Vita e passione di San Cristoforo, prima e dopo la Leggenda Aurea

La fonte principale per ricostruire vita e morte di san Cristoforo è la Leggenda Aurea, scritta da Jacopo da Varagine a partire dal 1260.

Una pagina della Leggenda Aurea con indice
Jacopo da varazze, Leggenda aurea, -1290 – ph. Sailko

Ma le fonti su san Cristoforo sono attestate a partire dal IX secolo; anzi è probabile che fossero in circolazione già in precedenza. Sono scritte in greco, latino, antico inglese e antico tedesco.

Sono presenti alcune differenze fra queste versioni e la fonte principale: indicheremo le principali

Le Vita e la Passione di san Cristoforo in greco e latino

in greco

  • un testo del IX secolo (BHG 308w)
  • Acta sanctae Marinae et Sancti Christophori (XI secolo) (BHG 309)
  • Sancti Christophoris martyris Acta Graeca Antiqua (BHG 310)

San Cristoforo viene dalla tribù dei Marmaritani, terra di cannibali e di cinocefali. Anzi, Reprobo stesso è kunokephalos, cinocefalo, dalla testa di cane. Questa lettura ha dato origine alla tradizione bizantina antica di raffigurare il santo con la testa di cane, come è possibile vedere in un’argilla fittile del 733 trovata in Macedonia.

San Cristoforo cinocefalo e san Giorgio
San Cristoforo e san Giorgio – Argilla fittile – 733 – Macedonia

Il santo non sa parlare: per questo chiede al Signore il dono della parola e lo ottiene. Viene battezzato da san Babila di Antiochia. Dopo il suo martirio, le reliquie sono trasportate ad Alessandria dal vescovo Atanasio, il quale costruisce una basilica. Il fiume devia il corso e da quel momento la città non viene più colpita da nessuna inondazione.

in latino

  • Passio Sancti Christophori Martyris (BHL 1764-1780): sono 17 manoscritti con delle varianti, ma ricondotti dai Bollandisti in due categorie: il gruppo Decio e il gruppo Dagno (in base al nome del re che viene indicato). La più antica (BHL 1766) risale all’ultimo quarto dell’VIII secolo, ma ha certamente un archetipo carolingio.
  • Vita a Passio Sancti Christophori Martyris, scritta da Walther von Speyer nel 983

San Cristoforo viene dalla tribù dei Marmaritani, terra di cannibali e di cinocefali. Ma la lettura dei testi latini è meno letterale: Reprobo habebat terribilem visionem et quasi canino capite: il suo volto, dunque, è terribile, ma non canino.

Il santo non sa parlare: per questo chiede al Signore il dono della parola e lo ottiene. Viene battezzato da Pietro, prete di Antiochia. Dopo il suo martirio, le reliquie sono trasportate ad Alessandria dal vescovo Atanasio, il quale costruisce una basilica. Il fiume devia il corso e da quel momento la città non viene più colpita da nessuna inondazione.

Vita e passione di san Cristoforo in Antico Inglese

Old English Martyrology (seconda metà IX secolo)

Nel manoscritto del IX secolo, si fa riferimento al fatto che san Cristoforo, originario di Samo, è cinocefalo e chiede a Dio di insegnargli a parlare. Non si parla del martirio, ma della sua sepoltura e dalla protezione dalle inondazioni.

Puoi trovare la trascrizione del manoscritto qui.

I manoscritti Cotton della Brittish Library

  • MS Cotton Otho B X (purtroppo andato perduto durante un incendio nel 1731)
  • MS Cotton Vitellius A XV (X secolo): nel manoscritto si evidenzia un interesse per il mostruoso.

Nei manoscritti Cotton (o meglio in ciò che rimane), i traduttori, partendo da un manoscritto strettamente dipendente da BHL 1769, riprendono il racconto della predicazione di Cristoforo (avrebbe convertito, in vari momenti, 48115 persone, anche grazie al miracolo del bastone piantato e fiorito), continuano con l’arresto a Samo da parte del re Dagno e con la conversione (fino al martirio) delle prostitute Niceta e Aquilina (colpite dal suo volto canino). Vengono descritte le torture inflitte al santo e ci si sofferma sull’occhio ferito del re, sulla sua guarigione miracolosa e sulla conversione anche del re. Non si parla della sepoltura del santo (né dunque delle sue reliquie), ma si riferisce la preghiera finale di Cristoforo.

San Cristoforo con immagini della vita
San Cristoforo – Hemblington (Norfolk) – Chiesa di Tutti i Santi – ph. Evelyn Simak

San Cristoforo per un pubblico anglosassone

Thomson, che ha studiato le varianti introdotte dal traduttore anglosassone per il suo pubblico poco acculturato, mette in evidenza come esse siano collegate fondamentalmente a due funzioni relative ai personaggi e alla volontà di rendere chiaro il racconto nei punti meno evidenti.

Un Cristoforo soldato attivo

Il primo è l’atteggiamento di Cristoforo che, da santo passivo che subisce il martirio, diventa un santo che ha dei comportamenti eroici (che tanto piacevano all’auditorio anglosassone) e viene sottolineato la sua natura di soldato di Dio (come già san Giorgio), più che quella di servo di Dio. Cristoforo, inoltre, si rivolge in modo duro al re, con un’attitudine al comando e al controllo (e in alcune occasione anche alla vendetta violenta) che è totalmente assente dai manoscritti latini.

Dagno, un tiranno crudele e sciocco

Anche il personaggio di Dagno risulta modificato: se prima si presentava come un re devoto alle divinità pagane, ora appare come un tiranno, preoccupato solo del fatto che i suoi sudditi si rivolgano a Cristoforo e non a lui. Diventa crudele e assetato di sangue: per questo il narratore rende ancora più crudeli le torture inflitte al santo, di fronte alle quali il tiranno gode. Dagno assume anche delle connotazioni di follia, che nel testo latino sono solo accennate e si riferiscono alla stupidità del paganesimo più che alla stupidità del re stesso.

Un pubblico poco acculturato

Il pubblico a cui si rivolge il traduttore risulta essere poco acculturato: ce ne accorgiamo da alcuni elementi didattici inseriti dal traduttore. Solo due esempi.

Nei manoscritti latini si dice che Dagno viene accecato a causa di una freccia in un occhio. Ma così dovrebbe essere solo parzialmente cieco! Allora il traduttore inglese introduce una seconda freccia: Dagno viene colpito da due frecce nei due occhi e, dunque, rimane completamente cieco.

Quando, alla fine della vicenda, Dagno guarisce dalla cecità con la mistura di sangue e terra, nel testo inglese si insiste sul fatto che può essere guarito non chi compia questo gesto in modo magico, ma chi lo compia con fede, leggendo il resoconto delle azioni di Cristoforo con le lacrime agli occhi. Al traduttore, quindi, preme insegnare al popolo che il miracolo fisico è certamente meno importante di quello spirituale e che dunque il culto di Cristoforo potrà diffondersi ovunque, anche in mancanza delle sue reliquie.

Si potrebbero aggiungere altre considerazioni, ma le lascio al vostro approfondimento, attraverso la lettura del saggio di Thomson.

Vita e passione di san Cristoforo in Antico Tedesco del sud

  • un testo del XII secolo

San Cristoforo è chiamato cavaliere: ha perso le sue caratteristiche di mostro.

Vita e passione di san Cristoforo in Antico irlandese

A Dublino, alla Royal Irish Academy, una passione di san Cristoforo è MS 23 P 16 (1230) = Leabhar Breac (‘Speckled Book’) [s. xv], in lingua irlandese. Il manoscritto è del XV secolo, ma la passione è sicuramente più antica, Thomson suggerisce che possa essere datata intorno alla versione greca (BHG 310)

Bibliografia