- Strani san Cristoforo di Pomponio Amalteo
- Bibliografia
Strani san Cristoforo di Pomponio Amalteo
Pomponio Amalteo
Pomponio Amalteo è un pittore friulano, genero di Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone, di cui viene considerato l’erede. Nato a Motta di Livenza (1505-1588) e vissuto a San Vito al Tagliamento (PN), viene considerato come uno dei più importanti pittori friulani del XVI secolo.
Il suo linguaggio magniloquente, capace di dominare ampi spazi con imponenti scenografie architettoniche e fondali paesaggistici abitati da figure grandiose, contraddistinte da una teatrale gestualità, si dichiara profondamente debitore verso quello del maestro, del quale riprende e ripropone temi e motivi nel corso di tutta la sua lunga attività artistica. (ERPAC)
Queste caratteristiche sono evidenti anche nei san Cristoforo che Pomponio Amalteo ci ha lasciato.
Strani san Cristoforo
Uno si trova sulla facciata dell’Antica chiesa di Santo Stefano a Gleris, frazione di san Vito al Tagliamento (PN): è stato dipinto tra il 1530 e il 1535 e sembra uscire dalla parete per attraversare di corsa il Tagliamento. Evidente la sua somiglianza con un dipinto ad olio di Pordenone.
L’altro è un affresco della Chiesa dei santi Cristoforo e Luigi a Portogruaro (VE), realizzato nel 1532: Cristoforo non tiene il Bambino sulle spalle, ma lo consegna alla Madonna.
L’ultimo, di cui non sappiamo fornire una datazione esatta, si trova sulla facciata della chiesa di san Martino a Pradipozzo, frazione di Portogruaro.
San Cristoforo, la ghiaia e il guado del Tagliamento
Sulla ghiaia del Tagliamento dal XVI secolo
Anche oggi davanti alla chiesa di santo Stefano a Gleris, presso San Vito al Tagliamento, passa una strada molto trafficata. Nel Medioevo, qui c’era l’antica strada di Allemagna. Ecco, allora, il san Cristoforo a proteggere i viandanti e a segnalare il guado vicino.
Anche il toponimo della frazione segnala la sua parentela con il fiume e il suo guado: Gléris è il plurale di “glérie“, ossia ghiaia, in latino “glarea“, pertanto significa luogo di ghiaie: la frazione sorgeva, infatti, presso la riva del Tylaventus minor, le cui acque trascinavano e deponevano lungo il loro percorso abbondanza di ciottoli.
Pomponio Amalteo (a Gleris) e Pordenone (a Venezia)
Sulla facciata della chiesa è dipinto un colossale san Cristoforo. Risulta evidente che l’Amalteo abbia tentato di inserire nelle raffigurazioni solita del nostro santo l’elemento del dinamismo che aveva probabilmente visto nell’opera realizzata a Venezia dal suocero Giovanni Antonio de’ Sacchis, il Pordenone nel 1527 (o almeno in qualche cartone preparatorio).
L’idea di base è la stessa per entrambe le immagini: un santo che viene verso di te, appoggiandosi sul bastone per darsi la spinta. Le gambe nude e muscolose (come quelle del san Cristoforo di Tiziano che il Pordenone conosceva), il mantello che fa da sfondo scuro, la veste talmente corta da lasciare in evidenza solo la biancheria intima, il braccio del santo davanti al corpo, l’espressione turbata del santo.
Molte sono, comunque, le differenze, dovute anche alla diversa tecnica di produzione (un dipinto a olio per il Pordenone, un affresco per l’Amalteo) e alle differenti dimensioni (il quadro del Pordenone misura 140×60 cm; il san Cristoforo in facciata all’incirca 5 x 3m).
In particolare, il pittore a Gleris ha ridimensionato la torsione di san Cristoforo (e per questo vengono rappresentate entrambe le braccia); in questo modo, anche il dinamismo risulta meno accentuato.I
ll Bambino del Pordenone, appoggiato in modo scomposto sulla spalla del santo, si volta verso Cristoforo per guardarlo proprio negli occhi, mentre con la mano destra ci benedice. Molto più tradizionale, invece, il Bambino dell’Amalteo: seduto sulla spalla del santo, indossa una vestina e tiene in mano il globo di cristallo del mondo.
San Cristoforo lascia il Bambino alla Madonna a Portogruaro
Pomponio Amalteo dipinge san Cristoforo
1521: Battista del fu Domenico del Borgo di San Giovanni, gastaldo della scuola, Antonio della Pia fornaciaio e Vittore pelliparius decidono di edificare un altare ad onore dei Santi Cristoforo e Giacomo, dotato di due sepolture da porre nella Chiesa di san Cristoforo a Portogruaro.
Nel 1523, il pittore Pomponio Amalteo viene incaricato di realizzare l’affresco sull’altare.
Ed eccolo qui, l’affresco di Pomponio Amalteo. San Cristoforo viene raffigurato in una composizione con altri personaggi, oggetto della discussione degli storici dell’arte. L’affresco è stato denominato a lungo San Cristoforo e Sacra Famiglia: sarebbero dunque raffigurati la Madonna, a cui san Cristoforo porge il Bambino, e san Giuseppe. Oggi gli storici identificano in modo diverso la figura maschile che vediamo alla destra della Madonna in San Giacomo. Sarebbe dunque un affresco intitolato ai due santi che proteggono i pellegrini, Cristoforo e Giacomo.
L’Amalteo sceglie una raffigurazione originale per san Cristoforo. Non trasporta il Bambino sulla spalla, non sta attraversando alcun torrente. Ha già portato il Bambino ed ora lo consegna alla Madre.
Un nuovo San Cristoforo dopo il Concilio di Trento
Da dove nasce questa iconografia? L’immagine di san Cristoforo che porge il Bambino alla Madonna si diffonderà nella seconda metà del XVI secolo, in stretta correlazione con le nuove istanze del Concilio di Trento. La raffigurazione del santo deve perdere le sue caratteristiche più mitiche e superstiziose: in evidenza, dunque, non devono essere le sua capacità taumaturgiche o di protezione dalla mala morte, ma la sua attività a servizio del Cristo.
Fermenti preconciliari a Portogruaro
Pomponio Amalteo, però, dipinge questo affresco prima, nel 1532, agli inizi del XVI secolo.
Forse aveva visto la pala (o i cartoni preparatori o un’incisione) della Madonna con il Bambino, San Giorgio e San Cristoforo di Paris Bordon, in cui San Cristoforo porge Gesù Bambino alla Madonna. Ma la pala, detta Manfron dal nome del committente, fu realizzata a Crema e, dunque, pare improbabile che Pompeo Amalteo l’abbia vista con i suoi occhi.
Molto più sensata, comunque, l’ipotesi che la committenza dell’Amalteo abbia già recepito questi nuovi fermenti spirituali e abbia dato indicazioni al pittore. La confraternita di san Cristoforo e san Giacomo, tra l’altro appena riformata, mantiene il patronato dei due santi del 25 luglio, ma li prega in quanto intercessori presso Gesù e la Madonna.
Ecco allora che san Cristoforo porge il Bambino a Maria e san Giacomo contempla Gesù in modo così devoto da assumere le sembianze di san Giuseppe: ben poco è rimasto del santo Cristoforo che trasporta il Bambino in mezzo al fiume vorticoso e di san Giacomo che fa resuscitare gli impiccati.
Il san Cristoforo dell’Amalteo è ancora simile al grande santo affrescato a Gleris (la stessa muscolarità, gli stessi abiti, lo stesso viso barbuto, lo stesso grosso bastone, ma anche lo stesso dinamismo): è lui, ma contemporaneamente è già un santo diverso.
Dal XVI secolo, due san Cristoforo
Due san Cristoforo, dunque. Uno più umano e spirituale, ritratto con devozione per il suo sapersi mettere a servizio di Gesù, che è l’unico vero salvatore, capace di fare i miracoli. L’altro più vicino alla fede popolare, con delle caratteristiche più pittoresche, di dimensioni colossali, a proteggere con il suo sguardo miracoloso i viandanti dalla mala morte e i malati dalla peste.
E l’ultimo san Cristoforo dell’Amalteo di cui ora parleremo segue proprio il secondo modello.
Ancora il San Cristoforo popolare a Pradipozzo
Cambia la committenza, cambia san Cristoforo. Se l’affresco è stato eseguito dall’Amalteo o dalla sua scuola, in ogni caso siamo di fronte ad un’immagine molto simile a quella di Gleris, anche se qui il santo è più chino e tiene il bastone quasi come un remo.
Bibliografia
- sul restauro della chiesa di santo Stefano a Gleris: italianissimaPN
- sulla Chiesa di san Cristoforo a Portogruaro e sull’affresco di Pomponio Amalteo: Eugenio Marin, Luigi Vendrame, La chiesa di San Cristoforo, Atti dell’Accademia San Marco di Pordenone, 15 (2013)
- sulla Chiesa di san Martino a Pradipozzo beweb