Un San Cristoforo popolaresco e misterioso
L’Abbazia di Sesto al Reghena nella storia
Immersa un tempo nel silenzio di fitte selve, l’Abbazia di Santa Maria in Silvis di Sesto a Reghena è un luogo dove la storia sembra essersi fermata per raccontare oltre un millennio di vicende europee. Fondata tra il 730 e il 735 da tre nobili fratelli longobardi (Erfo, Anto e Marco), l’abbazia divenne presto un prospero centro benedettino protetto da figure del calibro di Carlo Magno, che ne garantì l’indipendenza fiscale e giurisdizionale. Dopo essere stata quasi completamente distrutta dalle incursioni degli Ungari nell’899, seppe rinascere nel X secolo trasformandosi in una potente struttura fortificata simile a un castello medievale, difesa da sette torri e fossati. Attraverso i secoli, il complesso ha visto alternarsi il dominio del Patriarcato di Aquileia e quello della Repubblica di Venezia, diventando una “commenda” gestita da illustri prelati, come il futuro papa Paolo II, che ne curarono l’abbellimento artistico con cicli di affreschi di scuola giottesca e interventi rinascimentali.
Un san Cristoforo popolaresco
Uno degli ambienti più antichi della chiesa è l’atrio romanico a tre navate, dove i pilastri quadrangolari conservano ancora frammenti di decorazioni pittoriche. Tra essi una raffigurazione davvero molto antica di San Cristoforo, riportata alla luce durante i restauri degli anni Cinquanta.

Questo dipinto colpisce per il suo linguaggio popolaresco ed estremamente immediato: l’autore ha utilizzato pennellate larghe e sommarie, di una gamma cromatica essenziale basata sulle terre, delineando i tratti fisionomici con segni rapidi e uno sguardo fisso che appare tra il pensoso e l’attonito. Questo San Cristoforo (e le altre immagini dell’atrio) incarna perfettamente la cultura figurativa occidentale dell’epoca, lontana dai preziosismi bizantini e vicina alla vivacità dei racconti popolari. Teniamo a mente che San Cristoforo è un santo di origine orientale: come si vede, in quest’epoca, aveva già assunto caratteristiche decisamente occidentali.
Proposte di datazione per san Cristoforo
Per questi frammenti, considerati tra le testimonianze più antiche del complesso, le proposte di datazione oscillano dal X al XIII secolo: Furlan, ad esempio, propone una datazione di trapasso tra il X e l’XI secolo, riscontrando affinità con miniature d’oltralpe e affreschi del Nord Italia (come San Zeno a Verona o San Romedio in Val di Non). Sarebbe davvero rivoluzionaria questa immagine sestese del santo, dato che le raffigurazioni dell’XI secolo di San Cristoforo risultano molto diverse, come possiamo vedere ad Ossuccio, sul Lago di Como.

San Cristoforo è raffigurato come un imperatore coronato; con il gesto della mano aperta ci benedice e, soprattutto, non porta il Bambino sulla spalla. Nella mano destra non regge il bastone del pellegrino, ma una sorta di scettro fiorito. Ne abbiamo già parlato.
Uno dei primi san Cristoforo che porta il Bambino in Italia?
Assai più convincente l’ipotesi di Enrica Cozzi che propone una datazione attorno alla prima metà del XII secolo, preferibilmente tra il 1100 e il 1125, grazie ad un confronto con due affreschi recentemente rinvenuti ad Azzano Decimo (PN) e a Cintello (PN).


Nelle tre immagini, il Bambino sta sulla spalla del santo e il bastone ha già preso la forma del bordone, a testimoniare il patronato sui pellegrini. Ci troviamo di fronte, dunque, a una delle più antiche raffigurazioni del San Cristoforo portatore di Cristo Bambino.
Le altre immagini segnalate, infatti, appartengono al XIII secolo.
- Affresco, Chiesa di san Giovanni -Taufers in Munstertal – Tubre (1218-1230)
- Affresco, Oratorio della Natività di Maria, Biasca (SVIZZERA) (1230)
- Affresco, Collegiale – Saint Junien (FRANCIA)
- Affresco, Chiesa di san Giovanni al Monte – Quarona (VC) – XIII secolo
- Affresco, Antoliva Intra (VCO) – XIII secolo
- Affresco, Rossura (Grigioni) – XIII secolo
- Affresco, Chiesa di san Fermo – Verona – XIII secolo
- Affresco, Chiesa di san Michele al Pozzo Bianco – Bergamo – XIII secolo
- Affresco, Cattedrale di Trento (1250),
- Affresco, Palazzo della Ragione – Mantova (1250)
- Altorilievo, Pulpito – Duomo di san Cristoforo – Barga (LU) (1256)
- Affresco, Oratorio di san Pellegrino – Bominaco (AQ) (1263)
- Affresco, Chiesa di san Tommaso Becket – Caramanico (AQ) – XIII secolo
- Affresco, Chiesa di san Lorenzo, Settimo Vittone (TO) – XIII secolo
- Affresco, Chiesa di santa Maria in Grotta, Rocchetta al Volturno (IS) – XIII secolo
- Affresco, San Miniato al Monte (FI) – Seconda metà del XIII sec
- Affresco, Badia di Montepiano (PO) (1260-1271)
- Affresco, Chiesa di san Giacomo in Calino – Gargnano sul Garda (BS) – XIII secolo
- Affresco, Basilica di Santa Maria Assunta – Muggia (TS) – XIII secolo
- Statua, Duomo di san Cristoforo, Barga (LU) (fine XIII o inizio XIV sec)
- Tavola, Museo Diocesano di Leòn (SPAGNA) – XIII secolo
Le immagini friulane risalirebbero, dunque, ad un secolo prima e sarebbero il primo segno dell’iconografia tradizionale del santo in Italia, molto prima della scrittura della Legenda Aurea.
Ancora due San Cristoforo a Sesto al Reghena
Non è l’unico San Cristoforo di Sesto al Reghena. Anche degli altri due c’è tanto da dire: lo faremo la prossima settimana.
Bibliografia
- Cozzi, E. e Menis, G.C. (2001) L’abbazia di Santa Maria di Sesto : l’arte medievale e moderna. Pordenone: Geap.

