- I due, cioè tre, affreschi di san Cristoforo a Sesto a Reghena
- San Cristoforo sopra San Cristoforo: perché non puoi cambiare la posizione
- San Cristoforo non si sposta!
- Bibliografia
I due, cioè tre, affreschi di san Cristoforo a Sesto a Reghena
Abbiamo già parlato della raffigurazione del XII secolo di san Cristoforo nell’atrio romanico dell’Abbazia di Sesto al Reghena.
Il San Cristoforo all’ingresso della basilica
Ma ora ritorniamo davanti all’ingresso della basilica. Alla sinistra dell’entrata, si apre la loggia del XIV secolo, che accompagna il visitatore verso l’atrio; sulla parete esterna compaiono due immagini di protezione molto care alla devozione popolare: la Madonna con il Bambino e ancora il nostro san Cristoforo.

Nell’atrio dell’abbazia di Sesto al Reghena, San Cristoforo è raffigurato leggermente di profilo. Il suo sguardo non ha più l’intensità miracolosa tipica delle immagini dei primi anni del Trecento, ma il santo continua comunque a svolgere il suo ruolo tradizionale di protettore dei viandanti e dei pellegrini. La sua figura è più grande rispetto a quella della Madonna, a sottolinearne l’importanza e la funzione apotropaica, rafforzata anche dalla collocazione accanto all’ingresso.
Un san Cristoforo sopra l’altro
Questa funzione protettiva era così sentita che, quando nel XV secolo si decise di ridipingere la parete, non si rinunciò all’immagine del santo: sopra l’affresco esistente ne venne realizzato un altro, sempre dedicato a San Cristoforo.
Dopo la Seconda guerra mondiale, quest’ultima figura è stata staccata e oggi si può vedere sulla parete di fondo della navatella dell’atrio. Il santo, per le sua figura allungata ricorda l’affresco di Stefano Veneziano del Duomo di Pordenone che il frescante di Sesto cercava probabilmente di imitare.


San Cristoforo sopra San Cristoforo: perché non puoi cambiare la posizione
Non è questo il solo caso della ridipintura sullo stesso spazio di San Cristoforo. Ne vedremo ora tre esempi.
a Milano, san Nazaro in Brolo
Nella Chiesa di san Nazaro in Brolo, a Milano, un San Cristoforo è stato dipinto sopra ad un altro precedente. Siamo nel transetto sinistro, all’ingresso della Cappella di Santa Caterina, che é stata storicamente legata al Luogo pio di Santa Caterina in San Nazaro, una confraternita con esplicite finalità elemosinere (distribuzione di pane, vino e legna, dote per fanciulle povere residenti in città).
Abbiamo già visto in Friuli il forte legame fra San Cristoforo, patrono di pellegrini e viandanti, e le confraternite, proprio in funzione di ospitalità e di cura. Anche a Milano, a partire dal XV secolo, era stata fondata la Confraternita dei santi Giacomo, Cristoforo e Cristina, che reggeva la chiesa di San Cristoforo ai Navigli.

Il più antico è un san Cristoforo che si appoggia con entrambe le mani al suo bastone e guarda verso il fedele che entra (o esce) dalla cappella. Il più recente è un San Cristoforo in movimento; il Bambino sta seduto sulla spalla sinistra, aggrappato ai capelli del santo e con in mano un cartiglio. La scena avviene in un paesaggio naturale e il santo attraversa un fiume pieno di pesci e sassi: il bastone porta grandi datteri.
a Trento, nel Duomo
Nel Duomo di Trento, i recenti restauri hanno messo in evidenza la presenza di ben tre San Cristoforo, sempre dipinti nella stessa parete del transetto sud.

Il più visibile dei tre, a sinistra sopra al monumento funebre Lodron, è un’imponente immagine databile al 1290 circa, di stile veronese: San Cristoforo indossa guarda frontalmente il fedele (che protegge) e porta sulla spalla il Bambino benedicente. Gli abiti sono davvero molto eleganti: Cristoforo indossa una mantellina di ermellino sopra un abito decorato con eleganti figure geometriche. Si intravede il frammento di mano che sembra reggere una croce d’oro o appoggiarsi sul petto del santo. Nel riquadro, vicino alla palma, si nota anche una piccola figura aureolata, forse lo schizzo di un precedente disegno coperto da uno strato di colore poi caduto.
Appena a destra del monumento Lodron si scorge un piccolo frammento (parte del volto imberbe del santo e parte del Bambino) di un altro san Cristoforo, questo risalente alla metà del Duecento, che è l’affresco più antico di tutta la cattedrale ed è avvicinabile ad altre opere romaniche di ambito altoatesino.
Entrambi questi affreschi vennero ricoperti da un terzo riquadro di fine Trecento sempre raffigurante san Cristoforo e, presumibilmente, altri santi: gran parte di esso, assieme con le parti sottostanti degli altri due, è andata distrutta con la posa del monumento Lodron. Qui San Cristoforo è rivolto verso destra ed avanza nel fiume con il Bambino sulle spalle.
La posizione delle tre immagini del santo è da ricollegare all’antica presenza di una porta in quella posizione, e forse anche di un altare dedicato al santo (i documenti ce ne attestano la presenza almeno a partire dal Cinquecento e fino al Settecento inoltrato).
a Verona, a San Zeno
A san Zeno, vicino all’uscita dalla chiesa in direzione dell’atrio del convento, si trova la raffigurazione di un grande San Cristoforo. Si volge verso il Bambino mentre avanza nell’acqua.


Si intravede un’altra immagine ancora più antica del santo, di maggiori dimensioni, frontale, più statica.
Il santo è l’ultima immagine sacra che i monaci vedono uscendo dalla chiesa: il santo può dunque proteggerli tutto il giorno della mala mors.
San Cristoforo non si sposta!
Ecco che San Cristoforo ha una posizione stabilita ed una funzione specifica in ciascun caso. E quando la pittura si rovina, non si può che dipingerne un’altra nella stessa posizione. Così abbiamo visto a partire dal Duecento fino al Settecento in tutto il Nord Italia. A Sesto al Reghena, come a Verona, il santo accompagna e protegge chi entra e, soprattutto, chi esce dalla Basilica.
Bibliografia
- pagina Wikipedia: Duomo di Trento
- Cozzi, E. e Menis, G.C. (2001) L’abbazia di Santa Maria di Sesto : l’arte medievale e moderna. Pordenone: Geap.

