San Cristoforo di Zuech fra Merano e la Val di Non
Stefano Zuech fu un artista attivo in Trentino fra gli anni Venti e gli anni Sessanta, importante per aver suscitato ‘nuove forme di bellezza e religiosità’ all’interno dell’arte cristiana. Spesso affrontò i temi più tradizionali dell’iconografia cattolica, infondendo una cifra originale, ma mai particolarmente ardita o attualizzante. Questo vale anche per il san Cristoforo che egli scolpì per il palazzo delle poste di Trento del 1934 (cui dedicherò presto un post).
Ma oggi parliamo di un altro san Cristoforo realizzato da Zuech, un bassorilievo in bronzo per il capitello di San Cristoforo eretto nel 1936 a San Felix, lungo la nuova strada delle Palade.
La strade della Palade
La strada, costruita nel periodo che va dal 1935 al 1939, seguiva antichissimi sentieri, che collegavano le zone di Merano con l’alta Val di Non, superando il Passo delle Palade: dunque, Alto Adige, da una parte, Trentino dall’altra. Anticamente strada di passaggio che portava a Santiago di Compostela, presentava numerose raffigurazioni di san Giacomo, ma anche un ospizio medievale e un santuario dedicato alla Madonna del Senale. Ovviamente non mancano anche le raffigurazioni di san Cristoforo, come le innumerevoli immagini di Merano oppure quelle della chiesetta di San Severino a Lana e quella della chiesa di santa Lucia a Fondo. Una chiesa, inoltre, è dedicata a san Cristoforo proprio fra Senale e san Felix.


Ma torniamo alla costruzione della strada.
Le scritte sul capitello di san Cristoforo
Progettista e direttore fu l’ingegnere Gualtiero Adami: egli dedicò particolare cura a che il tracciato della strada non stravolgesse il paesaggio, pur avendo a cuore anche la sicurezza e la qualità di vita sul lavoro delle maestranze.
Proprio per dare rilevanza cristiana a questa nuova strada. Adami commissionò la costruzione di un capitello a a San Felice: riportava questa invocazione:
“SAN CRISTOFORO / PATRONO ANTICO TRA / I MONTI GVIDI SEMPRE A / SICURO SALVAMENTO CHI / PASSI PER LA NUOVA STRA / DA VOLVTA DAL GOVERNO / NAZIONALE FASCISTA [quest’ultima parola fu poi cancellata] / MCMXXXV – MCXXXIX”.

A tergo del capitello, il committente dell’opera, fece scrivere:
“HANC VIAM DELINEAVIT / POMAROLEVSIS VALTHARIVS PERTICA / VALLIS LAGARINAE / DIVI CRISTOPHORI ALVMNVS / MCMXXXV / XIII P. FASCES REC.
Rivendica la sua nascita a Pomarolo, luogo in cui la devozione a san Cristoforo è molto forte, e il suo amore per il santo di cui si sente alumnus.

Un san Cristoforo intimo
Il santo, raffigurato da Stefano Zuech, presenta un’iconografia particolare. Il santo, infatti, perde del tutto la sua monumentalità eroica per concentrarsi interamente in quello sguardo davvero intimo con il Bambino, tenuto con il braccio e non sulla spalla, come al solito. Sembra quello sguardo d’amore a sostenere il santo nel cammino in mezzo al fiume e non il suo sforzo o il bastone su cui si appoggia. Sulle spalle del santo è rimasto, invece, il globo del mondo. Risulta evidente un contrasto fra l’intento magniloquente e celebrativo dell’epigrafe e il raccoglimento del dialogo religioso fra Cristoforo e Cristo.
Bibliografia
- pagina Wikipedia; fondoambiente.it
- Roberto Pancheri, Il volto segreto della bellezza. Stefano Zuech e l’arte sacra, Rovereto, 2016
- Visintin, Maurizio, a c. di. La strada del Passo delle Palade: storia, paesaggio, arte e cultura. Bolzano: Athesia Verlag, 2015.
- Quella via sacra nella natura che scavalca il passo Palade