- I due modelli di san Cristoforo
- Bibliografia
Siviglia ha una lunga tradizione di devozione a San Cristoforo. Ne abbiamo addirittura ipotizzato l’origine in epoca visigota!
Prendendo in considerazione le immagini ora visibili (e non , per esempio, il San Cristoforo che sovrastava la porta di San Cristoforo della cattedrale di Siviglia -ora Porta del Sole-), possiamo osservare l’evoluzione del santo nei secoli. Ci accorgeremo che il santo è stato raffigurato fondamentalmente seguendo due modelli diversi.
I due modelli di san Cristoforo
Un modello è quello tradizionale del gigante che trasporta una pesantissima macina da mulino, senza nessuna fatica: è un modello più tradizionale, che tende a raffigurare il santo con caratteristiche leggendarie. Esempi più evidenti di questa iconografia sono la raffigurazione del convento di San Benito di Calatrava e l’immagine del convento di Santa Paola.
C’è poi una secondo modello di San Cristoforo, molto più attento alle nuove istanze controriformiste, rappresentato dunque come un fedele che intraprende il duro cammino del passaggio del fiume. L’immagine più significativa si trova a Siviglia nella cattedrale, da cui ha preso evidentemente ispirazione anche Martinez Montanes nel suo San Cristoforo dei guantai.
San Cristoforo il gigante leggendario, protettore dei pellegrini
Le prime immagini che seguono questo modello si trovano in Spagna già a partire dal XIII secolo.
Nel XV secolo: nel Monastero di San Benito di Calatrava

San Cristoforo porta al braccio sinistro una macina da mulino che sembra una semplice ciambella. Nella cintura, poi, sono inseriti dei pellegrini che il santo trasporta senza alcuna fatica.
Anche a Lebrija, nei pressi di Siviglia, un san Cristoforo del XV secolo presenta la stessa macina da mulino, anche se ormai i pellegrini alla cintura sono scomparsi ( e non li rivedremo più).

Nel XVII secolo: nel Convento di santa Paula
La macina del mulino rimane ancora nel san Cristoforo del XVII secolo che si trova nel Convento di santa Paola. Interessante il fatto che il dipinto prende ispirazione dall’affresco della cattedrale di Siviglia, ma aggiunge, appunto, la macina, volutamente tolta dall’Alesio.



Davvero strano questo ritorno al passato! Che fosse una richiesta specifica del committente?
La spiritualizzazione controriformista: San Cristoforo diventa moderno
Nella Cattedrale di Siviglia del XVI secolo, fra Alesio e Arnaud di Fiandra
Alesio raffigura nella Cattedrale di Siviglia un grande san Cristoforo. Ma è evidente l’abbandono della macina da mulino nella direzione di una maggiore spiritualizzazione della figura del santo. Negli stessi anni, anche un artista fiammingo dedica una vetrata al santo che ha il tipico atteggiamento del san Cristoforo fiammingo, riccamente vestito, con colori vivaci, in un variopinto paesaggio ricco di particolari.



Ancora nel XVI secolo: Martinez Montanes e a Triana
Di qualche decennio successivo è il san Cristoforo in legno di Juan Martínez Montañés, che ostenta il Bambino, mostrando anche il dito protetto dal santo. Non c’è quasi più nulla di leggendario nella figura di quest’uomo che porta il santo Bambino.
Anche a Triana il santo, muscoloso e intento a portare il Bambino, fatica a passare il fiume e si volta incerto verso il Bambino. Sull’altra riva lo attende l’eremita.

Anche nel XVII secolo: San Cristoforo porta il Bambino
Al Museo delle Belle Arti, si trova un dipinto di Francisco Varela del 1638.

Nel dipinto quasi è finita la fatica del santo e Cristoforo può appoggiare una mano rovesciata sul fianco destro, mentre il Bambino brilla (lui sì) sulla sua spalla. Ecco, allora, che viene ricostituita la gerarchia: il Bambino è il Cristo, che illumina e salva, mentre Cristoforo è solo il suo portatore, non un gigante protettore, né un santo taumaturgo.
Da notare il colore della veste, che richiama senza alcun dubbio l’abito del santo nella Cattedrale di Siviglia.
Bibliografia
- molte immagini dedicate al santo
- molto notizie su San Cristoforo a Siviglia nel blog di Yves-Cordier
