nude, mentre nella scena della predicazione indossa una calzamaglia rossa. Nudo sulla sedia rovente, indossa un perizoma al momento del martirio. Spettinato e disordinato prima della conversione, è davvero nobile nel momento della predicazione, con barba e capigliatura in ordine perfetto.

Una raffigurazione drammatica

Drammatica la scena dell’uccisione: nella prima figura, il santo, quasi crocifisso, guarda la schiera di arcieri che lo colpiscono con molte frecce. Tutto l’esercito è radunato, quasi a combattere una battaglia epica e non a colpire un uomo immobilizzato. Drammatica anche la scena della decapitazione, con il corpo nudo del santo posto di traverso in orizzontale e la sua testa che quasi viene verso di noi. Un uomo raccoglie il sangue che sprizza dal collo, per usarlo in modo taumaturgico. Tutto è già una reliquia che guarisce,

Un meccanismo narrativo affascinante

Affascinante il meccanismo narrativo, con elementi che congiungono fra loro le diverse scene: ad esempio, Cristoforo è in ginocchio adorante e guarda il Bambino che ormai si è allontanato. Ma questo Bambino appare sopra la testa del santo mentre sta predicando a Samo. Allo stesso modo, nell’ultimo registro, gli alberi dividono (ma anche congiungono) le scene di uccisione del santo. Anche altri elementi congiungono le scene: ad esempio, la spada del boia continua il movimento delle frecce incoccate negli archi, mentre la posizione verticale del santo della prima scena si contrappone a quella orizzontale della scena della decapitazione (entrambe con una forte parallelismo cn la crocifissione e la deposizione di Cristo, modello di ogni martirio). Il sacerdote che guarisce il re del primo piano è in chiaro parallelismo con il vescovo che lo battezza al piano basso dell’edificio.

E alla fine di tutto…

Sull’arcone dell’ingresso, il nostro san Cristoforo tradizionale. L’ultima immagine che si vede, per essere protetti dalla morte improvvisa: non a caso lui guarda proprio nella nostra direzione. Nulla più di drammatico, solo la pace che viene dalla fede. L’avrà trovata anche Cristoforo Valeri?

San Cristoforo e il Bambino
San Cristoforo traghetta il Bambino – Cappella Valeri – Duomo di Parma – Bertolino de’ Grossi 1423- ph Livio Pacher

Bibliografia

grazie a Livio Pacher