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San Cristoforo e il Duomo di Gemona: cinque fili per tessere una storia
Il Duomo di Gemona del Friuli è simbolo amatissimo della fede e dell’arte friulana, della sapienza anche astronomica dei medievali, e anche della testardaggine di un popolo che ha dovuto convivere con frequenti e terribili terremoti. Si ricordano i terremoti del Duecento e Trecento che hanno fatto sì che la chiesa (già presente forse dall’Alto Medioevo, ma sicuramente dal 1190) fosse riconsacrata nel 1337, dopo gli interventi di Johannes e poi, alla fine del Trecento, di Giovanni Griglio. L’ultimo terremoto, quello del 1976, è nella memoria di molti di noi. Sulla facciata, un meraviglioso, colossale, unico san Cristoforo!
Per raccontare la sua storia, cinque fili: il filo rosso del Re Magi, il giallo del solstizio d’inverno, il grigio dell’arenaria di san Cristoforo, l’arancione del solstizio d’estate e il nero del terremoto.
Filo rosso: Il corteo dei Re Magi
Giovanni Griglio realizzò alla fine del Trecento la meravigliosa facciata a capanna. Tre rosoni, sotto al più bello, il centrale, c’è galleria dell’Epifania che racconta, in due scene, l’arrivo del corteo dei Re Magi che recano doni al Bambino Gesù, sorretto dalla Madre e custodito da Giuseppe, e i re dormienti a cui compare in sogno un angelo che li invita a non ripassare da Erode.
Filo giallo: I Re Magi e il solstizio d’inverno
I magi sono collegati da sempre alla stella che li ha guidati verso Gesù. Gli archoastronomi, che studiano l’orientamento della chiese medievali, identificano nel momento dell’allineamento della stella Sirio e delle tre grandi stelle della cintura di Orione, i Tre Re, il momento del solstizio d’inverno, collegato al Natale. Simbolicamente le tre stelle di Orione, i Magi, incontrano la vera stella che nasce al mondo, Gesù. L’elemento della luce è strettamente collegato al Natale.
Filo grigio: Un colossale san Cristoforo a Gemona
Ancora più notevole sulla facciata è la colossale statua di San Cristoforo di Giovanni Griglio (1331-32), alta ben sette metri e composta da sei blocchi di pietra arenaria. Protettore dei viandanti (ne passavano molti sulla via del Tagliamento), si vedeva da lontano. Con il suo sguardo fisso e frontale (lo stesso del Bambino) proteggeva da ogni male, durante la giornata, soprattutto dalla morte improvvisa. Il Bambino sta seduto sul palmo della mano sinistra di Cristoforo. Come se fosse in trono, tiene nella mano sinistra il libro del Vangelo aperto. La sua veste, lunghissima, gli copre le ginocchia; allo stesso modo un abito lungo ed elegante, legato in vita da un cintura, arriva alle caviglia di Cristoforo. Con la mano destra, il santo tiene un lungo bastone, con le estremità fiorite a palma.
La figura di san Cristoforo è così importante che si trova anche all’interno del Duomo, nel sacello di san Michele.
Anche sul portale della Chiesa di san Giovanni a Gemona c’era una statua di san Cristoforo, già mutila nell’Ottocento, dispersa durante il terremoto del 1976. La chiesa è stata completamente distrutta. Ne riproponiamo una fotografia di inizio XX secolo, tratta da Pense Marave.
Filo arancione: Un astice e una sirena bicaudata
Ma ritorniamo al nostro enorme Cristoforo della facciata. Ai piedi della colossale statua, si trovano un astice e una sirena bicaudata.
La sirena bicaudata: seduzione e fertilità
La sirena bicaudata è un simbolo molto presente nell’arte medievale, spesso in associazione con il nostro santo. In mezzo al fiume, raffigura probabilmente i pericoli e le seduzioni che ostacolano l’attraversamento. Ma, certamente, la sirena potrebbe essere anche un simbolo di fertilità, legato alla luna con la sua ciclicità e alla terra in quanto madre.
L’astice e la canicola
L’astice è meno frequente in associazione con il nostro santo, anche se è presente nell’immaginario medievale, ad esempio anche nel mosaico di Aquileia. Il simbolo ha comunque una traduzione astronomica. Dal punto di vista etimologico, la parola astice ha a che fare con il concetto di stare fermo e l’astice ricorda, quindi, sia il solstizio d’estate sia il Cancro, la costellazione sotto la quale ricade la festa di San Cristoforo che si festeggia il 25 luglio nel periodo della canicola, ovvero nei giorni più caldi dell’anno. In quelle notti è ben visibile anche Sirio, la stella più luminosa del cielo; e Sirio fa parte della costellazione del Cane, che si trova proprio ai piedi della costellazione di Orione. Da non dimenticare che San Cristoforo è rappresentato come un uomo della testa di cane, un cinocefalo, nell’antica tradizione orientale.
Filo nero: Il terremoto a Gemona risparmia san Cristoforo
Il terribile terremoto del Friuli del 1976 ha provocato dei danni gravissimi a Gemona, con 400 morti e totale devastazione. In questa immagine, il duomo dopo il 6 maggio 1976: la facciata ha resistito e ancora il nostro San Cristoforo continua a proteggere dall’alto la sua città distrutta.
Nel giro di pochi anni anche il duomo è stato ricostruito grazie ai contributi statali ma anche grazie alla tenacia e all’intraprendenza dei friulani che si sono da subito dati alla ricostruzione non solo di case e attività ma anche del patrimonio artistico e religioso. Ecco all’interno del Duomo (che ha ancora le colonne visibilmente inclinate) questo bellissimo Crocifisso, ripescato distrutto dalle macerie e lasciato così ferito, come perenne ricordo del terremoto.
Ecco i cinque fili ed ecco la storia!
E un’ultima suggestione. Nel 2016 si inaugura la XIII edizione del Presepe di Sabbia di Lignano Sabbiadoro, dedicato al ricordo dell’Orcolat, del drammatico terremoto del 1976. Proprio accanto al presepe è stato riprodotto il nostro san Cristoforo della facciata del duomo di Gemona. Segno di resistenza e rinascita.
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Bibliografia
- La chiesa di san Giovanni e la testa di san Cristoforo in Pense Marave.
- Il Duomo di Gemona, in visit gemona
- Le immagini dell’aldilà a Gemona, in visionidellalida
- Sirio, Orione e il solstizio di inverno raccontano la storia astronomica del Natale. L’analisi di Gaspani.
- Le incredibili curiosità del Friuli di Angelo Floramo
- Stefano Borsi, Storia di san Cristoforo. Origini e diffusione di un culto tra mito e realtà, Libria 2017