Giacomino d’Ivrea e la sua simpatica modestia

Sono 32 le opere oggi attribuite a Giacomino d’Ivrea, pittore ‘itinerante’ che lavorò fra Valle d’Aosta e Piemonte nel XV secolo. Mi piace la definizione che ne dà uno storico dell’arte che l’ha studiato, Bernardo Oderzo Gabrieli: di simpatica modestia, è promotore di una cifra figurativa tardogotica dai toni popolari e naïf molto apprezzata dai suoi contemporanei. Tra le sue opere, almeno tre San Cristoforo, santo richiestissimo da queste parti (e noi sappiamo che il XV fu il suo secolo d’oro!). Anche nel caso della raffigurazione del nostro santo, emerge l’aspetto popolaresco in un gesto del santo e in un gesto del Bambino.

Tre (o quattro) San Cristoforo fra Ivrea e la Val D’Aosta

1435-1437: Nella cripta della Cattedrale di Ivrea

Nella cripta della Cattedrale di Ivrea, avevano lavorato Dux Aymo e collaboratori: ci lavora anche Giacomino, che decora una delle absidiole della cripta con una Vergine allattante tra san Sebastiano, sant’Antonio abate e san Cristoforo, sotto all’Annunciazione. I committenti sono i fratelli Bartolomeo e Antonio de Vercellis, mercanti di panni e spezie.

San Cristoforo con mantello verde
Giacomino d’Ivrea, San Cristoforo, Cripta Duomo di Ivrea (TO) – 1435

Giacomino realizza un san Cristoforo elegante, con indosso un bellissimo mantello verde, dello stesso colore della palma fiorita (afferrata con entrambe le mani). Il Bambino è stabile sulle sue spalle: ne vediamo entrambi i piedini e la mano sinistra con cui afferra il ciuffo di capelli del santo. Nelle mani un cartiglio, non leggibile. Scrive in modo assai felice che sa questo santo sprizza un’improvvisa energia, colto nel bel mezzo del passaggio del corso d’acqua, con dinamico taglio di tre quarti e sbarazzina posa a cavalcioni assunta dal bambino. Aggiunge, commentando la raffigurazione della fauna acquatica: E, così, la raffigurazione dei pesci che sguazzano nel fiume è disinvolta ad Ivrea, dove negli esemplari dal corpo ovaloide e con due coppie di barbigli orali potremmo ravvisare delle carpe – una, in alto a sinistra, compie addirittura una virata -, ed in quelli dalla sagoma snella ed allungata, invece, delle trote. La cosa strana è che la Dora è un fiume molto difficile da guadare ed è molto povero di pesci! Ma il nostro santo non si ferma davanti a nulla: ed innocui pesci si trasformano quasi in fauna pericolosa ed aggressiva.

1450: Sulla facciata della Chiesa della Maddalena a Morge di La Salle (AO)

Nel 1450 Giacomino si trova a La Salle e decora con tre riquadri la facciata della cappella di Sainte-Marie-Madeleine, fondata da poco. Si riconosce ancora un san Cristoforo.

San Cristoforo su fondo a foglie
San Cristoforo – Chiesa di Maria Maddalena – Morge . La Salle (AO)

Pur non in movimento come quello di Ivrea, il santo ha in sé forza e vitalità. L’abito non è più elegante come quello del Duomo, ma l’intonazione cromatica è senz’altro ricercata: bellissimo il fondale dorato con rami e fogliame. Ancora il particolare del ciuffo di capelli afferrato dal Bambino e del piedino tenuto stretto da Cristoforo.

1463: Sulla facciata della chiesa di Sainte-Marie-Madeleine a Gressan

Posta in un contesto paesaggistico di particolare rilievo, a pochi chilometri da Aosta, la chiesa di Sainte-Marie-Madeleine è stata fondata nel XII secolo e ampliata e affrescata nel 1460. Anche qui Giacomino d’Ivrea dipinge nel 1463 san Cristoforo. Più scenografico il nostro santo, ma anche tutti gli altri affreschi (tra cui spiccano la Messa di San Gregorio, San Giorgio che libera la principessa e i santi Lazzaro, Maria Maddalena e Marta): gli affreschi, però, peccano di una certa fissità che fa propendere gli studiosi, in particolare Bernardo Oderzo Gabrieli, verso l’attribuzione alla scuola di Giacomino e non alla sua mano.

Chiesa romanica con facciata affrescata
Chiesa della Maddalena – Gressan (AO) – ph. Patafisik
San Cristoforo con Bambino colossale
San Cristoforo – Chiesa della Maddalena – Gressan (AO) – ph. Luca Borgia

Il nostro santo indossa un abito meno elegante di quello del Duomo di Ivrea (ma da notare la lunga cintura!). Gli stilemi sono ancora quelli tradizionali del secolo precedente: dimensioni colossali, staticità, elemento taumaturgico di protezione dalla morte improvvisa. Interessante il bastone fiorito non certo a palma, ma come una pianta della flora locale.

E a Montalto Dora?

Incerta l’attribuzione del frammentario san Cristoforo sulla parete esterna della cappella del Castello a Giacomino d’Ivrea. Certamente il gesto del santo che afferra il piedino del Bambino è lo stesso, ma il lacerto risulta davvero troppo frammentario.

San Cristoforo vivacemente popolareschi

Avete individuato gli elementi che determinano il gusto popolaresco di queste raffigurazioni? Niente di più semplice ed espressivo di quel ciuffo di capelli afferrato dal Bambino e del piedino di Gesù stretto da Cristoforo. Anche l’aggressione dei piccoli squaletti da torrente alpino ha un che di ingenuo, ma vivace e piacevole.

Che vi dico? Evviva Giacomino d’Ivrea e i suoi San Cristoforo!

Bibliografia