La leggenda di san Cristoforo

“La leggenda di San Cristoforo” è un’opera affascinante di un artista anonimo del XVI secolo, oggi conservata al Museo Reale di Belle Arti di Anversa. Come in un fumetto, il nostro San Cristoforo compare due volte. E in entrambe le scene, sotto il suo tradizionale mantello rosso, indossa un’insolita uniforme da soldato.

San Cristoforo e i diavoli, San Cristoforo e l'attraversamento del fiume
La leggenda di San Cristoforo – Museo di Belle Arti di Anversa (B) -XVI secolo

Cristoforo soldato contro i diavoli

Nella prima scena, sulla sinistra, lo vediamo sbaragliare con un gesto semplice un gruppo di diavoli. A guardarli bene, potrebbero sembrare quasi ridicoli, ma il loro effetto è tutt’altro che comico: i soldati del re, uomini armati e addestrati, fuggono terrorizzati di fronte a loro. San Cristoforo, invece, li sconfigge da solo, dimostrando una forza spirituale che il potere terreno non possiede. Non è solo un gigante buono, ma un soldato della fede che affronta il male senza esitazione, mentre gli altri scappano.

Il santo che porta il mondo (letteralmente)

La seconda scena è quella che tutti conosciamo, la traversata epocale del fiume. Ma anche qui, i dettagli stravolgono tutto. Il primo elemento che cattura l’attenzione è il più sorprendente: il bambino non è semplicemente seduto sulle spalle del santo. È accomodato sopra un grande e dettagliato mappamondo, e mentre lo fa, dall’alto ci guarda e ci benedice.

San Cristoforo che porta il mappamondo
La leggenda di San Cristoforo (particolare) – Museo di Belle Arti di Anversa (B) -XVI secolo

Con questo tocco geniale, San Cristoforo non è più solo il “portatore di Cristo”, ma diventa colui che porta letteralmente il peso del mondo intero. Si trasforma in una figura che fa “il verso ad Atlante”, diventando il “nuovo Atlante” cristiano. E se lui è il nuovo Atlante, quello che porta è il “nuovo mappamondo”. Ricordiamo che il globo fu inventato solo alla fine del ‘400; rappresentarlo in un dipinto del XVI secolo era un simbolo di assoluta modernità. L’artista, però, integra le paure antiche in questa nuova visione del mondo: i tradizionali mostri marini, solitamente ai piedi del santo, sono ora disegnati direttamente sugli oceani del mappamondo, a ricordarci che il male si annida in ogni angolo del globo conosciuto.

Sullo sfondo, il grande teatro della vita (e della scelta)

Allontanando lo sguardo dal protagonista, scopriamo che il paesaggio non è un semplice sfondo, ma una vera e propria allegoria della libertà di scelta. La giornata è bellissima, il cielo è così terso che si riflette nell’acqua, dove si specchia anche la figura imponente di San Cristoforo.

Eppure, questo scenario idilliaco è popolato da dettagli che ci parlano d’altro:

Sull’altra riva ci aspetteremmo l’eremita; compare, invece, un gruppo di persone radunate attorno a un cadavere. Il significato non è certo, ma forse, come suggerisce la nostra fonte, il senso è che la vita continua, indifferente al dramma e all’eroismo.

La quotidianità va avanti: un uomo continua a traghettare passeggeri, i velieri entrano ed escono dal porto di Anversa, persone a cavallo si dirigono verso la città. Il mondo non si ferma per la scelta di un uomo.

Appaiono in lontananza i simboli del male. L’architettura di una città ricorda la Torre di Babele e nel fiume si intravede una barca simile all’Arca di Noè. Il male continua a imperversare nel mondo, nonostante tutto.

Questa complessa scenografia serve a incorniciare il tema centrale dell’opera: la libera scelta. Ieri oggi domani uomo sarà sempre libero di scegliere il bene o il male di rimanere fermo al suo posto oppure di andare dall’altra parte, portandosi sulla testa il peso del mondo e del Bambino.

E tu che cosa scegli?

“La leggenda di San Cristoforo” di Anversa si rivela, dunque, un racconto per immagini, una profonda meditazione sulla forza spirituale, sulla responsabilità e sull’eterna lotta tra il bene e il male. Ci mostra un eroe che compie una scelta attiva, mentre il mondo intorno a lui continua a girare, spesso indifferente.

L’opera, quindi, smette di essere solo un dipinto del ‘500 e ci interpella direttamente, ponendoci una domanda tanto semplice quanto potente. E tu, di fronte alle correnti della vita, scegli di restare a guardare o di attraversare, portando il peso delle tue responsabilità?

Bibliografia

Il quadro è presentato nel sito del Museo di Anversa, qui.