Un san Cristoforo da salvare
Il san Cristoforo di Silvio Bottes
Realizzato in gesso dalla scultore fra Silvio Bottes nel 1955, san Cristoforo svetta sul muro dell’ingresso dell’ex deposito dell’Atesina a Trento. Le fattezze sono quelle dei tanti san Cristoforo di gusto popolare che sono diffusi in Trentino. Il santo è barbuto, il suo sguardo rivolto al fedele da proteggere. Il Bambino abbraccia dolcemente il santo, appoggiandosi sulla sua spalla, e tiene con la mano sinistra il globo del mondo.
Questa statua di san Cristoforo è ora a rischio di distruzione perché il deposito non è più in uso e probabilmente verrà presto smantellato. La scultura, gessata sulla parete, non può essere rimossa; ma anche la parete stessa risulterebbe troppo ingombrante da spostare.
La statua scampata all’alluvione del 1966
La statua aveva già rischiato di finir male nel 1966, quando l’alluvione colpì Trento: l’acqua dell’Adige giunse a lambire i piedi del santo, ma poi si fermò.
I dipendenti dell’Atesina vogliono salvare san Cristoforo
La proposta degli ex dipendenti sarebbe quella di preservare questo ingresso: san Cristoforo potrebbe proteggere non più gli autisti, ma gli automobilisti e il luogo rimarrebbe come testimonianza dell’archeologia industriale di Trento degli anni Sessanta.