Lorenzo Lotto e colossali san Cristoforo fra Loreto e Berlino
Lorenzo Lotto, autore rinascimentale inquieto, dipinse due meravigliosi san Cristoforo nelle Marche, la sua patria di adozione dove passò gli ultimi anni della sua vita.
Nella prima metà del XVI secolo, Cristoforo viene ancora raffigurato ovunque: il periodo orribile di san Cristoforo è la seconda metà del XVI secolo. La sua devozione viene messa in discussione dagli Umanisti prima, da Lutero e i Protestanti poi; infine, dalla Controriforma cattolica.
Ma, nonostante sia finita la sua fortuna più grande, il santo continua ad essere rappresentato, soprattutto come protettore dalla peste, in particolare con san Sebastiano e san Rocco. Ciò avviene in particolare in zone periferiche e realizzato da artisti popolareschi.
Lorenzo Lotto, autore rinascimentale inquieto, dipinse due meravigliosi san Cristoforo nelle Marche, la sua patria di adozione dove passò gli ultimi anni della sua vita.
Nella chiesa di san Cristoforo a Vercelli Gaudenzio Ferrari dipinse la Madonna degli Aranci, con un colossale e raffinato san Cristoforo. Poi, nel Settecento, artisti locali decorarono la chiesa con le immagini di vita e morte del santo.
Sono molte le raffigurazioni della vita e del martirio di Cristoforo che abbiamo incontrato e che incontreremo. Testimoniano un interesse per il santo che va oltre l’immagine iconica dell’attraversamento del fiume. Il loro numero non è però paragonabile alla capillare diffusione che ha avuto l’immagine del traghettatore, al punto che possiamo dire che il martirio di san Cristoforo è quasi obliato nella devozione popolare, a meno di particolari culti locali.
Bernardino Luini, pittore del Rinascimento Lombardo, dipinge almeno tre grandi San Cristoforo (Pavia, Como, Saronno), come santo dei pellegrini, ma anche come protettore dalla peste.
A Beinette fra XV e XVI secolo la devozione per san Cristoforo fu importante, tanto che divenne patrono della città. Ma dal XVIII secolo, qui come altrove, fu dimenticato.
Le raffigurazioni di san Cristoforo tra Monviso e Torino (Crissolo, Barge, Saluzzo, Villafranca Piemonte, Piobesi Torinese), seguendo il corso del Po, ci fanno ricostruire la storia della sua devozione nel corso di ameno cinque secoli. dal XV al XX.
Fu certamente all’incisione di Buxheim che si ispirò il pittore gallese della chiesa di Sant Saeran nel Denbighshire per realizzare il suo bel san Cristoforo. Eppure guardate tra i piedi del santo. Dai pesciolini di un fiume della Germania del Sud alla fauna marina, abbondante e pericolosa del Galles costiero!
Nel momento del passaggio del fiume,
un eremita assiste alla scena, illuminando con la lanterna il cammino di san Cristoforo. Altre volte prega per lui.
Nella misteriosa chiesa di san Michele al Pozzo Bianco di Bergamo, sono presenti quattro raffigurazioni di san Cristoforo, dal XIII al XVI secolo, come custode delle fonti, contro la peste e la morte improvvisa.
Fra Medioevo e Rinascimento il territorio di Varese fu zona di transito; San Cristoforo ci protegge da Sesto Calende, Casbeno, Buguggiate e Calcinate degli Orrigoni.
A Taisten – Tesido in Sudtirolo san Cristoforo colossale ha un piede esadattilo (con sei dita). in ogni caso segno dell’eccezionalità nel bene e male del nostro santo.
Lungo il Lemene, san Cristoforo è presente dalle raffigurazioni più arcaici del XII agli ultimi del XVI secolo dipinti da Pomponio Amalteo.
Il secondo san Cristoforo capolavoro: insieme a san Martino corre fuori dall’altare delle reliquie della chiesa di san Rocco a Venezia.
San Cristoforo ha accompagnato Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone, per tutta la sua carriera. 1. Nella Pala della Misericordia del duomo di Pordenone,