- Il Lemene fra Friuli e Veneto e San Cristoforo
- Dalle origini alla crisi della devozione a san Cristoforo
- San Cristoforo nel XII secolo: Teglio Veneto: ma che bel Cintello!
- Nel XV secolo, a Sesto al Reghena
- Ancora un san Cristoforo frontale a Casarsa della Delizia, alla Versutta
- Nel XVI secolo, san Cristoforo guarda il Bambino a Caorle
- San Cristoforo che si muove nella acque: Pomponio Amalteo all’inizio del XVI secolo
- Bibliografia
- grazie a Paolo Mestriner
Il Lemene fra Friuli e Veneto e San Cristoforo
Il Lemene è un fiume di risorgiva che nasce nella pianura friulana occidentale ad est di Casarsa della Delizia e passando attraverso il comune di San Vito al Tagliamento, Gruaro e Portogruaro, raccolte le acque del Reghena, con andamento sinuoso confluisce nella Laguna di Caorle. Scorre dunque in due regioni: nella friulana provincia di Pordenone (Casarsa della Delizia, San Vito al Tagliamento, Sesto al Reghena) e in provincia di Venezia (Gruaro, Teglio Veneto, Portogruaro, Concordia Sagittaria, San Stino di Livenza, Caorle).

Terra di acque, dunque: danno la vita e rendono feconda la terra, ma vanno tenute sotto controllo. Terre di passaggio: uniscono l’Est Europeo a Venezia e al Mediterraneo, sono agevoli ma i viandanti hanno bisogno di protezione. A svolgere questo duplice compito, tanti San Cristoforo, proprio lungo il corso del Lemene. Una devozione al santo certamente favorita dalla dominazione veneziana della zona, ma risalente a molto prima, come troviamo attestato a Portogruaro.
- Ecco i san Cristoforo lungo il Lemene:
- In Friuli
- CASARSA DELLA DELIZIA (PN), Sant’Antonio della Versutta, affresco (esterno) – XIV secolo
- SAN VITO AL TAGLIAMENTO (PN), Santa Maria in castello, affresco (esterno) – XIV secolo
- SAN VITO AL TAGLIAMENTO (PN) – GLERIS, Chiesa antica di santo Stefano, affresco (esterno), Pomponio Amalteo, XVI secolo
- SESTO AL REGHENA (PN), Abbazia di santa Maria in Silvis, affresco (esterno), XV secolo
- SESTO AL REGHENA (PN) – BAGNAROLA, Chiesa di tutti i Santi, affresco (esterno), Andrea Bellunello, 1488
- In Veneto
- GRUARO (VE), Chiesa di san Giusto, affresco (esterno) – scuola Pomponio Amalteo – XVI secolo
- CINTELLO (VE), Chiesa di san Giovanni Battista, affresco (interno) – fine XII inizio XIII secolo
- PORTOGRUARO (VE), Chiesa di san Cristoforo e Luigi, affresco (interno), Pomponio Amalteo – XVI secolo
- PORTOGRUARO (VE) – PRADIPOZZO, Chiesa di san Martino, affresco (esterno) – XVI secolo
- CAORLE (VE), Duomo, affresco (interno) – XVI secolo
Ma ora abbandoniamo il criterio geografico e seguiamo l’evoluzione del nostro san Cristoforo nel tempo. Cominciamo davvero presto, nel XII secolo.
Dalle origini alla crisi della devozione a san Cristoforo
San Cristoforo nel XII secolo: Teglio Veneto: ma che bel Cintello!
X – XI secolo: gli Ungari invadono la pianura friulana. Una piccola comunità si riunisce per cercare di difendersi e costruisce un insediamento circondato da una cinta muraria: essa sorge nella parte più alta della piana, a ridosso del torrente Lemene. Nel circuito della cinta, si trova una chiesetta dedicata a san Giovanni Battista (anche se solo nel 1343 ci sono le prime attestazioni documentali). Nella chiesa, ad aula unica alta circa 3 metri e 50 e lunga 10 metri, la comunità si trova per pregare.
Oggi quella chiesa c’è ancora, anche se diversi interventi ne hanno modificato la struttura e parecchie mani di calce sono state stese sugli affreschi, perdendoli inesorabilmente. Ne restano ancora lacerti che dall’ultimo quarto del XII secolo ricoprivano la chiesa e di cui si era già persa memoria nel XVI secolo; sono stati scoperti nei lavori di riordino del 1966-1970 e restaurati (e finalmente studiati) nel 1996.

Fra le immagini che raffigurano il seno di Abramo (i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe che accolgono nel loro grembo le anime dei beati) e la cattura di Cristo (o bacio di Giuda), compare il nostro santo.
Questo san Cristoforo dai tratti bizantineggianti è davvero molto arcaico! La sua posizione è assolutamente frontale, gli occhi ben aperti, i tratti molto calcati, le forme ben definite. I capelli del santo sono pettinati, quasi in coerenza con l’aureola, con le sopracciglia; rotondo il collo della veste elegante.
Nelle prime raffigurazioni, san Cristoforo non porta il Bambino sulle spalle. Il santo è raffigurato con il bastone verdeggiante in mano, con una lunga veste da re o sacerdote, in posizione frontale, elegante. Così, ad esempio, a Ossuccio (CO). Raffigurato in quanto martire e portatore di Cristo, come dice il suo nome: il Bambino compare solo alla fine del XII secolo e spesso non in relazione con il santo, appoggiato quasi per caso sulla sua spalla o addirittura sul suo petto.
Ecco, quindi, che in questa immagine il Bambino sta sulle spalle del nostro santo: ma fra i due non c’è uno sguardo, non sono in relazione fra loro. Per i fedeli il Bambino è quasi un attributo del santo che è il vero taumaturgo: lo scambio di sguardi è fra il santo e il fedele che lo guarda devotamente. Di solito è ritratto di dimensioni colossali in posizione visibile, all’esterno della chiesa, sul lato esposto verso la strada, oppure sul muro interno di fronte all’ingresso principale o laterale: anche a Cintello, il santo è raffigurato proprio di fronte ad un ingresso laterale, ora murato.
Nel XV secolo, a Sesto al Reghena
La rappresentazione del santo cambia nel XV secolo; eppure qui, da quello che possiamo vedere, non è così diversa da quella più arcaica. Il santo ha ancora una posizione quasi frontale, ma il suo sguardo non è più così significativo. I suoi occhi perdono le loro enormi dimensioni. Il Bambino diventa una presenza essenziale.

Simile l’iconografia di san Cristoforo a Bagnarola di Sesto al Reghena. L’affresco, ora in pessime condizioni, dipinto da Andrea Bellunello nel 1488, rivela la stessa funzione di protezione dei pellegrini, impedendo la mala morte.

Ancora un san Cristoforo frontale a Casarsa della Delizia, alla Versutta
Anche a Casarsa della Delizia, sulla parete esterna della Chiesa di Sant’Antonio Abate alla Versutta, un’immagine di san Cristoforo frontale si offre ai pellegrini lungo le strade del Lemene.

La raffigurazione di Cristoforo è simile anche sulla facciata di Santa Maria del Castello a San Vito al Tagliamento, parecchio rovinata,
Nel XVI secolo, san Cristoforo guarda il Bambino a Caorle
Anche a Caorle è possibile vedere san Cristoforo. Nel duomo, nella navata sinistra, possiamo ammirare l’imponente affresco del secolo XVI. Qui, però, qualcosa è cambiato: il santo è sempre colossale, impegnato nel suo attraversamento, eppure ora cerca il Bambino, lo guarda devoto.

Interessante il nostro san Cristoforo, immobile, con le gambe ben piantate nell’acqua, i vestiti immobili, anche il mantello è fermo. Ancora il braccio è piegato, mentre l’altra mano afferra il bastone palmato. Il Bambino riesce a stare in piedi sule spalle del nostro santo.
San Cristoforo che si muove nella acque: Pomponio Amalteo all’inizio del XVI secolo
E poi arrivano i san Cristoforo di Pomponio Amalteo. dai più tradizionali a quelli decisamente nuovi.
San Cristoforo che corre a Gleris

A Gruaro, san Cristoforo e san Giusto
Sulla facciata della chiesa quattrocentesca di Gruaro, affreschi rappresentano S. Giusto martire e S Cristoforo, realizzati dalla cerchia del pittore Pomponio Amalteo (prima metà ‘500).


Il nostro san Cristoforo, dalle dimensioni colossali, trasporta sulla spalla sinistra il Bambino. Con un braccio si appoggia al bastone, mentre piega il braccio sinistro, poggiando la mano aperta al fianco. La biancheria intima è raccolta, il giubbino è di pelle e il grande mantello copre il dorso del santo,
A Portogruaro, una nuova immagine per san Cristoforo
Mentre sulla facciata della chiesa di san Martino a Piedipozzo è dipinto un san Cristoforo della scuola di Pomponio Amalteo simile a quelli precedenti, è nella chiesa di san Luigi e Cristoforo che avviene il cambiamento.
San Cristoforo porge, infatti, il Bambino alla Madonna, in un’iconografia più adatta ai fermenti riformistici della Chiesa del XVI secolo. Ma ti racconto questa storia nel post dedicato ai san Cristoforo di Pomponio Amalteo.


Bibliografia
Eugenio Marin, La chiesa di san Giovanni Battista di Cintello: possibili origini e sviluppi